Il nostro secondo webinar è con la dottoressa Chiara Moretti

Il secondo evento targato Lo Sbuffo è in arrivo! Le sezioni di Società e Attualità hanno organizzato un nuovo evento per poter parlare e approfondire il tema della fibromialgia con una esperta, la dottoressa Chiara Moretti. Vi aspettiamo giovedì 3 marzo alle ore 21 in diretta sulla piattaforma Zoom e sui canali social dello Sbuffo.

Chiara Moretti, la nostra seconda ospite

Chiara Moretti ha conseguito il dottorato di ricerca in Sociologia e Scienze Umane presso l’Università di Strasburgo, in co-tutela con l’Università di Perugia. Membro della Società Italiana di Antropologia Medica (SIAM), della Società Italiana di Antropologia Applicata (SIAA) e della European Association of Social Anthropologists (EASA), ha svolto ricerche in antropologia medica focalizzate sulle condizioni dolorose croniche complesse, sulle quali ha scritto e pubblicato diversi articoli e monografie, tra le quali Il dolore illegittimo, un’etnografia della sindrome fibromialgica. È stata inoltre borsista di ricerca della Fondazione ISAL.

Fa parte del gruppo “Storie virali”, tribuna di riflessione critica sull’attuale crisi connessa al Covid-19, ospitata su Atlante Treccani. Oltre il libro sulla fibromialgia, che ha ottenuto un ottimo successo, Chiara Moretti ha anche pubblicato un testo riguardante la situazione Covid-19, o più approfonditamente, il senso di colpa nel periodo pandemico: Il senso della colpa.

Fibromialgia, la malattia invisibile

Durante l’evento ci concentreremo sul tema della fibromialgia, una forma comune di dolore del muscolo scheletrico, malattia che colpisce soprattutto (ma non solo) le donne. Il termine fibromialgia significa “dolore ai muscoli e alle strutture connettivali fibrose”, come per esempio i tendini o legamenti. La sindrome fibromialgica manca di alterazioni di laboratorio, infatti, la diagnosi dipende solo dai sintomi che il paziente riferisce di avere.

Alcune persone possono considerare questi sintomi come immaginari. Negli ultimi 10 anni, tuttavia, la fibromialgia è stata meglio definita attraverso studi che hanno stabilito diagnosi concrete. Questi studi hanno dimostrato che certi sintomi, come il dolore muscoloscheletrico diffuso, sono presenti solo nei pazienti affetti da sindrome fibromialgica e non comunemente nelle persone sane o in pazienti affetti da altre patologie reumatiche dolorose, per cui riconoscere la malattia è diventato più semplice.

Coraline, bella come il sole, ha perso il frutto del suo ventre (CORALINE, Måneskin)

Dolore, impariamo a comunicarlo

Ogni cultura delinea le forme attraverso cui concettualizziamo il dolore e la sofferenza. Gli elementi culturali e sociali informano i modi in cui noi viviamo, facciamo esperienza del dolore, lo comunichiamo e lo manifestiamo. Il dolore è anche un evento culturalmente significativo se pensiamo ad esempio alla sua presenza in diversi rituali di iniziazione, quindi di passaggio all’età adulta e nei processi di metamorfosi identitaria. È anche presente nelle cerimonie religiose dove è addirittura necessario perché testimonia un momento importante di passaggio.

Parliamo qui di dolori attivamente provocati, da un certo punto di vista, dagli attori sociali. In effetti però elementi sociali e culturali informano anche il dolore quando non è “scelto” e arriva a causa di una malattia o quando può diventare malattia esso stesso come nel caso del dolore cronico. In questo caso non solo il modo in cui noi viviamo e lo comunichiamo, ne facciamo esperienza, sono culturalmente informati, ma anche i modi in cui lo trattiamo e cerchiamo di alleviarlo.

Il dolore e i social network

Il dolore è un fenomeno universale, ma nonostante questo ci è difficile comprendere a pieno il dolore di altre persone. Come dice la dottoressa Moretti, nel programma televisivo Elisir, il dolore è paradossale, l’empatia non può farci scivolare al 100% nella sofferenza degli altri. I social network hanno aiutato tanto, soprattutto con l’avvento di Tik Tok, dove tanti ragazzi hanno imparato a comunicare il dolore condividendolo con altre persone, che nel loro piccolo, comprendono quel tipo di sofferenza.

Sta cambiando non solo il modo in cui si vive il dolore, ma anche come si socializza e si condivide. Probabilmente il fatto di confrontarsi con persone che vivono la stessa situazione e che quindi sanno cosa significa può aiutare a renderlo più comprensibile. Da un altro punto di vista però mi sento di dire che non è sempre così e questo è connesso proprio alla singolarità dell’esperienza individuale che si fa dell’esperienza del dolore. Quindi in alcuni casi aiuta ma in altri no.

Il dolore è necessario

Quando si parla di dolore, molto spesso si fa riferimento a quello fisico, ma quando si tratta di quello psicologico, molti sostengono che esso sia un campanello di allarme. Il dolore però, come ci spiega la dottoressa Moretti, tende a diventare cronico e per alcuni prende proprio la forma di un’ombra, costantemente presente nella vita quotidiana. In altri casi, il dolore tende a portare l’individuo a un cambiamento, sia al livello interpersonale, che proprio con il mondo che lo circonda. Spesso accade che uno persona colpita da un dolore cronico, si isoli, come avviene nelle donne che, vittime di fibromialgia, non sentendosi capite, preferiscono allontanarsi da tutti per affrontare un dolore che però va compreso.

Il dolore illegittimo. Un’etnografia della sindrome fibromialgica

Il libro di Chiara Moretti che tratta di questo tema si basa su una ricerca etnografica svolta presso un centro di diagnosi e trattamento della fibromialgia situato in un ospedale pubblico dell’Italia centrale. In una prospettiva antropologica, la dottoressa Moretti esamina i processi di cura che prendono vita in uno spazio clinico limitato.

La fibromialgia è una sindrome da dolore cronico che interessa principalmente, ancorché non esclusivamente, il corpo delle donne. In ottica biomedica, non ci sono lesioni tissutali riscontrabili attraverso esami e accertamenti specifici; pertanto i processi di comprensione, presa in carico e legittimazione della sindrome risultano incompleti se non sono integrati in una più ampia visione sociale, culturale e politica.

L’analisi antropologica proposta mette in evidenza i rischi di delegittimazione del dolore che la fibromialgia tende a favorire, riproponendo una storica assimilazione tra corpo femminile, inadeguatezza e malcontento. Emergono tensioni, contraddizioni e connivenze tra persone e istituzioni, e tra discorsi morali e sociali che informano le pratiche biomediche e sottendono le molteplici forme espressive della sofferenza.

Perché partecipare?

Il webinar è un’occasione di approfondimento su un tema complesso e di purtroppo ristretto dibattito. Ci sarà (e sarà fondamentale) una parte di dialogo tra i nostri redattori e la nostra ospite, Chiara Moretti, ma anche la possibilità di intervenire direttamente dal pubblico con domande, spunti e riflessioni, “sfruttando” le competenze del nostro ospite per arricchire la nostra mente.

La fibromialgia è una sindrome molto diffusa, ma nonostante questo non è discussa abbastanza, ecco perché sarebbe importante partecipare a questo evento, avendo a disposizione un’esperta come la dottoressa Moretti.

Per partecipare all’evento su Zoom è sufficiente compilare il seguente form entro mercoledì 2 marzo; se siete membri dell’associazione potrete trovare il link apposito anche nel nostro Portale associati. Vi aspettiamo giovedì 3 marzo alle 21:00, non mancate!

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