Riqualificare le aree urbane attraverso la street art

Negli ultimi anni la street art sta diventando strumento di riqualificazione urbana: lo dimostrano i casi di Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli. Già in un precedente articolo era stata affrontata la questione della musealizzazione delle opere di street art, sottolineando l’apparente contraddittorietà di simili operazioni. Queste, il più delle volte, snaturano il principio stesso di street art, un genere artistico nato per essere intrinsecamente legato a una fruizione libera, pubblica, urbana e democratica, scevra di qualsiasi istituzionalizzazione.

Ebbene, le contraddizioni di questo fenomeno artistico, nato sul finire degli anni ’60 del secolo scorso, sembrano essere aspetti ricorrenti dei suoi sviluppi e della sua evoluzione. Sono tanto distintive da costituirne quasi dei Leitmotive, se non addirittura i suoi stessi punti di forza.

Il paradosso della street art: da “arma” di protesta a strumento di riqualificazione urbana

Tra le varie (apparenti) contraddizioni che hanno caratterizzato il fenomeno della street art, una delle più evidenti riguarda la progressiva, ma costante, istituzionalizzazione che il fenomeno ha subìto nel corso degli ultimi due decenni. Nello specifico, la street art è nata come strumento di protesta, finalizzata alla denuncia di condizioni di disuguaglianza sociale, sfruttamento territoriale, amnesie politiche e più in generale di situazioni di insofferenza (politica, sociale, economica, culturale…).

Progressivamente, però, gli interventi di street art – e gli street artists stessi – sono stati socialmente accolti, e utlizzati dalle amministrazioni locali (come città e comuni), per l’implementazione di progetti di riqualificazione urbana. 

Nel giro di mezzo secolo dunque, la street art si è convertita da linguaggio di protesta contro le istituzioni pubbliche a strumento di intervento locale. Le stesse istituzioni pubbliche hanno utilizzato questo tipo di arte al fine di restituire dignità e riqualificare intere porzioni di territorio cittadino versanti in condizioni di degrado, oppure semplicemente cadutie in disuso.

La riqualificazione del Vicolo del Fontanile di Via Zuretti (Milano) promosso da Zuart  

Senza doversi necessariamente spostare nei contesti in cui il fenomeno artistico è nato, come gli Stati Uniti, di esempi significativi di progetti di riqualificazione per mezzo della street art ne sono ricche anche le nostre città. Un caso interessante è rappresentato dall’inaugurazione del Vicolo del Fontanile a Milano, a circa 15 minuti dalla Stazione Centrale. 

Tra il 2016 e il 2017 è nato il collettivo ZuArt, ideato e fondato da Petra Loreggian (nota conduttrice radiofonica), Pippo Amato e Giuseppe Ronzano, con il sostegno attivo e partecipato degli abitanti del quartiere. Il gruppo ha dato vita a una serie di interventi finalizzati al recupero del vicolo – versante nel degrado – compreso tra Via Zuretti e il Parco “Cassina De’ Pomm”. 

L’iniziativa ha previsto la partecipazione, grazie al sostegno degli sponsor, di una serie di street artists di caratura internazionale. Questi hanno collaborato variamente alla realizzazione di una serie di eccezionali murales e graffiti sul tratto di muro lungo una novantina di metri che costeggia il vicolo. Si tratta di un intervento importante dato che il vicolo, da parecchi decenni, era ormai diventato una discarica a cielo aperto, a causa soprattutto dell’incuria da parte delle precedenti amministrazioni comunali.

Un recupero consapevole

L’inaugurazione del vicolo è avvenuta il 10 giugno del 2019 con il titolo simbolico di “Vicolo del Fontanile”  Anticamente infatti, prima dell’urbanizzazione incontrollata, proprio in quella zona si trovava un piccolo fontanile d’acqua fresca utilizzato come fonte d’approvvigionamento idrico da parte degli abitanti delle cascine che si sviluppavano lungo il naviglio Martesana.

Questo piccolo, ma significativo, dettaglio storico permette di rilevare il doppio obiettivo delle attività di riqualificazione territoriale e recupero urbanistico. Tali interventi si limitano soltanto ad attività di semplice abbellimento (già di per sé apprezzabili e indice di legame con il territorio), ma si riallacciano proprio alla storia dei luoghi, concretizzandosi in recuperi consapevoli. 

“B.ART” il progetto di recupero e riqualificazione del quartiere Barriera di Milano a Torino

Tra le zone più tristemente note della città di Torino in termini di criminalità e degrado, il quartiere Barriera di Milano ha attirato spesso l’attenzione delle amministrazioni locali. Da storico quartiere operaio e proletario, sede anche di industrie e fabbriche, Barriera di Milano si è trasformata nel corso dei decenni in una delle aree più note dalla cronaca locale per episodi di micro-criminalità, spaccio e degrado urbano. 

