Duelli, scelte registiche divenute leggenda, accompagnamenti musicali da brividi, il vecchio e selvaggio West come nessuno prima di lui lo aveva narrato; in due parole Sergio Leone. Un artista unico nel suo genere, orgoglio italiano e mito della cinematografia. Un artista i cui tratti distintivi sarebbero impossibili da elencare, ma che all’interno delle sue pellicole ha spesso regalato grande spazio al tema della memoria, di quei ricordi che attraversano la vita di un uomo e spesso ne conferiscono il senso.
C’è aria di famiglia…
È il 1965; Sergio Leone regala al cinema una delle sue perle. Per qualche dollaro in più, secondo capitolo della storica trilogia del dollaro è l’unica pellicola di questo primo ciclo di tre ad indagare in profondità il tema del ricordo, di un dolore aggrappato alla memoria, un dolore che nemmeno Kronos è in grado di cancellare. Nella polvere del confine messicano si aggirano tre uomini, tre storie, tre ruoli diversi, ma solo due reali contendenti: il colonnello Douglas Mortimer e il bandito Indio. Quale segreto si nasconde dunque tra le pieghe del tempo? Quale destino ha legato due uomini così distanti, intersecando la loro storia alla malinconica melodia di due identici carillon?
“Le domande non sono mai indiscrete, le risposte lo sono a volte”, afferma un celebre passaggio della pellicola. E così il quesito dello spettatore, la sua curiosità, il suo desiderio di conoscenza rimangono a lungo assetati, nell’attesa di pervenire alla gelida freschezza di una terribile rivelazione, in attesa che il comune passato dei due venga finalmente alla luce. La scelta di Leone ricade su alcuni flashback, volti a completare l’uno il senso dell’altro, intesi a svelare poco a poco una memoria lancinante e corrosiva. Da un lato una donna, una sorella stuprata e suicidatasi durante l’atto per la vergogna; dall’altro un criminale incallito, abbandonato alla sua oscurità, alla corruzione della droga e al ricordo di un umiliante e totale rifiuto. Infine Douglas, fratello inerme che tutto ha perduto e non riesce a darsi pace.
Chi sei tu?
Tre anni dopo Per qualche dollaro in più, Leone dà il via ad un nuovo ciclo, quella trilogia del tempo che rappresenta il suo ultimo dono alla Settima Arte.
Pietra d’angolo del progetto è C’era una volta il West, capolavoro del 1968 capace di raccontare un nostalgico saluto ad un mondo in via di estinzione, destinato a perire sotto i colpi del progresso. Il deserto, la polvere, la terra rossa, sono pronti a lasciare spazio alla città e a quella bestia fumante di cui Guccini canterà appena qualche anno dopo.
Ma il panorama di una trasformazione ancora in potenza si concede un ultimo drammatico racconto. La storia di un uomo senza nome, della sua armonica, del suo sguardo impassibile e indecifrabile. La storia di una caccia che non conosce tregua, alla ricerca del malvagio Frank. Il taglio sugli occhi, tipicamente leoniano, apre allo spettatore una porta sull’anima del protagonista, sul ricordo di un dolore che non smette di stridere e lacerare. La morte di un fratello, impiccato sulle sue spalle; una morte dal sapore vigliacco, appositamente condita da un ingiusto quanto inevitabile senso di colpa; una memoria vivida, quanto il verde degli occhi del senza nome, stagliati sul brullo panorama di una terra dimenticata e di un passato indimenticabile.
Giù la testa coglione
La trilogia si sarebbe conclusa solo tredici anni dopo, con la straordinaria epopea gangster narrata da C’era una volta in America. Tuttavia l’amicizia, il profondo legame tra due fratelli per scelta e il ricordo legato ad esso sono ingredienti che Leone utilizza anche per un’altra sua opera da antologia. Uscito nel 1971, Giù la testa racconta un West ormai profondamente cambiato, dove l’animosità della ribellione popolare ha parzialmente sostituito i duelli e le rese dei conti vecchio stile.
Sullo sfondo la terra Messicana di inizio 900, impreziosita da un profumo irlandese donatole dal personaggio di Sean. In primo piano la rivoluzione, i nobili principi, gli ideali di cambiamento. Ad amalgamare la materie è però l’amicizia, un rapporto d’amore e d’odio che Leone veste di presente e passato, cambiandone alcuni interpreti ma facendone il vero motore del racconto. Di nuovo il flashback, di nuovo la memoria, tormentata da passate decisioni. Nessun infame bandito, nessuna vendetta da elaborare. Solo il tradimento di un amico minacciato a scatenare proiettili colmi di rabbia e delusione. Proiettili che spengono una vita e due sorrisi, proiettili che non possono dimenticare la gioia condivisa, i momenti spensierati, un legame unico spezzato in pochi secondi. L’uomo si erge a giudice e qualche attimo dopo, la possibilità di un perdono viene cancellata dal rimorso.
Tre pellicole differenti e tre angosciose memorie. Una sorella, un fratello, un amico. Ad unirli uno scavo antropologico di spessore; un dolore complesso e la sua straziante ineluttabilità.
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