“Homicidal”: una sfida ad Alfred Hitchcock

Numerosi sono stati i film, ormai di culto, che hanno segnato non solo la storia del cinema, ma anche la cultura e il costume collettivo. L’esempio più famoso é probabilmente quello di Psycho, uscito in sala nel 1960 sconvolgendo pubblico e critica e anche per questo destinato a diventare il capolavoro di Alfred Hitchcock. Fin da subito il grandissimo successo riscosso dal film spinse altri registi a crearne omaggi e sequel, ma anche a sfidarne la portata: proprio in questo solco si colloca l’operazione tentata da William Castle con il suo Homicidal.

Omicidi e doppie identità

Homicidal é la storia di Emily, una giovane donna che propone al facchino del motel in cui alloggia di sposarla, presentandosi con il falso nome di Miriam e offrendogli in cambio una grande somma di denaro. Ma la notte del matrimonio la ragazza uccide il giudice che ha officiato le nozze, senza un motivo apparente. Poco dopo, Emily torna a casa e comunica a Helga, la vecchietta muta e paralizzata che assiste quotidianamente, di aver compiuto l’omicidio. La donna vive con Warren, uomo d’affari e fratello di Miriam Webster, a cui Emily ha sottratto il nome per compiere il crimine. Quando la polizia la rintraccia, Miriam riconosce nell’identikit dell’assassina la giovane infermiera e decide di comunicare i sospetti al fratello; ma quella notte, Miriam sorprende Emily nella stanza di Warren e, sentendo una conversazione tra i due, ne deduce che abbiano una relazione.

Con i suoi sospetti ormai accertati, il giorno seguente Miriam torna a casa del fratello; qui trova Helga decapitata e viene aggredita da Emily, che le rivela di essere Warren vestito da donna. Dopo l’intervento dello sceriffo, si scopre che Warren era in realtà una donna, che fin dalla nascita era stata cresciuta come un maschio per volere della madre. Trasferitosi in Danimarca, Warren si era creato l’identità fittizia di Emily per poter vivere come una donna all’insaputa di tutti. Anni dopo era tornato in America e fu costretto a riprendere la finzione per poter ricevere l’eredità paterna; perciò assunse l’alter ego di Emily per uccidere coloro che sapevano la verità.

Un calco (quasi) perfetto di Psycho

Nonostante affermi di non essersi ispirato a Psycho, il film di Castle ne é a tratti un calco perfetto, fin dalle prime sequenze; il regista infatti si presenta in prima persona descrivendo la storia e i personaggi. Allo spettatore dell’epoca non sarebbe potuto sfuggire il richiamo chiaramente parodico alla serie Alfred Hitchcock Presentsin cui lo stesso Hitchcock si mostrava nei panni di conduttore a introdurne i vari episodi, tendenzialmente di natura criminale. Ci sono poi numerose sequenze che sono quasi ai limiti del plagio, come l’omicidio del giudice di pace o la scoperta dell’assassino da parte di Miriam. In particolare, la prima richiama la scena della doccia di Psycho, con il giudice che, colpito da un numero eccessivo di coltellate, strappa una tenda.

É però evidente l’inferiorità narrativa del film di Castle rispetto al suo modello: manca infatti quella tensione che caratterizzava le conversazioni tra Marion e Norman, qui riproposte in più scene. Ma la più grande difficoltà per Homicidal sta nel riproporre una sorpresa finale forte tanto quella di Psycho con la scoperta della verità su Norman. Castle però non può più sfruttare questo espediente perché il pubblico lo ha ormai ben presente (e che, fin dalla scena in camera di Warren, può intuire che lui ed Emily sono la stessa persona), ma non si dimostra capace neppure di creare un’atmosfera di tensione adeguata a questa narrazione.

Danimarca e transessualità

Più volte nel corso del film i personaggi, tra cui lo sceriffo nel finale, alludono alla Danimarca e al viaggio intrapreso da Warren l’anno precedente. Quello che per gli spettatori di oggi é un riferimento privo di significato era, all’epoca, molto chiaro al pubblico americano. Castle allude infatti alla vicenda di Christine Jorgensen, protagonista del primo caso di cambio di sesso a diventare mediatico, nel 1952. In quegli anni non era ancora possibile effettuare questo genere di operazioni negli Stati Uniti, tanto che la Jorgensen si era dovuta recare proprio in Danimarca: fu così che il nome del Paese divenne quasi un’antonomasia per riferirsi alla transessualità.

Tuttavia, il regista non chiarisce se Warren abbia subito effettivamente l’operazione, ma l’allusione é necessaria per comprendere alcuni elementi altrimenti privi di fondamento. Per esempio, la protagonista si serve di un coltello chirurgico per compiere gli omicidi e Castle insiste molto nel sottolinearlo, specie nelle scelte di regia; anche questo espediente é volto ad alludere alla transessualità di Warren.

Successo e influenza di Psycho

L’inserimento di questa tematica in Homicidal rivela ancora più nettamente la volontà del regista di sfidare il capolavoro di Hitchcock. Anche in Psycho si ritrovano infatti riferimenti interdiscorsivi, in particolare alla psicanalisi conservatrice ormai predominante in quegli anni in America. Uno dei maggiori punti di discussione di questa disciplina era la tematica dell’omosessualità, che tradizionalmente veniva associata al travestitismo: nel film di Hitchcock quest’ultimo é il fondamento della sorpresa finale sulla madre, mentre si tralasciano possibili allusioni all’omosessualità di Norman. Allo stesso modo, Castle tenta di dotare il suo film di un corredo interdiscorsivo analogo ma ancora più sconvolgente, ritrovandone il corrispettivo perfetto nel caso della Jorgensen.

Per quanto non sia un’operazione perfettamente riuscita a livello narrativo, Homicidal ha il grande merito di avere portato l’attenzione sulle tematiche più interessanti di Psycho, rivelandone le basi dell’influenza e del successo che l’hanno reso il capolavoro che conosciamo oggi.

 

FONTI

Wikipedia

CREDITS

Youtube

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.