A fronte di una simile situazione, tra il 2013 e il 2014, il Comitato Urban Barriera, con il patrocinio del Comune di Torino e della Fondazione Contrada Torino, ha indetto “B. Art – Arte in Barriera”. Trattasi di un bando internazionale di arte pubblica volto alla realizzazione di interventi artistici sparsi tra il quartiere stesso, con l’obiettivo di contrastarne il degrado e rivitalizzarne l’attrattività pubblica. Il bando prevedeva la selezione di un progetto unitario, organico e coerente, che interessasse tredici facciate di edifici o condomini sparsi nel quartiere di Barriera. 

La selezione ha premiato il progetto murale Habitat, ad opera di Millo (pseudonimo di Francesco Camillo Giorgino, di origine pugliese), tra gli street artist più noti, conclamati e inconfondibili d’Italia, soprattutto per scelte stilistiche e soluzioni figurative adottate.

La rinascita del Ponte di Via Stalingrado a Bologna 

Spesso e volentieri, poi, non sono state le amministrazioni locali a regolare gli interventi di riqualificazione urbana per mezzo della street art. Piuttosto questi si sono concretizzati in attività dinamiche e partecipate, frutto dell’iniziativa diretta dei cittadini stessi. 

È questo il caso della serie di murales realizzati a Bologna per abbellire, e dunque riqualificare, il Ponte di Via Stalingrado. A questi interventi, con spirito comunitario, ha partecipato anche il noto artista colombiano Luis Gutierrez, che dal 1986 vive a Bologna. A promuovere l’iniziativa è stata una figura che da tempo si distingue, soprattutto a Bologna, per il suo impegno nel volontariato locale: un uomo noto per essere stato il fondatore di Cucine Popolari, ossia Roberto Morgantini. Così lo stesso aveva commentato in occasione dell’intervento.

non appena gli artisti hanno iniziato ad abbozzare le loro opere sui muri, la curiosità dei passanti, e le code degli automobilisti che, curiosi e increduli, hanno abbassato i finestrini per capire se davvero quel ponte, quell’arteria del traffico cittadino, si stesse vestendo con abiti nuovi, cuciti dall’arte e dalla fantasia del colore […]

Gli interventi murali nel quartiere di San Basilio, Roma

Anche la città eterna, nello specifico la sua periferia, è stata interessata da interventi di street art finalizzati al rilancio paesaggistico e sociale di interi quartieri. Tra i più caratterizzanti vi è stato quello che ha investito le facciate dei palazzi del celebre quartiere di San Basilio, storicamente tra i più noti in termini di disomogeneità sociale e sovrappopolamento. 

In questo caso gli interventi soni stati promossi dall’associazione Walls e si sono concretizzati attraverso il festival di arte urbana SanBa, svoltosi tra il 2014 e il 2015 con l’organizzazione di eventi e laboratori artistici. Questi hanno visto la partecipazione anche dei più giovani abitanti del quartiere, con l’intervento di due noti street artists. Sono Liqen (spagnolo) e Agostino Iacurci, autori dei più splendidi e variopinti murali realizzati per le facciate dei palazzi del quartiere.

Il Parco dei Murales a Napoli: da quartiere a pinacoteca a cielo aperto

Forse però la città che più di tutte in Italia è stata interessata dai più importanti e noti interventi di riqualificazione artistica è Napoli. In particolare nell’area di Napoli Est è infatti possibile attraversare l’ormai celebre Parco dei Murales, sorto nel quartiere di Ponticelli (periferia orientale): uno dei quartieri demograficamente più giovani, ma con il più alto tasso di disoccupazione e dispersione scolastica della città partenopea. 

Proprio qui, a partire dal 2015, INWARD – Osservatorio sulla Creatività Urbana ha inaugurato un programma di riqualificazione artistica e rigenerazione sociale. Nel giro di un lustro questo ha condotto a un totale e radicale riassetto paesaggistico del complesso residenziale del Parco Merola: le facciate dei palazzi sono state così interessate da interi murales riccamente realizzati da alcuni dei più noti e acclamati street artists locali e della penisola (tra il cui l’ormai arcinoto Jorit). 

Oggi il complesso del Parco Merola è ormai conosciuto come il “Parco dei Murales”. Da decadente quartiere residenziale si è convertito ormai in un vera e propria “pinacoteca” a cielo aperto, patrocinata – oltre che dal Comune di Napoli – dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dal FAI e dal Ministero della Cultura.


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