“Dalle profondità dell’oceano alle cime delle montagne, dallo scioglimento dei ghiacciai agli implacabili eventi meteorologici estremi, gli ecosistemi e le comunità di tutto il mondo vengono devastati“. Sembra quasi un’infausta profezia, presagio (o meglio constatazione) di sventura, ad opera di un saggio stregone, o di una Cassandra ambientalista, o il prologo di un distopico romanzo fantasy. Invece, sono le parole del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres riguardo ai mutamenti climatici, che poi conclude “La Cop26 deve essere un punto di svolta per le persone e per il pianeta”.
Gli ultimi dati sul riscaldamento globale
Nel 2021 la temperatura terrestre è stata più alta, rispetto alla media del diciannovesimo secolo, di 1,1 gradi centigradi; in particolare l’Artico e la superficie del mare sono le zone più colpite con un innalzamento di ben 4 gradi centigradi rispetto agli anni Sessanta.
Sempre rispetto al diciannovesimo secolo, l’anidride carbonica nell’atmosfera è aumentata del 50%. Gli ultimi otto anni sono stati i più caldi dal 1880 (anno in cui sono iniziate le rilevazioni); nel 2021 nello specifico la temperatura superficiale media globale della Terra è stata la sesta più calda mai registrata a pari merito con quella del 2018. Se il 2021 è stato solo (si fa per dire) il sesto più caldo ed è stato più fresco degli ultimi due anni ciò si deve non già a un virtuosismo umano o ad un cambiamento di rotta, bensì all’influenza di una corrente moderata “La Niña”.
L’obbiettivo dichiarato, stando all’Accordo di Parigi, è di contenere l’aumento della temperatura entro gli 1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale. Le previsioni non sono delle più rosee, a dircelo, fra gli altri, c’è Petteri Taalas segretario generale della World Meteorological Organization: “Gli eventi estremi sono la nuova norma. Con l’attuale tasso di aumento delle concentrazioni di gas serra, vedremo un aumento della temperatura entro la fine di questo secolo di gran lunga superiore agli obiettivi dell’Accordo di Parigi da 1,5 a 2°C al di sopra dei livelli preindustriali”.
Ghiacci, ghiacciai e calotte glaciali
L’acqua, in tutte le sue forme, subisce anch’essa gli effetti del mutamento climatico; l’effetto più evidente dei mutamenti climatici sull’acqua è lo scioglimento dei ghiacci sempre più grave e celere. Si parte dal ghiaccio artico, la cui estensione minima è stata la dodicesima più bassa nel record satellitare degli ultimi quarantatré anni e, in generale, è stata la di sotto della media relativa agli anni 1981-2010.
Non è un buon periodo neanche per i ghiacciai che nel lustro 2015-2019, in nord America, hanno quasi raddoppiato la perdita di massa rispetto al quinquennio 2000-2004. Che dire poi delle calotte glaciali dell’Antartide e della Groenlandia che perdono un trilione di tonnellate di ghiaccio all’anno. Inoltre, per quanto riguarda la calotta della Groenlandia, il deflusso d’acqua di disgelo è stato molto al di sopra della norma nell’agosto dell’anno appena passato. E, sempre ad agosto, sempre in Groenlandia, per la prima volta nella storia documentata, alla Summit Station (il punto più alto della calotta glaciale groenlandese) la temperatura è stata la di sopra dello zero per ben nove ore.
Mare alto, acido e caldo
Altrettanto, anche se di primo acchito si nota meno, a causa del riscaldamento globale soffrono gli oceani ed è ugualmente grave. Come detto sopra, la superficie marina è fra le aree più colpite dal riscaldamento globale, questo perché circa il 90% del calore terrestre generato negli ultimi cinquant’anni è stato immagazzinato negli oceani. In più, secondo i dati forniti dalla rivista «Advances in Atmospheric Sciences», nel 2021, per il sesto anno consecutivo, è stato battuto il record di temperatura oceanica.
Un altro dato preoccupante è l’innalzamento del livello medio del mare che, fra il 2013 e il 2021, è stato di 4,4 mm all’anno, più del doppio della media 1993-2002 di 2,1 mm all’anno. E infine il pH oceanico è il più basso degli ultimi ventiseimila anni circa, questo a causa delle emissioni antropiche di CO2; l’oceano infatti è responsabile dell’assorbimento di circa il 23% di quest’ultimo. Per di più, visto che i guai non vengono mai da soli, aumentando l’acidità marina, diminuisce la capacità dell’oceano di assorbire CO2, che alimenta così, in questo triste circolo vizioso, il surriscaldamento globale.
Il quadro odierno
Ebbene sì, i problemi ci sono e non sono soltanto i ridicolmente caldi “giorni della merla”, la poca neve sulle piste da sci o il caldo da record dell’estate passata in Sicilia. Col tempo ci troveremo ad affrontare sempre più spesso situazioni emergenziali: dalle alluvioni agli incendi, dalla desertificazione alla sommersione. L’Europa, in particolare, si stima che sarà sempre più vittima delle alluvioni e delle piogge torrentizie, l’Australia, il Medio Oriente e alcune regioni africane saranno soggette a condizioni di siccità estrema, siccità e caldo estremo anche in nord America insieme a un’intensificazione degli uragani e, infine, un ulteriore incremento di incendi nelle zone a rischio.
Qualcuno potrebbe obbiettare dicendo che solo alcuni scienziati sono così pessimisti, che i mutamenti climatici ci sono sempre stati, che sono un processo naturale e che, di conseguenza, non siano di origine antropogenica. Cosa ne pensano gli scienziati: queste obiezioni hanno una base scientifica? No, ad oggi, il 97% degli scienziati del clima che fanno pubblicazioni sono concordi nell’affermare che la causa dei cambiamenti climatici sia l’uomo; già nel 1991 due terzi degli scienziati ne erano convinti.
E gli Stati, cosa fanno? Non molto pare, a volte qualcosa, che è meglio di niente, ma qualcosa non è abbastanza. Secondo i dati di Climate Action Tracker il contributo da parte degli Stati, per contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi centigradi, è ancora decisamente insufficiente.
Considerazioni e consigli
La scienza ancora una volta fa la fine di Cassandra, nessuno la ascolta: gli Stati forse la ascoltano, ma solo per la durata delle conferenze, poi se ne dimenticano; gli individui o fanno lo stesso, oppure, senza neanche fingere di prestargli attenzione, preferiscono verità alternative. Eppure se la storia recente ci ha insegnato qualcosa, è proprio che non bisogna sottovalutare la scienza, affidandoci a verità parascientifiche e a notizie di dubbia provenienza. Ma, sebbene gli effetti dei cambiamenti climatici siano già ben visibili e tangibili, c’è ancora chi dalla seggiola di un bar, dalla sedia davanti computer di casa propria e, a volte, anche da seggi ben più prestigiosi, continua a negare l’evidenza.
A fronte di ciò non rimane che dare un paio di modesti consigli (sperando che non li troviate paternalistici o presuntuosi). Il primo il consiglio è di agire responsabilmente nella sfera privata: dalla raccolta differenziata all’utilizzo dei mezzi pubblici, dal privilegiare gli allevamenti biologici allo scegliere i prodotti a chilometro zero, dall’evitare gli sprechi al riciclo. E infine, la cosa più importante: ascoltare la scienza, ascoltare Cassandra, sperando di non fare la fine di Laocoonte.