Social Media

L’informazione sui social: occasione o pericolo?

Nel 2004 un ometto dall’aria di chi assume almeno 10 tazze di caffè al giorno lanciò nel mercato nascente delle piattaforme digitali un prodotto destinato a cambiare il modo di concepire e vivere i momenti di svago. Quell’ometto si chiamava Mark Zuckerberg e quel prodotto era Facebook.

Da allora il mercato dei social network si è trasformato ed evoluto, accogliendo nuove piattaforme (Instagram, Snapchat, Tik Tok, tra le altre) e aggiornamenti sempre al passo con i tempi, in modo da non deludere mai i milioni di utenti che ogni giorno procrastinano divertendosi davanti ai meme dell’ultimo mese. 

Le opportunità dell’informazione sui social

Benché i social nascano con l’intento di offrire un’esperienza ludica, il loro impiego massiccio durante tutto l’arco della giornata ha trasformato queste piattaforme nel luogo perfetto per fare marketing e raggiungere un vasto pubblico in maniera semplice, veloce, giovanile e simpatica: sempre di più sono gli esercizi commerciali, gli enti e le associazioni che decidono di aprire una propria pagina social per poter vendere, o quantomeno presentare, i loro prodotti.

Le testate giornalistiche non sono certamente rimaste impassibili rispetto a questo nuovo, emergente mercato delle informazioni, catalizzatore di attenzioni e calamita di notorietà. A fronte delle sempre maggiori difficoltà della carta stampata nel reggere il confronto con i moderni mezzi di comunicazione, i social possono trasformarsi in un canale privilegiato per farsi conoscere e per far raggiungere più velocemente ai propri lettori i link delle pagine web ufficiali, dove le testate concretizzano il guadagno. Un’idea molto simile l’hanno avuta gran parte dei politici di oggi: è rarissimo ormai trovare un esponente di partito che non possieda un attivissimo account social, attraverso il quale raggiunge il suo elettorato con facilità.  Social Media

La trasmissione di notizie attraverso il web sembra essere dunque la nuova frontiera dell’informazione, un aggiornamento reso necessario dall’evoluzione delle richieste del pubblico e dalle nuove comodità introdotte dalla tecnologia. Ma se è spesso vero che non è tutto oro quello che luccica, i social non sono certamente il mezzo ideale per raggiungere le notizie del giorno o gli ultimi aggiornamenti sul proprio partito preferito: queste piattaforme non nascono come luogo per informarsi, ma per divertirsi e ciò comporta delle particolarità di funzionamento che costituiscono delle insidie per un’informazione di qualità.

Il caso di Capitol Hill 

Attacco a Capitol Hill
Assalto a Capitol Hill, gennaio 2021

Un recentissimo articolo redatto dal coordinatore del Laboratorio di Data Science and Complexity all’Università Ca’ Foscari di Venezia, Walter Quattrociocchi, e pubblicato sulla rivista «Le scienze» ha evidenziato la responsabilità della comunicazione social nell’assalto del Campidoglio a gennaio 2021. Era stato lo stesso presidente uscente, Donald Trump, ad aizzare tramite Facebook i propri followers, che non hanno mancato di accogliere con entusiasmo – fin troppo – la sua “chiamata alle armi”. Secondo Quattrociocchi questo episodio sarebbe l’esempio perfetto per sottolineare gli effetti polarizzanti e radicalizzanti che l’informazione che viaggia tramite le piattaforme social può sortire sul pubblico. 

Echo chamber: cosa sono e come funzionano nel mondo social

Il termine “polarizzazione” è entrato ormai nell’uso comune per indicare l’orientamento molto spesso estremizzato dell’opinione pubblica rispetto a un dato argomento. Le tematiche populiste che certa politica di oggi non fa che elargire si sono rivelate ottime occasioni per attirare l’attenzione dei cittadini su argomenti divisivi e le piattaforme social, diventate luogo di propaganda politica, hanno fatto da catalizzatori rispetto alle posizioni più radicalizzate. Ma in che modo i social sono coinvolti in queste dinamiche di polarizzazione ed estremizzazione delle idee? 

