Piange l’Ucraina, piange l’Europa e piange il mondo. Alle prime luci dell’alba di giovedì 24 febbraio, la Russia attacca l’Ucraina, dando inizio a una nuova epoca. Stiamo vivendo con il fiato sospeso e sembra incredibile pensare che solo qualche giorno fa era ancora tutto “normale”. È una guerra combattuta su ogni fronte: quello militare, quello informatico e soprattutto quello informativo. È un conflitto fatto di parole, accuse e false notizie, dove chi riesce ad avere una maggiore visibilità riesce anche a prevalere sul nemico.
Orizzonti difficili
Nella mattina del 26 febbraio Emmanuel Macron, presidente della Francia, ha espresso tutta la sua preoccupazione affermando che il conflitto che stiamo vivendo potrebbe durare a lungo ed è quindi meglio “che ci prepariamo”. Ovviamente in situazioni come queste tutto è possibile e fare delle previsioni può forse rivelarsi prematuro (e anche un po’ azzardato).
Tutti noi speriamo dal profondo nel nostro cuore che la sua affermazione si riveli falsa e che ben presto la ragione prevalga nella mente di chi ha voluto tutto questo. Di fronte a noi si stanno formulando le più disparate ipotesi riguardo il futuro dell’Ucraina, della Russia, dell’Europa e del mondo intero. Tra le prospettive che più fanno rumore ci sono quelle che riguardano l’entrata dell’Ucraina nella Nato e/o nell’Europa. A proposito di queste tematiche, è bene fare un po’ di chiarezza.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso
L’allargamento della Nato è sicuramente una delle maggiori fonti di criticità della situazione attuale. Il processo ha avuto inizio già negli anni Novanta, con ulteriori fasi di espansione nel 2004 e nel 2009. Oggi, la Nato conta trenta Paesi membri, molti dei quali appartenevano all’area di influenza dell’Unione Sovietica. L’obiettivo dietro la nascita della Nato, avvenuta nel lontano 1949, era quello di creare un’alleanza che fosse sia politica che militare. In risposta a questo atto, l’Unione Sovietica diede vita al Patto di Varsavia, con lo scopo di creare un’alleanza di amicizia, cooperazione e mutua assistenza tra i Paesi appartenenti alla sua area di influenza (quindi anche quello che adesso è il territorio ucraino).
Scenari internazionali
Alla caduta dell’Urss, anche il Patto di Varsavia si è sgretolato e molti dei Paesi che prima vi facevano parte sono passati sotto l’ala della Nato. Essere parte di un’alleanza di questo calibro significa fare parte della potenza militare più forte della storia. Tenendo conto di questo aspetto, i principi che regolano il rapporto tra i Paesi membri si fondano sul sostegno e la vicinanza reciproca. In riferimento alla situazione attuale, l’articolo che ci interessa prendere in analisi è il numero 5 del Trattato di Washington. Si tratta del principio di difesa collettiva, secondo il quale un’aggressione a uno dei suoi membri equivale a un’aggressione a tutti. Finora l’articolo 5 è stato invocato una sola volta, nel 2001, in occasione degli attacchi terroristici dell’11 settembre negli Stati Uniti.
La scomoda posizione dell’Ucraina
Questo discorso non riguarda direttamente l’Ucraina perché il Paese non è membro della Nato. I presupposti per un attacco militare, in risposta a quello russo, non ci sono ancora. La Nato è infatti un’alleanza difensiva e non è tenuta a intervenire negli affari degli altri Paesi se non è l’Onu a richiederlo. In realtà questo principio è rimasto inascoltato in diverse occasioni che si sono verificate nel secolo scorso (Guerra in Afghanistan, Iraq e Libia) durante i quali era la Nato a dettare la linea all’Onu più che il contrario. Ma la situazione che stiamo fronteggiando in questi giorni è ancora più delicata e ogni movimento deve essere calibrato nel minimo dettaglio. Non sono ammessi errori o ripensamenti perché il rischio è quello di mettere in atto un’escalation che trasformi la guerra tra Russia e Ucraina in un conflitto mondiale.
