Il mercato immobiliare è uno dei settori che negli ultimi due anni ha subito un forte arretramento in un clima di notevole incertezza e di forte rallentamento dell’economia. Tuttavia la pandemia da Covid-19 sta creando un’altra corsa a una terra ancora poco conosciuta. Diversi investitori negli ultimi mesi stanno pagando milioni per appezzamenti di terreno, non a New York o a Beverly Hills, ma in una serie di mondi virtuali che gli addetti ai lavori hanno soprannominato il “Metaverso”.
Proprio come un sito web fa parte del più ampio World Wide Web, innumerevoli aziende di tecnologia, tra cui Meta di Mark Zuckerberg, costruiscono i propri regni virtuali in cui persone reali interagiscono come personaggi simili ad avatar in un videogioco multiplayer in tempo reale. Oggi, le persone possono accedere a questi mondi attraverso un normale schermo di computer, ma Meta e altre aziende ambiscono a costruire mondi immersivi a 360 gradi a cui le persone accederanno attraverso occhiali di realtà virtuale come Meta’s Oculus.
Come nella realtà, anche nel metaverso i beni maggiormente richiesti sono i “terreni” per via della loro innata capacità di conservazione del valore della moneta. Questi appezzamenti spesso non sono null’altro che piccole porzioni di una grande mappa, identificati da specifiche coordinate, il cui valore è dato dalla rilevanza all’interno della mappa e dall’importanza percepita della piattaforma su cui si trovano.
L’idea alla base è che una volta che possiedi un pezzo di terra digitale, potresti essere in grado di fare soldi affittandolo o vendendo annunci. Il mercato immobiliare emergente per questi spazi nella realtà virtuale, che include potenzialmente tutto ciò che incontriamo nella nostra realtà, dalle sale per concerti virtuali ai centri commerciali e ai monumenti, anticipa così un futuro in cui potremmo andare in giro a guardare una schiacciante collisione tra mondo reale e mondo digitale.
Uno sguardo al metaverso
I prezzi degli appezzamenti dei terreni sono aumentati fino al 500% negli ultimi mesi, da quando Facebook ha annunciato il suo mondo virtuale. Facebook, infatti, nonostante non sia l’inventore del metaverso e nemmeno l’unico giocatore nello spazio, ha avuto il merito di aver alzato il profilo delle conversazioni sulla realtà digitale, avvicinando all’argomento anche chi non ha mai frequentato questo mondo e delineando quella che si annuncia come la più grande rivoluzione digitale dalla nascita di Internet.
Una delle prime aziende a entrare nel business immobiliare digitale è Metaverse Group, che gestisce un mondo virtuale chiamato Decentraland. In linea di principio, il valore degli immobili digitali agisce proprio come gli immobili. In questi mondi digitali ci sono, cioè, un certo numero di pezzi di proprietà e il prezzo di queste fluttua con la domanda e l’offerta. Recentemente, la società madre di Metaverse Group, Token.com, ha annunciato che un pezzo di immobile digitale a Decentraland è stato venduto per l’equivalente di circa $2,5 milioni, battendo così il record.
Quel lotto di terreno digitale è stato designato come il “distretto della moda” del centro di Decentraland e la speranza è che i marchi di lusso della vita reale vogliano affittare spazio in quel distretto, o almeno, pubblicare annunci. Questo accordo con Decentraland non prevedeva, a rigor di termini, denaro reale. Gli acquisti avvengono infatti sotto forma di NFT, cioè con un certificato che ne garantisce l’autenticità e la proprietà, e vengono pagati in criptovalute. La vendita di Decentraland è avvenuta in particolare tramite la moneta di mana, la valuta preferita in Decentraland. Al momento una mana vale circa due euro e cinquanta, ma un mese fa ne valeva quasi cinque. A inizio 2021, invece, ci volevano una decina di mana per fare un euro.
Il valore degli spazi virtuali
Tutto questo potrebbe suonare un po’ sconvolgente e difficile da afferrare, proprio per la sua natura piuttosto volatile. Chi pagherebbe soldi veri per i diritti su un pezzo di un mondo virtuale che non esiste ancora del tutto e non esisterà mai nel mondo reale?
Nella sua forma più elementare, il concetto di metaverso non è molto diverso dai primi giorni del web. A partire dalla fine degli anni ’80, un linguaggio di programmazione comune per il Web (HTML) ha consentito alle persone di creare siti Web che ospitavano contenuti e offrivano servizi agli utenti e dove, alla fine, quando i siti Web attiravano un numero sufficiente di questi utenti, i proprietari potevano vendere annunci o addebitare tasse per fare soldi con tutto.
La grande differenza, ora, è che il web è stato progettato per essere libero, mentre il metaverso sembra destinato a essere di proprietà delle grandi aziende. Poco prima di annunciare che Facebook avrebbe cambiato il suo nome in Meta, ad esempio, Mark Zuckerberg ha dichiarato agli investitori che la società prevedeva di spendere più di $10 miliardi per i suoi progetti metaverse solo quest’anno. È quindi abbastanza difficile per chiunque competere con quel tipo di denaro.
In questo contesto molti si chiedono quale sia la traiettoria del metaverso e se effettivamente abbia spazio per crescere. Il limite, secondo gli esperti, non è la tecnologia o l’innovazione. Le grandi aziende stanno contemplando queste stesse domande sull’esistenza di un’opportunità di profitto nel metaverso. Nelle ipotesi più ottimiste di chi ritiene sia una buona idea, questo mondo sarà vastissimo, sempre attivo, parallelo al mondo fisico e per molti versi in grado di sovrapporsi a esso. Grayscale, un investitore in valuta digitale, ha stimato che i beni e i servizi nel metaverso varranno presto un trilione di dollari. Secondo questa prospettiva, sembrerebbe valere la pena puntare su quel terreno digitale.
Abitare il metaverso
Allo stesso tempo, anche gli investitori mantengono un sano scetticismo sulle attuali iterazioni dei mondi virtuali. È possibile, per esempio, che uno o più metaversi perdano di colpo valore, perché magari rimpiazzati da qualcosa di più interessante e appetibile, e che quindi molte persone si ritrovino con terreni senza valore.
Oltre alle legittime domande da una prospettiva di guadagno, il metaverso pone diverse questioni anche da una prospettiva ‘umana’. Molti si chiedono se abbiamo davvero bisogno di un metaverso, e soprattutto se vogliamo spostare tutte o la maggior parte delle nostre esperienze dal mondo reale a quello digitale, in un momento in cui si discute ancora su come rendere il mondo reale un posto migliore.
“Quando arrivi al punto, le persone sono piuttosto attaccate al mondo fisico“, ha affermato Nick Kelly, docente di design dell’interazione presso la Queensland University of Technology. “La realtà virtuale potrebbe però avere successo, e in tal caso dovremmo pensare a che tipo di metaverso vogliamo costruire e abitare.”
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