Da diverso tempo a questa parte si è avvertita, nel nostro Paese, una crescita abbastanza importante dei prezzi dei beni. Un’analisi del fenomeno può aiutare a comprenderne meglio le cause, le complicanze e soprattutto come questa crisi importante e a larga scala colpisca le persone nella quotidianità.
La situazione nel mondo occidentale
La situazione economica è la stessa in tutto il mondo occidentale, dagli Stati Uniti all’Italia: ovunque si parla di prezzi in aumento. L’inflazione nell’Eurozona dovrebbe attestarsi, secondo Eurostat, a +5,1% a gennaio. Non va meglio in Italia, dove il tasso di inflazione è alto. Gli effetti si vedono soprattutto nelle spese quotidiane, con un evidente aumento dei prezzi dei prodotti commerciali, da quelli per la cura della casa ai beni alimentari. A essere più colpite sono le famiglie, tanto più quelle numerose: in questo caso a pesare sono le bollette (gas e elettricità) e la benzina. Ad aumentare saranno anche le spese legate ai beni di lungo consumo, ad esempio i capi d’abbigliamento.
Salgono i prezzi anche nell’alta moda
A far scalpore la notizia secondo cui il famosissimo brand Luis Vuitton sarebbe intenzionato ad alzare i prezzi dei propri prodotti. Reuters, una portavoce del gruppo francese, ha dichiarato che Luis Vuitton è pronto ad alzare i prezzi a partire dal 16 febbraio 2022 in tutti i suoi shop del mondo: il rialzo riguarderà pelletteria, accessori moda e profumi. Il brand con un comunicato dichiara: “L’adeguamento dei prezzi tiene conto delle variazioni dei costi di produzione, delle materie prime, dei trasporti e dell’inflazione.” Secondo alcune indagini, i prezzi in Cina potrebbero registrare un aumento tra il 4% e il 18%. Alcuni blogger hanno pronosticato anche un aumento del 20%.
La posizione dell’UE
L’UE ha preso atto del raffreddamento del processo di crescita economica, trovando la causa principale nell’aumento del costo dell’energia elettrica. Ciononostante, Bruxelles rimane ottimista e il ritmo di crescita dell’Italia dovrebbe rimanere sostenuto. Così si espone Paolo Gentiloni, il commissario agli affari economici, già premier del nostro Paese:
Molteplici venti contrari hanno raffreddato l’economia europeaquest’inverno: la rapida diffusione di Omicron, un ulteriore aumento dell’inflazione dovuto al balzo dei prezzi dell’energia e le persistenti interruzioni delle catene di produzione. Per via dei venti contrari che dovrebbero progressivamente attenuarsi, prevediamo che la crescita riprenda velocità già in primavera […] I rischi, però, restano elevati.
Uno sguardo ottimista
La Commissione europea spiega: “L’attività economica è destinata a riprendere slancio. Guardando oltre le turbolenze a breve termine, i fondamentali alla base di questa fase espansiva continuano a essere forti”. Ecco allora che, pur tenendo conto del rischio ben presente, l’UE si presenta con uno sguardo verso il futuro ottimista, infatti i prezzi dei beni dovrebbero tornare a calare a partire dal 2023. In merito all’Italia, Bruxelles dichiara:
La pressione salariale è destinata ad aumentare solo gradualmente, dato che la maggior parte dei contratti di lavoro nel settore manifatturiero sono stati recentemente rinnovati e la debolezza del mercato del lavoro continua a persistere. L’inflazione è destinata a salire al 3,8% quest’anno, prima di scendere all’1,6% nel 2023.
I beni alimentari in Italia
I primi 30 centesimi li abbiamo dovuti chiedere dopo l’estate, per far fronte all’aumento vertiginoso del costo della nostra principale materia prima, cioè il grano. Tra giugno e oggi, il prezzo del grano alla borsa di Foggia è cresciuto del 90%. Un rincaro che non avremmo mai potuto ammortizzare da soli. Basta pensare che per noi la semola rappresenta il 60% di tutto il costo di produzione della pasta. Con l’arrivo dell’autunno, poi, ci si sono messi tutti gli altri rincari: il costo del cellophane è aumentato del 25%, il gas del 300%, l’elettricità anche. Per questo a gennaio abbiamo chiesto alla grande distribuzione altri 12 centesimi al chilo. Un aumento, questo, che dovrebbe diventare effettivo con il rinnovo degli ordini alla fine di questo mese.
Queste le parole di Vincenzo Divella, amministratore delegato del gruppo Divella, impresa italiana del settore alimentare. Di sicuro c’è che gli italiani difficilmente rinunciano alla pasta di qualità: infatti il settore ha cercato di contenere i prezzi per il maggior tempo possibile, ma poi ha dovuto cedere. Ora ci si chiede quanto saranno disposti a spendere i cittadini.
La situazione potrebbe peggiorare ancora, come dichiara lo stesso Divella:
A dicembre gli stabilimenti produttivi si sono fermati per 15 giorni e nessuno ha comprato grano. Ma alla borsa merci di Bari, la prima che si è riunita dopo il Capodanno, c’è stato un aumento del 6%. I pastifici riaccendono i motori, e subito il prezzo del grano risale. Poi c’è un’altra cosa che mi preoccupa: basterà il grano nazionale, fino a giugno? L’ultimo raccolto in Italia è stato buono, ma non siamo autosufficienti e lo compriamo in parte dall’estero, dove il raccolto è andato male e dove i prezzi della materia prima sono molto alti.
Non solo pasta, anche birra
Il 2022 sarà un anno in cui anche la birra registrerà un notevole aumento dei prezzi. Di questo se ne sono accorti gli abitanti britannici e irlandesi, storicamente i più grandi consumatori di questo prodotto. Qui una pinta di chiara è salita dai circa quattro euro del 2010 a più di cinque nelle scorse settimane. A questo è da aggiungere una previsione, secondo cui la produzione è destinata a diminuire a causa del riscaldamento globale, che blocca la produzione degli elementi alla base della tanto amata birra.
Anche in Danimarca la birra ha fatto registrare un notevole aumento dei prezzi. Carlsberg, quarto produttore al mondo di birra, dichiara: “Il 2022 sarà un altro anno difficile. Il coronavirus continuerà a influenzare i nostri mercati in misura diversa.”. In Italia la pandemia ha frenato un processo che stava portando alla nascita di molte realtàartigianali, una vera e propria primavera per il settore nel nostro Paese, tuttavia, come detto, la pandemia ha colpito questo campo e gli aiuti stanziati dal Governo non sembrano in grado di salvare una situazione così critica.
Un quadro pessimo
Come ci si aspettava la pandemia sta lasciando, e probabilmente continuerà a lasciare, ferite profonde sul mondo dell’economia. Certo le problematiche più grandi paiono molto lontane, eppure influenzano anche la quotidianità: pasta e birra sono solo esempi, molti sono i beni quotidiani che hanno subito un rialzo, basti pensare al costo della benzina, aumentato in modo spropositato, e, purtroppo, il trend non parrebbe intento a invertire la sua marcia. Fortunatamente la posizione ottimista dell’EU e di parecchi economisti fa sperare i cittadini del mondo che, sempre più, sopravvivono con l’amaro in bocca, ma che vedono forse la luce in fondo a questo lunghissimo tunnel.
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