Il difficile ruolo della Nato
Quindi, nonostante la gravità della situazione, l’intenzione non è quella di farsi coinvolgere direttamente in un conflitto. Ovviamente questa volontà, che è stata ribadita più volte, non ha indotto la Nato a rimanere passiva sullo scenario internazionale. L’Alleanza si sta muovendo per rinforzare la presenza nei Paesi confinanti con l’Ucraina che, peraltro, non hanno mai smesso di sentirsi minacciati dalla Russia. Sono stati proprio questi Paesi a invocare l’Articolo 4 del Trattato, secondo cui i trenta Paesi membri sono obbligati a riunirsi nel caso uno di loro senta minacciata la propria sovranità, indipendenza politica o sicurezza. Anche il Governo italiano è al lavoro sul fronte per inviare agli ucraini armamenti per sostenere la resistenza e lo stesso stanno facendo anche altri Paesi europei. Ovviamente no, inviare armamenti e sostegni di altro genere non significa scendere in guerra contro la Russia. Questo accadrebbe solo se un Paese terzo inviasse i propri soldati a combattere per l’Ucraina e uccidere i soldati russi.
E se l’Ucraina entrasse nella Nato?
Di fronte alla situazione disperata, l’Ucraina si è lanciata in estenuanti richieste di aiuto alle più grandi istituzioni mondiali. Secondo il presidente ucraino, Zelensky, il Paese ha conquistato il diritto di entrare nell’Europa e nella Nato, ma l’ipotesi rimane ancora incerta. L’entrata dell’Ucraina nell’Alleanza porrebbe la Russia in una posizione molto scomoda. Oltre ad avere la Nato sotto il naso, l’intervento militare della più grande forza alleata sarebbe legittimo e in questa prospettiva anche le speranze più ottimistiche della Russia inizierebbero a sbiadire. Tuttavia, dall’altra parte, come precedentemente ribadito, l’entrata della Nato porterebbe il conflitto ad ampliare la sua portata a un livello mondiale e questo richiederebbe un sacrificio enorme a livello umano, ambientale ed economico.
Opinioni diverse
Anche all’interno della stessa Alleanza, i Paesi membri sono divisi nella prospettiva di dare vita a un conflitto di questa portata. Non solo per le vite che sarebbero messe in gioco, ovviamente, ma anche per le prospettive politiche ed economiche che sarebbero messe in discussione. Paesi come la Germania e l’Italia dipendono moltissimo dal gas proveniente dai territori russi e sono ancora restie a reagire contro la Russia perché il rischio di rimanere senza gas è piuttosto alto.
Di fronte a queste prospettive, Putin non è rimasto in silenzio e ha lanciato pensanti minacce a tutti quei Paesi che ambiscono alla partecipazione all’Alleanza del Nord-Atlantico. Sotto il mirino non solo l’Ucraina, ma anche Finlandia e Svezia le quali, per reale interesse o volontà di infastidire il nemico, sono state invitate a presiedere nelle riunioni dell’Alleanza. In risposta a questo evento, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha avvertito che la Russia “non può non notare i persistenti tentativi della Nato di allargarsi” aggiungendo che “l’adesione della Finlandia e della Svezia avrebbe importanti conseguenze politico-militari”.
Ucraina ed Europa: i primi passi verso un’adesione?
Le stesse osservazioni hanno validità anche nel caso di una possibile adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, sempre che questo orizzonte diventi concretamente possibile. La partecipazione del Paese all’Unione in tempi brevi è praticamente impossibile, senza contare il fatto che anche in questo caso ci sarebbero conseguenze militari.
I rapporti tra Paesi membri dell’Unione sono infatti regolati dall’Articolo 42 del Trattato dell’Unione Europea, che garantisce sostegno e aiuto reciproco in caso di attacco militare nei confronti di un Paese membro. Von der Leyen si è dimostrata molto favorevole alla prospettiva di accogliere l’Ucraina nell’Unione.
Lunedì 28 febbraio il presidente Zelensky ha firmato una richiesta ufficiale per l’ingresso del Paese nell’Unione, risoluzione approvata il giorno successivo. Non è ancora un atto vincolante, ma più che altro una dichiarazione di intenti del Parlamento. Di fatto, il Parlamento Europeo si impegna a favorire il processo che porterebbe all’adesione dell’Ucraina nell’Europa, ma ancora non si parla di tempistiche. Solitamente sono processi della durata di anni, ma c’è chi ipotizza (o spera) una risoluzione immediata. Sicuramente è molto significativo il fatto che per la prima volta nella storia, l’Unione Europea abbia finanziato degli armamenti nei confronti di un Paese terzo.
Non ci resta altro che attendere gli avvenimenti futuri e come si concluderanno i diversi momenti di trattative che si stanno verificando in queste ore. L’unica cosa che possiamo fare è seguire gli avvenimenti momento per momento e sperare in una risoluzione che metta al centro la pace e il rispetto per i popoli.
Sarà uno strano anniversario della Liberazione. Nessun corteo organizzato dall’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), nessuna commemorazione pubblica. Sembrerebbe soltanto un’altra delle tante […]