Questo mese si sono tenute le votazioni per l’elezione del Capo dello Stato, coronate dalla rielezione, in data 29 gennaio, di Sergio Mattarella. Quale migliore occasione, allora, per approfondire brevemente la sede ufficiale del Presidente della Repubblica: il Palazzo del Quirinale.
È sempre un’operazione complessa cercare di tratteggiare gli sviluppi e l’evoluzione di un’opera architettonica, soprattutto quando questa porta con sé una lunga e articolata evoluzione che attraversa i secoli della storia della Penisola. Spesso, infatti, un’architettura risulta essere il risultato di stratificazioni costruttive che si sono sovrapposte e susseguite nel corso di decenni, secoli, se non addirittura millenni.
Le opere pittoriche o scultoree, invece, portano su di sé una realizzazione che si esaurisce in un tempo relativamente breve. Una volta concluse, si configurano quindi quali opere finite, mentre un’architettura è sempre una sorta organismo, un sistema costantemente sottoposto ad adattamenti e riadattamenti. Questi sono subordinati al cambiamento dei tempi, dei soggetti ospitanti, delle loro aspirazioni, dei gusti dell’epoca corrente, ma anche delle ideologie dominanti. A tale caratteristica intrinseca delle opere architettoniche nemmeno il Palazzo del Quirinale fa eccezione.
Il Quirinale: etimologia di un antico colle
Quando si considerano edifici e complessi quali il Palazzo del Quirinale, è inevitabile prendere le mosse anzitutto dalle radici antiche che caratterizzano il luogo.
Il Palazzo del Quirinale deve il suo nome all’area collinare (oggi ormai impercettibile) su cui sorse il Colle Quirinale (dal lat. Collis Quirinalis). Questo, anticamente, costituiva uno dei “sette colli” (in realtà più di sette) che punteggiano il territorio di Roma e che fin dall’Età del Bronzo (II millennio a.C.) avevano ospitato i primi nuclei abitativi stanziatisi nell’area romana. In virtù dei suoi versanti scoscesi e della sua altezza, seppur modesta, anche il Colle Quirinale fu scelto in epoca arcaica come luogo di insediamento, in particolare dall’antica popolazione dei Sabini.
Il nome Quirinale, però, pare che derivi dalle attività cultuali che anticamente si espletavano presso l’area del colle. Risale proprio alla popolazione dei Sabini, infatti, il culto dei Dio Quirino: una divinità piuttosto misteriosa, che probabilmente deve il suo nome alla località di Curi (Cures Sabini). Trattasi quest’ultimo di un antico insediamento appenninico popolato dai Sabini e che, verosimilmente, era all’origine del culto di Quirino.
Ebbene, al principio del III sec a.C., un console romano fece costruire presso il colle un tempio dedicato proprio al dio Quirino, probabilmente in un’area nella quale già da tempo si trovava un altare votivo dedicato al culto medesimo. Da questo momento in poi, a partire dall’età repubblicana, l’area prese il nome di Collis Quirinalis. Tuttavia oggi non restano tracce dell’antico tempio summenzionato, conosciuto soltanto attraverso le fonti scritte.
Dall’antichità al Rinascimento
Nel corso dell’età imperiale diversi complessi residenziali dell’aristocrazia romana si affiancarono al tempio di Quirino, soprattutto il nuovo tempio di Serapide, la cui costruzione è riferita alla committenza dell’imperatore Caracalla (morto nel 217 d.C.).
È proprio dal tempio di Serapide che provengono originariamente i due gruppi scultorei dei Dioscuri (Castore e Polluce, dai romani assunti come numi tutelari dell’esercito, in particolare della cavalleria), rappresentati nell’atto di domare i propri destrieri. In seguito le due statue furono riutilizzate nelle terme di Costantino, costruite presso il Colle. Attualmente, invece, insieme all’obelisco proveniente dall’antico mausoleo di Augusto, sono visibili nell’odierna Piazza del Quirinale. Il complesso scultoreo costituisce quella che oggi è conosciuta come la fontana dei Dioscuri, realizzata su progetto di Domenico Fontana alla fine del ‘500.
Prima di tale avvenimento, però, durante il Medioevo, l’area del Quirinale e le sue strutture furono sottoposte a costanti e continue spoliazioni di materiale lapideo e scultoreo. Fino a quando, tra il ‘400 e il ‘500, non ebbe inizio una fase di riedificazione dell’area: nei secoli successivi avrebbe portato alla nascita dell’attuale complesso.
Il Quirinale nel ‘500
Ma procediamo con ordine. Tra secoli XV e XVI, l’area del Quirinale (il cui colle ormai da secoli si era livellato per effetto dell’erosione e delle attività costruttive) fu interessata da un’intensa attività edilizia, sebbene di portata modesta. In questa fase, intorno all’attuale piazza e lungo la via Alta Semita (oggi via del Quirinale) sorsero palazzi e residenze signorili dell’aristocrazia cardinalizia romana.
