Ognuno almeno una volta nella vita ha desiderato abbandonare la propria vita e partire lontano, verso mondi unici e inesplorati. Il desiderio di fuggire dallo stress quotidiano che rende insopportabile la vita, dal lavorio interminabile, dalle abitudini, dalla noia… Se per molti questo rimane un desiderio occasionale o utopico, per Chris McCandless è divenuto realtà. Un giorno il giovane Chris decide di privarsi di tutto ciò che aveva caratterizzato la sua vita e si mette in viaggio, diretto verso la natura selvaggia, dove si stabilisce e tenta di vivere un’esperienza più unica che rara. Una storia da immortalare, tant’è che viene ripresa dal libro Into the Wild di Jon Krakauer e l’omonimo film. Data la sua unicità e universalità, il caso di Chris McCandless è ancora in grado di affascinare e far riflettere sulla propria vita e sul mondo.
La storia di Chris McCandless e Jon Krakauer
Data la sua grande passione per l’alpinismo e in generale per le avventure nella natura più selvaggia, Jon Krakauer fu subito affascinato dal caso di Chris McCandless. Alpinista professionista, ma anche giornalista, Jon Krakauer, appena seppe la notizia dell’esperienza del giovane eremita, scrisse un articolo che ebbe notevole successo. Ma il giornalista amante dell’estremo non si accontentò e volle andare a fondo della questione, ricostruendo la vita e l’avventura del giovane Chris. Jon Krakauer dà così vita a Into the Wild, tradotto in italiano Nelle terre estreme. L’autore ripercorre la storia di Chris McCandless, una ricostruzione attraverso le testimonianze delle persone che il giovane incontrò, le sue lettere e il suo diario. Il principale obiettivo dell’autore è quello di indagare da vicino l’esperienza del giovane e soprattutto la causa della sua morte.
Figlio di una famiglia benestante e laureato a pieni voti, il futuro di Chris McCandless si prospettava promettente e florido. Ma gli ideali di vita del giovane non concordavano con le consuetudini di una vita comune, come l’ottenere un lavoro, una casa, una famiglia… anzi, erano totalmente contrastanti. Di fatto, un giorno il giovane Chris decide di cambiare radicalmente vita: abbandona la famiglia, i suoi possessi, il paese e persino l’identità, per intraprendere un viaggio verso il continente americano. Come meta sceglie le terre estreme dell’Alaska, dove intende vivere primitivamente. Durante il suo viaggio, Chris incontra vari personaggi che l’aiutano e lo formano per la sua avventura, insegnandogli le basi per sopravvivere all’Alaska. Nonostante la caparbietà e il fervore del giovane ragazzo, dopo aver vissuto cinque mesi nella natura selvaggia dell’Alaska in un furgone trovato casualmente, muore avvelenato da una tossina presente su una bacca ritenuta commestibile.
Un giovane ribelle
La sensazione di oppressione, frustrazione è ricorrente nell’età giovanile, in particolar modo adolescenziale. Il nuovo mondo di regole e responsabilità a cui si approcciano i giovani non permette loro l’espressione della loro grande energia e vitalità. In questa età, le passioni, le emozioni, i desideri hanno la massima espansione, ma la loro realizzazione è ostacolata da una società impersonale e ripetitiva. Questa distanza fra i giovani e la società genera solitamente un rapporto conflittuale, di diffidenza. Le principali figure su cui si riserva la frustrazione sono senza dubbio i genitori, visti come ostacoli all’espressione di sé.
Chris McCandless è un giovane come gli altri che si sente soffocato dal peso del mondo. Di fatto la sua decisione di isolarsi nella natura è motivata dalla volontà di sciogliere il vincolo che lo tiene legato alla società. Chris non si sente appartenente a una società scialba, che propone uno stile di vita monotono e mortificante. Per questa ragione il giovane entra in conflitto con i propri genitori, percepiti come il riflesso dell’autorità opprimente della società. L’insoddisfazione, l’assenza del sentimento di appartenenza spingono Chris ad abbandonare i genitori e la società per vivere un’esperienza che finalmente lo soddisfi.
L’atto di Chris è un gesto estremo, ma che rispecchia la personalità avventurosa dei giovani. Il gesto di Chris è l’attuazione del desiderio condiviso dall’intera generazione giovanile: il desiderio dell’estremo, del folle, dell’imponente, quello che è in grado di far esprimere la propria personalità. Alcuni giovani tentano di trovare la propria realizzazione in occupazioni dove possono riversare le proprie energie, come il lavoro, lo sport, l’arte… ma a volte non riescono pienamente a soddisfare tutte le loro inclinazioni. La soluzione definitiva si mostra pertanto nel gesto di Chris, che ha avuto il coraggio di privarsi di quel che lo sosteneva, ma lo opprimeva.
Alla ricerca della libertà
Volevo il movimento, non un’esistenza quieta. Volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore.
