Fin da bambini ci viene detto che la storia è importante. E conoscere e studiare la storia è importante per diverse ragioni: la storia è magistra vitae; la storia è una chiave di interpretazione del presente, ci insegna a guardare e analizzare i cambiamenti, la storia ci mostra l’origine e la causa delle nostre tradizioni, usi e costumi; ci fa così capire il senso delle diverse identità nazionali.
La storia è maestra di vita perché ci insegna a non commettere nuovamente determinati errori e la storia è maestra di vita perché ci ispira a provare a migliorare sempre. E questi sono solo alcuni dei diversi e disparati motivi per cui conoscere (e quindi anche scrivere) la storia è così importante.
Che cos’è la storia?
E la storia che cos’è? La storia è data dall’insieme delle azioni umane succedutesi nel corso del tempo. Sì, perché la storia non è soltanto Napoleone, anche noi siamo la storia. La storia è fatta sia dalle azioni politiche più significative, dai cambiamenti radicali, ma la storia è anche costume, ethos.
Comunemente si ricorda la storia fatta dai grandi nomi e dai grandi cambiamenti, buoni o cattivi che essi siano stati. Questo giudizio dipende sempre dal punto di vista da cui si guarda il personaggio, il cambiamento, o l’ottica nella quale si guarda la storia in generale.
Si pensi ai diversi episodi che nel continente americano hanno portato all’abbattimento delle statue di Cristoforo Colombo, l’esploratore genovese che ha scoperto l’America: per qualcuno rappresenta un simbolo identitario, per qualcun altro è invece simbolo di colonialismo e razzismo.
Ha senso rileggere i personaggi storici in chiave attuale
Charlotte Lydia Riley, una storica della Contemporary Britain alla University of Southampton, afferma che il suo lavoro non consiste nel fare un bilancio morale del passato. Al contrario, dichiara che lo scopo primario di uno storico è interpretare le fonti primarie e capire come e perché le persone in un certo periodo storico si sono comportate in un determinato modo. Non esiste una lista stilata da uno o più storici in cui si possano leggere i nomi dei buoni o dei cattivi personaggi che sono vissuti nella storia; anche perché: secondo quali standard bisognerebbe giudicarli?
Si pensi solo alla situazione dell’Italia di non troppi anni fa: il problema del sessismo nemmeno si poneva e questo perché le persone avevano valori diversi dai nostri. La storica Riley ritiene che rimane comunque impossibile avvicinarsi allo studio e all’interpretazione del passato privi di un qualsiasi giudizio morale. E questo perché è impossibile separarsene, è parte di noi, per quanto si cerchi di essere il più possibile neutri.
It would not surprise me if historical demographers had never really realised why there was a sizeable chunk of women aged 20-35 dying after previously being healthy.
— Dr Charlotte Lydia Riley (@lottelydia) January 13, 2022
D’altra parte, Riley non ritiene nemmeno che sia così sbagliato giudicare i personaggi storici secondo la nostra morale, sebbene sia importante contestualizzare le figure storiche nei loro usi e costumi. Tale approccio, secondo la storica, risulta particolarmente importante quando si parla di figure che potrebbero essere celebrate per i loro successi, ma condannate dal punto di vista morale. Secondo lei, dunque, è del tutto appropriato criticare quelle figure del passato la cui morale non corrisponde ai nostri valori, così come è appropriato celebrare coloro che hanno messo in discussione, criticato o resistito ai sistemi e alle credenze del loro tempo.
Non ha senso rileggere i personaggi storici in chiave attuale
In primo luogo, bisogna ammettere il presupposto che in passato sono esistiti differenti mores, ognuno dei quali risulta ancora diverso dalla nostra di morale. In secondo luogo, se decidiamo di giudicare i personaggi storici dal nostro punto di vista, allora assumiamo che la nostra moralità sia superiore a quelle del passato. In terzo luogo, ma questa è una supposizione, se la storia del giudizio umano si sviluppa in modo moralmente lineare positivo nel corso del tempo, allora la nostra morale è sì migliore di quella precedente, ma è anche peggiore della prossima. La questione però è spigolosa: ogni cultura ha i propri mores o il proprio ethos, ma quale di questi è il migliore degli altri nello spazio, cioè in uno stesso contesto temporale?
In ogni caso, se assumiamo la prospettiva secondo la quale la nostra legge morale è superiore e migliore di quella del passato, allora Colombo non poteva sapere che cinque secoli dopo a Baltimora, USA, ci sarebbero stati tentativi di rovesciare la sua statua da parte dall’ondata di manifestazioni antirazziste propagatesi dopo la morte di George Floyd, l’afroamericano rimasto ucciso a Minneapolis nel maggio del 2020 mentre era in stato di arresto da parte di due agenti della polizia americani, proprio come noi non possiamo sapere per cosa saremo incriminati.
Winston Churchill dovrebbe essere buttato giù dal suo piedistallo in piazza del Parlamento perché era razzista, in un’epoca in cui quasi tutti gli altri – a sinistra come a destra – lo erano?
Ha senso rileggere i personaggi storici in chiave attuale?
Con l’inaugurazione nell’ottobre del 2019 di Double Sights, un’installazione che riconosce, nell’omonimo istituto scolastico, la complessa eredità di Woodrow Wilson, ventottesimo presidente degli Stati Uniti d’America, il dibattito nazionale sull’eredità delle figure storiche è tornato al centro della scena del campus.
Nel 2015, quando è stata riesaminata la figura storica di Wilson, è stato chiesto dalla Black Justice League il riconoscimento pubblico della sua eredità razzista e di conseguenza la rimozione del suo nome dalla Woodrow Wilson School of Public Policy and International Affairs, dal Wilson Residential College e da tutti gli altri edifici che portano il suo nome con il fine di non rafforzare l’idea anti-nera e la xenofobia. In risposta alle richieste della Black Justice League, il comitato della Princeton University ha deciso di mantenere il nome di Wilson assicurando che l’uso del suo nome non implica l’approvazione di opinioni e azioni che sono in conflitto con i valori e le aspirazioni della cultura contemporanea.
In definitiva, le opinioni razziste di Wilson dovrebbero ovviamente essere condannate, ma la complessità della situazione deve essere riconosciuta nel suo intero. E questo significa che quando tentiamo di cancellare dalla storia coloro che hanno aderito agli standard morali del loro tempo, moralmente contrari a quelli odierni, perdiamo l’opportunità di imparare dai loro errori, mentre celebriamo qualsiasi risultato positivo che possono aver ottenuto.
Walter Hood says "Double Sights" was "one of the most difficult projects" of his career.
He adds, "It's a spacial piece – it's not a monument" and it "forces us to have a conversation."#TigersThrive19 pic.twitter.com/NGtg2gL0H5
— Princeton University (@Princeton) October 5, 2019
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