Di grande importanza fu la realizzazione della villa del cardinale Oliviero Carafa: il nucleo primigenio dell’odierno complesso del Palazzo del Quirinale. Attorno al 1550 poi, l’originaria villa Carafa fu acquistata dal cardinale Ippolito d’Este, a cui si deve la commissione di nuovi interventi costruttivi. Il cardinale convertì peraltro la precedente vigna del complesso in uno splendido giardino.
Fu però Papa Gregorio XIII a ordinare la prima grande ristrutturazione della precedente villa. Il pontefice commissionò il progetto all’architetto Ottaviano Mascarino. Negli anni ’80 del ‘500, l’architetto sostituì la piccola villa con un nuovo, grande e sfarzoso complesso palaziale, caratterizzato da una splendida facciata con loggiato. Alla ricostruzione del Mascarino si devono, per esempio, il cosiddetto “torrino” (oggi nota come la torre dei Venti) e soprattutto la sontuosa scala elicoidale, già baroccheggiante nella sua articolazione e nota infatti come la “scala del Mascarino”. Ancora oggi la scala funge da collegamento tra i vari piani del Palazzo.
Il successore di Gregorio XIII, ossia papa Sisto V, rese infine il complesso del palazzo sede estiva del pontificato. Anch’egli, come i suoi predecessori, commissionò un’ulteriore ampliamento della struttura, affidando il progetto al grande architetto Domenico Fontana. Al progetto di Fontana risale anzitutto l’aggiunta di una seconda struttura sull’odierna via del Quirinale e di un’ala di accesso verso l’omonima piazza.
Infine si dovette sempre a Fontana la sistemazione definitiva della piazza stessa, con la realizzazione della sopracitata Fontana dei Dioscuri: a comporla le due statue e l’antico obelisco, originariamente situato all’ingresso del Mausoleo di Augusto in Campo Marzio.
L’assetto definitivo: gli interventi sotto papa Paolo V (1605-1621)
Al netto dei piccoli e non invasivi interventi del XVIII sec., il complesso del Palazzo del Quirinale raggiunse il suo definitivo assetto architettonico durante il pontificato di Papa Paolo V. Fu in questa fase che, sotto la direzione dell’architetto Flaminio Ponzio (al quale poi subentrò Carlo Maderno) il complesso si arricchì di quelle che ancora oggi costituiscono le sue sale più sublimi e artisticamente sfarzose.
È a questa fase costruttiva che risalgono lo Scalone d’Onore, gli allestimenti del Salone delle Feste, il Salone dei Corazzieri (anticamente la Sala Regia), la Cappella Paolina (cappella privata di Paolo V) e la piccola Cappella dell’Annunziata. Quest’ultima, caratterizzata dagli affreschi di Guido Reni e bottega, è un vero e proprio scrigno della pittura barocca.
Il Palazzo del Quirinale durante il Regno d’Italia
Tra il ‘700 e l’800 il Palazzo del Quirinale non fu interessato da sostanziali interventi. Durante l’età napoleonica il complesso venne riadattato con un assetto neoclassico sotto la direzione di importanti pittori come Ingres. Nel 1815, poi, il Palazzo tornò ad essere sede papale. L’ultimo pontefice ad avervi risieduto nell’800 fu Papa Pio IX. Dopo l’evento della Breccia di Porta Pia (20 settembre 1870) e la conseguente annessione di Roma al Regno d’Italia, il Palazzo divenne infatti residenza della famiglia reale dei Savoia.
Per imprimere e segnare il trapasso dalla precedente proprietà papale, la famiglia reale fece rimaneggiare l’aspetto di alcune sale secondo un gusto neo-rococò. Si decise inoltre di arricchire ulteriormente le sale con un nuovo mobilio e soprattutto con la collocazione ad hoc di alcuni splendidi quadri e arazzi. Fu lo stesso Vittorio Emanuele II a far trasferire da Firenze dieci arazzi risalenti alla metà ‘500. Questi erano stati realizzati su cartoni di Bronzino e Pontormo e raffigurano episodi dell’Antico Testamento.
Dal Regno d’Italia alla Repubblica
Con la fine del Regno d’Italia e la nascita della Repubblica, sancita dal referendum del 2 giugno 1946, il Palazzo del Quirinale è diventato la sede del Capo dello Stato.
Dalle sue antichissime origini, passando per il controllo pontificio e poi quello regio, il complesso ha quindi accompagnato gli sviluppi della storia della città capitolina e dell’intera Penisola. Si è così configurato come uno degli emblemi architettonici del paesaggio dell’Urbe, fino a divenire il simbolo architettonico della Repubblica.
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