Alla conoscenza del caso di Chris, la prima domanda che sorge spontanea è ‘perché?’ La risposta del ragazzo è semplice: per la libertà più assoluta, per la felicità. L’abbandono della civiltà non fu intrapreso da Chris soltanto come una sfida alle autorità, in particolare ai genitori, ma fu soprattutto una scelta motivata da un forte idealismo.
Chris avrebbe potuto possedere tutte le comodità di una vita agiata, data la sua intelligenza e la ricchezza dei genitori. Ma Chris non voleva uno stile di vita tradizionale, ritenendola persino mortificante. Chris non voleva una casa, un’auto, una famiglia, un lavoro… Chris voleva solamente viaggiare e vivere avventure nella natura estrema. Egli voleva fuggire da un mondo di cose, di consumismo, che attraverso l’incessante sviluppo industriale e tecnologico aveva reso la vita più confortante, ma allo stesso tempo incolore e inerte. La vera vita per Chris consisteva nell’azione, nella ricerca dell’estremo: solo così si sentiva vivo. E quale luogo migliore per l’avventura se non la natura incontaminata. La natura era per Chris il luogo dove risiede la verità, la vera essenza della vita, e l’unico modo per raggiungerla era abbandonarvisi.
Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso.
Una natura romantica
Il grande fascino che esercita la natura per la sua suggestività e unicità è indiscutibile. Numerosi poeti e scrittori hanno cercato di rendere le emozioni che derivano dalla contemplazione e dall’esperienza della natura. Si è radicata così nella tradizione culturale un’immagine della natura idealizzata: luogo perfetto, dove regna la felicità, l’armonia. Senza dubbio le emozioni che provoca la natura sono senza pari, ma allo stesso tempo non è tutto rose e fiori. E Chris McCandless l’ha sperimentato sulla propria pelle.
La passione di Chris per la natura selvaggia si rafforza e si consolida proprio con l’approccio alla letteratura. Grande appassionato dei classici, Chris si interessò perdutamente ai romanzi d’avventura in terre selvagge, fra tutti Il richiamo della foresta e Zanna bianca di Jack London. Il mondo rappresentato dall’autore statunitense concorda con gli ideali già maturati dal giovane: la critica della società, l’esaltazione della natura selvaggia come rifugio e mondo primordiale. Per questo i due romanzi diventano punti di riferimento per il giovane, baluardi della sua concezione di vita. Ma la rappresentazione romanzesca della natura tende a escludere i suoi aspetti più controversi, come la difficoltà a vivere nei luoghi estremi. Di fatto, per sopravvivere in luoghi come quelli descritti dai romanzi di London, è necessario avere un’adeguata preparazione ed esperienza, raggiungibili non con tanta facilità.
Se da un lato le terre estreme dell’Alaska affascinano per la loro maestosità, dall’altro celano una pericolosità senza uguali. Trasportato dalla sua veemente passione, Chris sminuì e tralasciò i rischi della vita in quelle terre. Di fatto giunse in Alaska senza un adeguato equipaggiamento e con scarso cibo. La sicurezza nelle proprie capacità, la fiducia nella fortuna e nella natura, lo spinsero a un atteggiamento di noncuranza. Questa gli costò caro, dato che in scarsità di cibo cercò di nutrirsi con piante, ma purtroppo velenose. La tossina presente in una di esse gli provocò uno stato di denutrizione grave che, non avendo possibilità di essere curato, lo portò alla morte.
Un nobile eroe o un idiota imprudente?
L’opinione pubblica sul caso di Chris McCandless si divise in due giudizi contrastanti: chi lo ammirava per il coraggio e i nobili ideali e chi invece lo sminuiva per l’arroganza e la stupidità. Da un lato ebbe il coraggio di privarsi e di abbandonare la comodità per seguire i propri sogni, dall’altro non tenne conto della complessità della realtà, che spesso smentisce i sogni. Di certo i giudizi sulla questione sono condizionati dalla propria percezione del mondo e della vita. Chi non sopporta la vita di città e ama la natura, non può che identificarsi con Chris; invece chi preferisce la comodità di una vita tranquilla, vedrà in Chris un incosciente spericolato. Ma in entrambi i casi si prova stupore e una forte curiosità. Perché la notizia di un uomo che abbandona la civiltà per scegliere di vivere nella natura selvaggia non è di tutti i giorni, data proprio la sua unicità.
Ci si può interrogare all’infinito se la scelta di Chris sia stata giusta o sbagliata, senza concludere nulla. Ma per quanto riguarda il ragazzo, non si è mai pentito della sua scelta. Ha realizzato il suo desiderio di vivere isolato nella natura e, nonostante le grandi difficoltà incontrate, non ha mai desistito. Proprio in punto di morte, riguardando la propria vita, dichiara la sua felicità: “Ho avuto una vita felice e ringrazio il Signore. Addio e che Dio vi benedica!”.
Negozi tinti di cuoricini rossi e vetrine travolte da cascate di cioccolatini: febbraio è il mese dell’amore, almeno secondo le convenzioni sociali. […]