L’8 marzo, Giornata internazionale della donna e data simbolo delle lotte sociali per la parità dei diritti, ha ormai un secolo di storia alle spalle, eppure sulla genesi della scelta della data non esiste una versione condivisa, ma diverse narrazioni che suggeriscono il ricorso alla categoria di invenzione della tradizione, basata su una serie di costruzioni mitiche e riferimenti simbolici dai contorni sfumati, spesso perennemente riaggiornati. Il discorso pubblico sulle origini dell’8 marzo, almeno in Italia, è rimasto legato alla commemorazione di operaie morte in un presunto incendio di una fabbrica di New York, o di Chicago, nel 1908, di cui però non esiste nessuna traccia documentaristica.
Tra storia e leggenda
Questa più comune associazione della nascita della Giornata internazionale della donna con la data della morte di centinaia di operaie è probabilmente frutto della confusione con una tragedia realmente accaduta nel 1911 nella fabbrica di abbigliamento femminile della Triangle Shirtwaist Company a un passo da Washington Square. Nell’incendio morirono più di 100 donne, in maggioranza giovani immigrate di origine italiana ed ebraica, rinchiuse all’interno dello stabilimento dai proprietari perché minacciavano di scioperare. Il tema dell’incendio e delle operaie costrette nel rogo del loro posto di lavoro è stato ripreso durante gli anni, ma con diverse varianti. Nel 1978, il Secolo XIX colloca l’episodio in una filanda a Chicago, mentre due anni dopo La Repubblica nei suoi articoli parla di un incendio a Boston, datato 1898. Nel 1981 Stampa sera situa l’incendio ai primi del 1900, in un luogo imprecisato degli Stati Uniti dove le operaie vittime sarebbero state 146.
Pur non essendoci una relazione diretta tra questi fatti e l’8 marzo, la ricostruzione legata all’incendio di una fabbrica resta la più accredita, tanto che quando nel 2006 si diffuse la notizia di alcune operaie morte intrappolate nell’incendio di una fabbrica con gli ingressi volontariamente bloccati dal proprietario nella zona centrale del Bangladesh, sulle pagine dei maggiori quotidiani il richiamo alla narrazione dell’origine dell’8 marzo è stato immediato.
Fare ordine
In Italia, la Giornata internazionale della donna fu celebrata per la prima volta nel 1922 per iniziativa del neonato Partito comunista italiano con una connotazione fortemente politica che contribuì però in parte alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. I semi furono gettati nel 1908, quando 15.000 donne marciarono per New York chiedendo orari di lavoro più brevi e il diritto di voto. Un anno dopo, il Partito socialista americano propose di istituire una giornata specifica per le lotte delle donne.
Nel 1910, Clara Zetkin, esponente socialista di origine tedesca, in occasione della seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, in cui si riunirono più di 100 donne provenienti da 17 nazioni, azzardò la proposta di stabilire in ogni Paese una data per una manifestazione annuale dedicata alla questione dei diritti delle donne, primo tra tutti il suffragio, in nome di una “pretesa” di uguaglianza dei diritti.
Fino al 1915 si celebrarono così varie giornate internazionali della donna in diverse città, sebbene l’idea di Clara Zetkin per la Giornata internazionale della donna non avesse una data precisa.
Di fatto non fu ufficializzata fino allo sciopero dell’8 marzo 1917, quando le operaie di Pietrogrado (attuale San Pietroburgo) in piazza per le strade chiesero “pane e pace” e diedero il via alla Rivoluzione di febbraio. Quattro giorni dopo lo sciopero, lo zar fu costretto ad abdicare e il governo provvisorio concesse alle donne il diritto di voto, anche se per la consacrazione ufficiale dell’8 marzo si dovette aspettare ancora diversi anni. La data venne così gradualmente un’unificata in tutto il mondo attorno all’8 marzo in ricordo delle rivendicazioni di quelle donne nel giugno del 1921, durante i lavori della Seconda conferenza delle donne comuniste a Mosca.
Secondo dopoguerra, come l’8 marzo è diventato festa
Caduto il fascismo e terminata la guerra, la difficoltà della rielaborazione dell’esperienza femminile del conflitto e della Resistenza fu uno dei fenomeni più evidenti in Italia. Ma allo stesso tempo, le sofferenze, le privazioni, le umiliazioni specificatamente femminili, per moltissime donne sono state motivo per dare un rinnovato valore alla capacità di resistenza, di non darla vinta a un nemico deciso a schiacciarle. L’8 marzo del 1945 è così il segno di una nuova stagione feconda e di un doppio filo della celebrazione, come suggerisce il racconto di Teresa Noce, catturata dai tedeschi in Francia e destinata ai lavori forzati in una fabbrica di munizioni.
Per l’8 marzo non potevamo organizzare una festa perché eravamo ormai troppo deboli e affamate, quindi decidemmo di tenere una conferenza. Dovevamo ricordare non solo le comuniste o le resistenti, ma anche le patriote di tutti i secoli, quelle donne che ovunque avevano lottato per il progresso della libertà.
La volontà di festeggiare l’8 marzo in questo contesto sembra così appartenere a un desiderio di normalità, una giornata immaginata, desiderata, voluta dalle prigioniere, in opposizione a quella conferenza che appare, piuttosto, un ripiego.
8 marzo, a che punto siamo?
Per la consacrazione ufficiale dell’8 marzo si aspettarono però ancora molti anni. L’Onu proclamò il 1975 “Anno internazionale delle donne”, ma è dal 1977 che, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni paese di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale“.
Negli anni la giornata dell’8 marzo, pur essendo progressivamente mutata nei suoi rituali, nella sua simbologia e nelle espressioni, dal regalo della mimosa agli scioperi sociali e politici in piazza, rende ancora centrale il suo assunto fondamentale: “la cittadinanza effettiva delle donne è un ambito complesso”, come scrive Alessandra Gissi nel suo saggio Otto marzo: La Giornata internazionale delle donne in Italia. Nonostante gli anni Settanta abbiano portato in primo piano il rapporto tra le donne lavoratrici, i loro diritti e i quadri femminili sindacali, a oggi il problema di un’effettiva partecipazione e promozione delle donne nei luoghi di responsabilità non è di fatto del tutto risolto.
Partendo da questo presupposto, per il 2022 le Nazioni Unite hanno annunciato il loro tema “Uguaglianza di genere oggi per un domani sostenibile”. In questa giornata, il sito web della Giornata internazionale della donna, progettato per “fornire una piattaforma per aiutare a forgiare un cambiamento positivo per le donne” ha scelto invece di affrontare il tema #BreakTheBias chiedendo alle persone di immaginare “un mondo libero da pregiudizi, stereotipi e discriminazioni“.
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