Per rispondere è necessario avere presente come funziona l’organizzazione dei contenuti all’interno delle piattaforme social. I vari post che appaiono nei nostri feed non sono capitati lì per caso, ma sono frutto di una minuziosa selezione sulla base degli interessi che l’utente ha dimostrato nel corso dell’utilizzo della piattaforma. Ogni volta che si mette like a una foto, che si salva un video o si segue una certa pagina un algoritmo registra le informazioni e compone un profilo dello user in modo da sapergli proporre, per aumentare il divertimento, soltanto nuovi post in affinità con le sue simpatie.

Anche la trasmissione delle notizie e la comunicazione politica soggiaciono a questa legge algoritmica: una volta che un soggetto sarà stato profilato rispetto alle sue inclinazioni ideologiche e politiche sarà difficile che gli si presenti un post che contraddica la sua posizione. Nel suo articolo Walter Quattrochiocchi parla di questo fenomeno con il termine echo chamber, camere dell’eco. Si tratta di stanze virtuali in cui un individuo si trova ad avere a che fare solo con informazioni che confermano le sue inclinazioni, portandolo a convincersi sempre di più della validità delle proprie idee e spesso a radicalizzarle. È evidente che in una tale situazione il contatto con un gruppo di persone con opinioni differenti, magari altrettanto radicali, produca facilmente violenze, come hanno dimostrato i fatti di Capitol Hill.

E in Italia?

L’America ha drammaticamente fornito l’esempio perfetto per toccare con mano gli esiti violenti e incontrollabili della comunicazione politica tramite i social, ma il nostro Paese non è di certo esente da attestazioni altrettanto evidenti. L’immigrazione, l’accettazione della comunità LGTBQ+, la somministrazione del vaccino anti-Covid, l’utilizzo del Green Pass si sono rivelati argomenti molto divisivi nella popolazione, nonché vere e proprie bandiere politiche del dibattito tra partiti negli ultimi tempi. Questi e altri sono i temi attorno ai quali potrebbero concretizzarsi, e talvolta già si sono verificate, delle risposte violente da parte di un pubblico molto polarizzato. Basti pensare alla tragica immagine della sede della CGL a Roma, devastata dalle violenze di alcuni partecipanti a un corteo anti-Green Pass.Litigio

La fotografia di un dibattito effettivamente molto radicalizzato che sfocia spesso in un lessico violento e nell’incitazione all’odio è stata fornita dal Department of Environmental Sciences di Ca’ Foscari. Un team di studiosi, tra cui Quattrociocchi, hanno osservato il comportamento degli utenti sulle piattaforme di Facebook, Twitter, Reddit e Gab.

I risultati dell’indagine sono stati resi noti in un articolo dal titolo The echo chamber effect on social media: l’enorme mole di dati analizzati ha reso possibile stabilire con una certa sicurezza la presenza di un dibattito fortemente polarizzato e violento, che si è imputato proprio all’esistenza di echo chamber all’interno delle piattaforme. Più precisamente lo studio ha evidenziato come le comunity di Facebook e Twitter siano più inclini a farsi trascinare in un dibattito polarizzato rispetto a quelle di Reddit e Gab.

Non lasciamoci polarizzare 

Il lessico adottato dai principali partiti e permeato anche nelle pagine dei giornali è spesso improntato a colpire la pancia dei cittadini, le loro paure e le loro speranze, eleggendo a focus dei propri programmi politici temi che possono facilmente attrarre l’attenzione anche del pubblico meno colto e poco interessato alla politica. In questo scenario di populismo dilagante e informazione soggiogata dalle leggi degli algoritmi non è facile evitare di farsi inglobare in scontri violenti e atteggiamenti che escludono la possibilità di un dibattito costruttivo. Preziose alleate contro queste dinamiche fuorvianti e manipolatrici sono sicuramente la conoscenza e la consapevolezza del funzionamento dei moderni mezzi di informazione e del periodo storico-politico che stiamo vivendo.

Cultura non vuol dire soltanto essere informati sul passato, ma anche avere gli strumenti per inserirsi a pieno titolo nella propria contemporaneità, sapendo difendersi dalle manipolazioni. La scuola, di tutti gli ordini e gradi, ha l’onore e l’onere di crescere i cittadini di domani: è necessario che la formazione dei giovani sappia rivolgersi con più decisione al presente, imbracciando finalmente le potenzialità benefiche che essa esercita sulle società del futuro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.