Sempre di più i giovani ragazzi, di tutto il mondo, si avvicinano alla pornografia online. Questa affermazione non parrebbe per nulla scandalosa, finché non si specifica l’età a cui questi ragazzini si avvicinano al mondo del porno: molti già a undici anni guardano abitualmente film per adulti. Le conseguenze di questo prematuro accostamento riguardano, ovviamente, la sessualità. Si parla, ad esempio, di un aumento della violenza nei rapporti, sessuali e di relazione, oppure di una visione della donna sempre più come oggetto preposto al piacere maschile. Tentiamo un’analisi più accurata del fenomeno.
Il caso di Billie Eilish
Billie Eilish, la famosissima, almeno tra i più giovani, cantante americana del 2001, ha dichiarato di avere iniziato a guardare porno dall’età di undici anni: “Mi ha dato incubi e creato un sacco di problemi con il dating, quando ho cominciato a vedere davvero persone e a fare sesso”.
E aggiunge:
Penso che il porno sia una disgrazia. Ne ho guardato tanto, per essere onesti. Ho cominciato a undici anni perché mi aiutava a sentirmi “cool” e “una del branco”. In realtà mi ha distrutto il cervello, mi ha dato incubi perché il contenuto che guardavo era spesso così violento.
Si spinge ancora più in là e dichiara: “Pensavo che si imparasse così a fare sesso e invece mi ha portato a non rifiutare di fare delle cose che invece non andavano bene”. Un atto coraggioso di sincerità e responsabilità quello della cantante californiana, che ha sfruttato il suo ruolo influente per cercare di aiutare i ragazzi più giovani di lei, che si trovano a contatto con un mondo nuovo e che approcciano con un’esperienza visiva costruita prima che con un’esperienza diretta, reale e naturale.
Il parere di una sessuologa
Il tema è molto scottante ed è utile ascoltare il parere degli esperti della sessualità. In una lunga intervista, la sessuologa Kathya Bonatti risponde a diverse osservazioni, anche in merito alle dichiarazioni di Billie Eilish:
Non mi stupisce che questa giovane abbia avuto dei traumi. C’è una dimensione emotiva che può esserne sconvolta se si fruisce di contenuti pornografici in così tenera età. Purtroppo, va detto, la pornografia è diventata l’insegnante principale per quel che riguarda la diseducazione sessuale. Le informazioni che vengono passate, infatti, non corrispondono a quello che avviene nelle relazioni fra due persone. Soprattutto non quando i partner sono giovani.
Il porno in sostituzione del rapporto
Spesso i giovani, principalmente di sesso maschile, rimangono insoddisfatti del rapporto sessuale poiché ricercano delle esperienze molto particolari. In merito, l’esperta fa riferimento a una ricerca compiuta a Ginevra:
Da una ricerca ginevrina condotta qualche anno fa sui sedicenni che andavano con le prostitute è emerso che queste ultime erano terrorizzate dai giovanissimi proprio per il loro approccio all’atto sessuale. Il motivo? Le richieste che ricevevano erano di prestazioni “particolarissime”, non gradevoli e spesso violente. Essendo fruitori di pornografia, questi ragazzi hanno imparato a collegare il piacere e i propri orgasmi a una sessualità che non sempre si può vivere con il partner nella vita reale.
La donna, nel mondo del porno, spesso è relegata al ruolo di oggetto:
Al primo posto c’è quindi il rischio del danno alla stima di sé, di non sentire di avere un valore e dover così snaturare i propri bisogni e la propria personalità per compiacere l’altro. Anche per non essere escluse. Perché molte donne pensano che quella sia la normalità. D’altra parte, è ciò che mostra anche il cinema “tradizionale”: si incontrano, lui la porta a casa, chiude la porta, la sbatte contro il muro e la penetra. E a lei dovrebbe piacere così.
Un’associazione distorta dell’erotismo
Molti esperti hanno evidenziato che, sempre più, le ragazze credono sia normale essere sottomesse, mentre sempre più i ragazzi soffrono di ansia da prestazione e hanno difficoltà a eccitarsi durante l’atto. Questo fenomeno è appunto causato da un’associazione distorta dell’erotismo. Questa viene sviluppata nei primi anni dell’adolescenza e si sviluppa con il consumo di contenuti pornografici online.
Secondo una ricerca condotta dalla criminologa Elena Martellozzo e dalla Polizia Postale, a livello globale, il 30% dei bambini di età compresa tra gli undici e i dodici anni vede pornografia online. Il porno ha sempre accompagnato l’umanità, nel corso della sua lunghissima storia, ma la diffusione sul web ne ha facilitato l’accesso anche a categorie sempre più giovani, che, a volte per caso, a volte volontariamente, si avvicinano a questo mondo, che a loro sarebbe vietato per ragioni di età. E qui subentra un altro discorso.
I siti porno e l’età
La visione dei contenuti dei video porno è vietata ai minori di diciotto anni, tuttavia, l’accesso ai materiali pornografici, sui debiti siti, è senza alcun tipo di barriere: ogni persona, connettendosi a uno dei numerosi siti porno può, quasi sempre, fruire liberamente del contenuto. In alcuni casi viene richiesta l’età, tramite la creazione di un account, ma la verifica della maggiore età non viene compiuta tramite l’invio dei documenti: bastano un indirizzo e-mail e una password, oltre a una sorta di conferma formale e non verificata, appunto, della maggiore età. In Italia, il sito web più frequentato è Pornhub. Secondo i dati forniti dalla piattaforma Semrush, sono venti milioni i visitatori del sito mensili: vengono contati solo i maggiorenni. Gli uomini superano di gran lunga le donne.
Messaggi e Telegram
I giovani si avvicinano spesso a questo mondo in maniera involontaria. Sono molti i video diffusi sulle piattaforme di messaggistica, come Telegram, dove circolano anche video pedopornografici. Quando si chiede ai giovanissimi quale sia la loro reazione a un video in cui, ad esempio, una donna viene sottomessa, questa è inizialmente di disgusto o spaesamento, ma già alla seconda esperienza la reazione è di una dichiarata eccitazione.
Educare
Alla luce del quadro appena delineato, ci si chiede come si possa evitare che il futuro sia sempre più all’insegna di forme di dipendenza dal porno e come si possa evitare che la fruizione di contenuti di questo tipo comporti più danni che benefici. Gran parte del lavoro sta ai genitori, che spesso sottovalutano questo tema, pensando che le conseguenze non possano essere così gravi. Controllare l’attività dei propri figli può sicuramente essere un fattore importante a salvaguardia della loro salute. In secondo luogo, l’educazione sessuale nelle scuole deve assumere sempre più un ruolo fondamentale. Il sesso è sempre meno un tabù e ora è il momento che anche trattarne seriamente e con preparazione cessi di esserlo.
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