Una vita dedicata al giornalismo e alla politica
Paolo Guzzanti nasce a Roma nel 1940. Scrittore, giornalista e politico, oggi lo conosciamo anche come pittore di quadri dalla natura astratta, che dialogano con i maestri dell’espressionismo astratto e dell’informale. Pollock, Gorky, De Kooning, Kline, Motherwell e Newman si incontrano nelle trame della materia che Paolo Guzzanti realizza e che ha esposto per la prima volta presso la Galleria Medina di Roma con un vernissage che ha accolto il successo sia del pubblico che della critica.
Una nuova vita, quindi, si apre davanti agli occhi di Guzzanti e che parte proprio dagli spazi espositivi della galleria romana. Una delle tante vite è stata quella di saggista e giornalista per «L’Avanti», «La Repubblica», «La Stampa», mentre di recente è stato vicedirettore de «Il Giornale». Ha condotto anche trasmissioni televisive come Chi l’ha visto?, Fai la TV e Bar Condicio. Inoltre è attualmente editorialista per «Il Giornale», «Il Riformista» e membro della Fondazione Italia USA.
Per quanto riguarda la carriera politica vanta un’esperienza importante; iniziata nelle file del Partito Socialista Italiano la conclude in Forza Italia, grazie alla quale ha ottenuto la sedia di Senatore della Repubblica dal 2001 al 2009. In seguito, Guzzanti diventa Deputato fino al 2013 con il Gruppo Misto della Camera, passaggio che è avvenuto dopo le famose critiche all’operato di Berlusconi, sia politico che privato. Nel corso della sua carriera ha collezionato un’enorme esperienza che l’ha visto, ad esempio, protagonista di numerose inchieste parlamentari di peso, come quella sull’attentato a Papa Giovanni Paolo II del 1981. Cultura, intelligenza e capacità comunicative, che ora vengono utilizzate per realizzare dipinti dalla forte presenza materica.
La mostra, a cura della galleria e del critico Daniele Radini Tedeschi, si presenta dalla strada come una grande esplosione di colori ragionata. Appena entrati si è accolti dalla serie dei dipinti Serie Neuronika i quali sono realizzati con un acrilico materico su tela e con una cromia che si basa sui colori primari blu, verde e giallo, dove il rosso predomina la composizione. La materia di Paolo Guzzanti è servita.
Le opere in mostra
La materia di Paolo Guzzanti esordisce con La Serie Neuronika che comprende i dipinti che Guzzanti ha realizzato a partire dal 2015 fino ai giorni nostri. Sono opere materiche, presenti e soprattutto cromatiche, nelle quali a primo impatto ciò che colpisce è l’alto valore decorativo che le caratterizza. Ma, se ci si avvicina e soprattutto se si scomodano i grandi artisti dell’espressionismo astratto e dell’informale, si nota come il principio cardine sia l’equilibrio formale. Ed ecco allora che colore e materia guidano l’occhio del fruitore a cercare il momento in cui Guzzanti ha portato il colore sulla tela con più o meno forza espressiva. Si va dalle colate direttamente dal tubetto del colore ai colpi di pennello, i quali definiscono l’altimetria della tela.
Una parte di questa serie, ossia i dipinti del 2015 che hanno inaugurato la nuova vita di Guzzanti, sono quelli che principalmente dialogano con la storia dell’arte. In queste si nota maggiormente la tecnica del dripping di Pollock, che Guzzanti ha sperimentato e nel quale è riuscito pienamente. Ma Pollock nella libreria di Guzzanti non è da solo, in quanto a fargli compagnia troviamo Gorky che Guzzanti interpreta alla perfezione in quanto inserisce in nero degli esseri amorfi, melliflui e danzanti, su un tappeto cromatico e materico.
E infine, la mostra si conclude con la Serie delle Teche formata da cinque dipinti, tutti realizzati nel 2021. Queste opere, che riprendono la cromia della Serie Neuronika, ospitano delle piccole figure bianche, singole o in coppia, che abitano la tela. Come nella Serie Neuronika, anche nella Serie Le Teche la cromia, il gesto e la forza espressiva catturano l’occhio del visitatore.
