Abbiamo intervistato Jaboni, pseudonimo di Simone Iaboni, cantatore, interprete e architetto di Frosinone, classe 1982.
Simone si trasferisce a Roma a 20 anni dove frequenta l’Accademia di musica Scarlatti, concorre a diversi concorsi locali e nazionali, tra cui il Tour Music Fest nel 2017, anno in cui partecipa al Tour Music Camp presso il CET di Mogol. Nel 2018 entra a far parte del coro romano gospel “All Over Gospel Choir” con il quale si esibisce nei teatri e palcoscenici della capitale. Lo stesso anno diventa membro del coro “Le Mani Avanti” diretto dal maestro Gabriele D’Angelo, con cui partecipa a diverse manifestazioni canore a Roma e in Italia, come il “Vokal Fest” all’Auditorium Parco della Musica.
Con loro, durante il lockdown, partecipa alla realizzazione di una cover a cappella del brano di Des’ree You gotta be andato in onda su Rai1 nel programma “Musica che unisce”; scrive testi in italiano e in inglese e collabora attivamente alla composizione di brani con la GIL produzioni, del produttore artistico Giorgio Lorito.
Dal 3 dicembre è disponibile il suo ultimo singolo Endless Time, in cui Jaboni ci riporta a vedere il mondo con gli occhi di un bambino, spronando gli ascoltatori a non arrendersi alla routine e provando a viaggiare con la mente come si faceva quando l’unico problema era scegliere il gioco con cui divertirsi.
Andiamo a vedere quello che Jaboni dichiara sulla sua personalità.
L’intervista
Ciao Simone, abbiamo avuto il piacere di ascoltare Endless Time; cosa consiglieresti a chi, ormai schiavo di un mondo grigio, non riesce più a vedere la realtà con gli occhi di un bambino?
Ciao! E’ molto facile farsi prendere dai problemi e gli impegni di tutti i giorni e dimenticarsi che abbiamo bisogno di momenti solo nostri, nei quali poter riscoprire le passioni che vivono dentro di noi sin dall’infanzia. In questi casi suggerisco di fermarsi un’istante e chiedersi, “cosa mi fa sentire veramente bene? cosa mi fa vedere il mondo con occhi diversi?”. Le risposte a queste domande sono il biglietto per il viaggio verso i nostri sogni.
Sempre parlando del tuo ultimo singolo, si può notare una sperimentazione, sia in ambito strumentale, sia in quello canoro.
Preferiresti continuare a “guardarti intorno” o ti piacerebbe padroneggiare un genere in particolare?
Sono una persona estremamente curiosa, soprattutto in ambito musicale. Mi piace ascoltare sempre nuove cose, che sono linfa per la scrittura di nuovi brani. Quindi direi che assolutamente voglio continuare a guardarmi intorno, ad evolvermi e sperimentare più possibile.
Nel tuo primo singolo Love Comes Back to Me quale messaggio vorresti trasmettere ai tuoi ascoltatori?
In Love Comes Back to Me racconto la storia di un amore a distanza, che continua a vivere dopo anni, più forte di prima. Ascoltando questa storia vorrei che l’ascoltatore capisse che a volte quelli che sembrano ostacoli, come ad esempio la distanza, possono diventare in realtà un forza in più che con pazienza e coraggio riesce ad alimentare l’amore stesso, invece di indebolirlo.
Sempre in Love Comes Back to Me, troviamo la presenza di un organetto gospel; quanto questo genere ha influenzato la tua musica?
Sono molti i generi dai quali prendo ispirazione, in particolare la musica soul, pop, elettronica… sono legato al gospel in quanto ho avuto una magnifica esperienza facendo parte di una formazione corale gospel a Roma che mi ha insegnato tantissimo.
Per concludere, questi due singoli saranno parte di un progetto? Potresti dirci qualcosa in merito?
Esatto, i due brani pubblicati fanno parte di un progetto più ampio, prodotto da GIL Produzioni, che comprende altre canzoni dalle sonorità simili e in lingua inglese. Pubblicherò altri pezzi nei prossimi mesi del 2022, pianificando anche esibizioni live così da portare la mia musica in giro il più possibile.
Ringraziamo Jaboni per l’intervista e gli auguriamo un buon proseguimento
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Crediti
Materiale gentilmente fornito da Red&Blue