“Landscapers”: una miniserie visionaria

24Una coppia di coniugi apparentemente gentili e senza nulla da nascondere viene condannata a 25 anni di carcere per omicidio premeditato. Questa premessa non sembra discostarsi molto dalle numerosissime serie tv crime che circolano sulle piattaforme streaming negli ultimi anni, ma Landscapers – Un crimine quasi perfetto è molto altro.

Un fatto di cronaca

Creata da Ed Sinclair per Sky e HBO la miniserie televisiva anglo-statunitense è un gioiellino sbarcato da poco in Italia. Ispirata a fatti di cronaca realmente accaduti, la serie racconta in quattro episodi la vicenda dei coniugi Christopher e Susan Edwards, un’umile coppia devota che si ritrova catapultata nell’indagine sulla morte dei genitori della donna avvenuta 15 anni prima in circostanze misteriose.

Nel 1998 la coppia si trasferì in Francia dopo aver ucciso entrambi i genitori di Susan e averne celato i corpi sotterrandoli nel giardino di casa. Forse per motivi legati al denaro, forse per tensioni famigliari, il movente non è chiaro. Gli Edwards verranno intercettati dalla polizia londinese a seguito di una denuncia da parte della madre adottiva di Christopher.

Susan e Christopher Edwards sono due alieni, due persone non fatte per questo mondo. Completamente devoti uno all’altra. Non ci sono molte coppie che hanno un rapporto del genere, senza influenze dall’esterno, solo con reciproche attenzioni straordinarie.

Non solo una miniserie

Landscapers racconta in fin dei conti il lasso di tempo che va dall’interrogatorio al conseguente processo in tribunale qualche giorno dopo. Ma attraverso il sostanzioso utilizzo dei flashback riesce comunque ad addentrarsi nella psicologia dei personaggi indagandone il tumultuoso passato fatto di bugie e insicurezze. I due coniugi inizialmente vengono presentati come una coppia sul lastrico che stenta ad arrivare a fine mese. Quello che non sappiamo – ma scopriremo più avanti durante le scene dell’interrogatorio – è che non è solamente a corto di soldi, ma colpevole di aver prosciugato il conto bancario degli anziani genitori.

La serie, realizzata dal giovane regista Will Sharpe, ha una potenza narrativa al di sopra di ogni aspettativa. I continui rimandi al passato dei protagonisti contribuiscono a delineare la loro storia favorendo il coinvolgimento. Il pubblico non è onniscente, ma scopre i dettagli del delitto man mano che si procede con l’interrogatorio. In questo modo lo spettatore si immedesima nei detective formulando diverse ipotesi che verranno confermate o smentite col passare del tempo.

Una contaminazione stilistica

Le caratteristiche dei personaggi, i loro gusti e passioni, conferiscono alla trama e di conseguenza alla messa in scena una particolare efficacia. Appassionati dei grandi classici western e film noir romantici, Christopher e Susan sembrano immedesimarsi talmente tanto nei loro idoli da vivere la loro vita come fosse un film. Molti dei flashback che raccontano la giovinezza della coppia vengono ambientati in diverse epoche che riprendono le ambientazioni di queste pellicole. Improvvisamente ci si trova nel vecchio west, in un film in bianco e nero, tra distorsioni espressioniste e così via. La pellicola subisce altrettanti cambiamenti per quanto riguarda formato, tinta, granulosità e addirittura la messa a fuoco.

Noi siamo inglesi, il western non fa parte del nostro mondo quindi è stato strano e divertente girare quella scena. Eravamo in un piccolo villaggio del Surrey, dove esiste una “città western”. È talmente piccola che non è nemmeno nelle mappe. Una regressione all’infanzia, quando si giocava a cowboy e indiani.

I sentimenti contrastanti dei due protagonisti durante l’estenuante interrogatorio vengono analizzati attraverso il modo in cui questi sono mostrati sullo schermo. Riprese dall’alto – che ricordano le inquadrature vertiginose di Charles Foster Kane in Quarto potere – mostrano la statuaria indissolubilità di Christopher; al contrario le riprese dal basso del volto di Susan a sottolineano la ridondante fragilità della donna.

Il meta-cinema

Tuttavia la soluzione stilistica più efficace adottata dal regista è sicuramente quella nelle scene dell’interrogatorio. Improvvisamente i personaggi si alzano uscendo dallo stanzino angusto svelando allo spettatore che in realtà è tutto una finzione. I personaggi infatti si muovono su un set cinematografico, o meglio, dei veri e propri studios.

Il cinema nel cinema diventa un cortocircuito funzionale alla ricostruzione dell’omicidio: spostandosi da un set all’altro i detective cercano di mettere insieme i pezzi del complesso puzzle districandosi tra i racconti dei sospettati. Le testimonianze prendono forma a partire dalle parole dei due coniugi e la messa in scena svela la successione dei fatti come se stessero accadendo davanti a noi in quel momento, facendoci addentrare ulteriormente nell’indagine. Con un tocco di humor e grottesco, l’omicidio viene ricostruito passo dopo passo alternando scene di meta-cinema a scene più realistiche.

La rottura della quarta parete dona a questo prodotto un fascino da tempo considerato in disuso, innescando nello spettatore un sentimento di stupore che però non lo allontana completamente dalla narrazione e dall’illusione di realismo tipico del cinema.

Un duo fenomenale

Realtà e cinema si fondono quindi regalando al pubblico un’esperienza narrativa unica e decisamente sopra le righe, senza mai diventare ridondante o scontata. La storia ci fa immedesimare nei protagonisti senza però farci prendere una posizione univoca nei loro confronti. Ogni nuovo dettaglio che il regista svela diventa oggetto di un’indagine che sembra non finire mai.

David Thewlis nei panni di Christopher incarna maestosamente il surrealismo intrinseco del personaggio, così devoto alla moglie ma così tragico verso l’esistenza. Dall’altra parte un’emozionante Olivia Colman che riesce come sempre a far trasparire il dolore e l’irresolutezza dei suoi personaggi senza mai sfociare nell’eccentrico, mantenendo una purezza indiscutibile.

In Landscapers due protagonisti subiscono una metamorfosi nel corso dei quattro episodi che svela lentamente il loro declino psico-fisico. Dalla sicurezza iniziale i due attraversano momenti di sconforto che rasentano la pazzia arrivando alla rassegnazione finale, che però non sfocia mai in rabbia, tant’è che i due si dichiarano tutt’oggi innocenti nonostante le accuse schiaccianti.

Ci sono storie criminali orrende commesse da coppie di innamorati. È il condizionamento l’uno dell’altra a spingere a delitti che da soli probabilmente non avrebbero mai commesso.

 

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