La Serie Neuronika
Questa serie di dieci opere è caratterizzata dall’uso materico del colore. Come lo stesso artista ha dichiarato in occasione dell’opening e sul suo profilo Instagram, è la tela stessa a guidare la mano e l’intelletto di Guzzanti. Molto probabilmente è proprio qui il punto di contatto tra Guzzanti e l’espressionismo astratto americano. Se Pollock entrando in contatto con la tela era in grado di capire il caos che questa gli suggeriva, lo stesso accade in Guzzanti, ma con una differenza. In questo caso, Guzzanti non si esprime fisicamente ma dipinge secondo lo spazio che la tela gli suggerisce. Ed ecco allora che l’armonia e la variazione materica sono portate sulla tela dall’artista.
Tuttavia, seppur all’apparenza il tutto sembra realizzato passivamente, in realtà non è cosi. In ogni dipinto, infatti, si nota una griglia più o meno presente che soggiace sotto il pesante strato materico. Questa, che in alcuni casi è tracciata in maniera evidente, mentre in altri è suggerita da forti pennellate materiche, è simbolo dell’intervento attivo sulla tela. In questo modo Guzzanti, uomo di grande cultura e di intelletto, si riappropria del suo lavoro e, solo a contatto con la tela, è in grado di esprimerne il contenuto.
Quindi, quello di Guzzanti è un espressionismo astratto che però viene combinato con alcuni elementi dell’informale. Infatti, proprio come ad esempio avviene nelle opere di Fautrier – il quale ha introdotto il concetto di arte come un processo frutto di un’esperienza di tipo comportamentale – Guzzanti esprime sulla tela una condizione umana. I grumi e le pennellate materiche di Guzzanti suggeriscono la condizione esistenziale dei nostri tempi diventando elementi significanti dell’opera. Pandemia, crisi energetica e politica, crisi di genere ed economica, sono espresse nella sua materia che riflette i pochi ruggenti anni Venti. Questo è infatti il titolo della prima mostra personale di Guzzanti, il quale si inserisce prepotentemente come lettore e interprete della nostra era.
La Serie Le Teche
Ed eccoci giunti alla serie che conclude lo studio della materia di Paolo Guzzanti. Questi dipinti vedono la griglia di Guzzanti prendere vita e diventare il soggetto dell’opera. Che sia grigia o nera, il reticolato scandisce e bilancia l’esplosione di colori che contraddistingue i suoi dipinti. In questo caso, Guzzanti è come se stesse studiando le modalità della sua espressione artistica e stesse organizzando in maniera equilibrata la sua tela. Giallo, verde, rosa e blu danzano sulla superficie sotto la regia dell’artista, il quale vuole inserire anche un altro elemento: la figura umana.
Di colore bianco, eteree, singole, in coppia o in gruppo, le figure sono ciò che esaltano questi dipinti. Sono anime in cerca di una collocazione nel mondo e che Guzzanti posiziona in ognuna delle sue teche. Anche in questo caso, il richiamo all’informale è forte, soprattutto per quanto riguarda la condizione esistenziale. Quindi, se nella serie precedente è la materia a dichiarare la sua condizione, in questo caso è proprio la figura amorfa ad esprimersi. E lo fa nel modo in cui può essere più persuasiva, ossia con la sua presenza e nella sua condizione, cioè intrappolata nelle maglie della coscienza personale e della società.
La tecnica pittorica
Osservando le sue opere ciò che salta subito all’occhio è l’equilibrata gestione dello spazio a sua disposizione. Guzzanti getta e appoggia il colore direttamente dal tubetto, oppure utilizzando un pennello a punta grossa che gli permette di costruire matericamente la sua tela. Le macchie e le estroflessioni di colore sono dei punti di riferimento che l’osservatore deve utilizzare per orientarsi nel caos apparente che Guzzanti realizza. Solo in questo modo è possibile comprendere le intenzioni dell’artista, ossia quelle di esprimersi e di rappresentare ciò che egli vede, che altrimenti resterebbero incomprese e catalogate come elementi astratti incomprensibili.
Inoltre, la violenza espressiva è segno evidente di una pittura che richiede una certa fisicità e prontezza di gesto: il segno come espressione esistenziale di un’epoca. Guzzanti con la sua arte e la sua materia aggiunge al suo curriculum un quid in più che gli permette di entrare nel mondo dell’arte: una grande occasione sia per lui che per la Galleria Medina di Roma.
Dipingevo da bambino scene molto drammatiche usando smalto verde come sangue di grilli. A sedici anni fui espulso da tutte le scuole della Repubblica per un anno. Fu la mia fortuna: scoprii in splendida solitudine una Roma che pullulava di gallerie e pittori, sicché cominciai a imitarli e ad esporre a via Margutta che era allora una terra d’avanguardia.
Paolo Guzzanti
CREDITS
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