Oltre i propri limiti

Oltre i propri limiti: tra arte e disabilità (parte II)

Nella prima parte dell’articolo, abbiamo conosciuto le storie di Francisco Goya, Henrì Matisse e Frida Kahlo. Questi personaggi hanno fatto della loro disabilità un punto di forza e sono riusciti ad andare oltre i propri limiti, realizzando opere d’arte dalla bellezza universale. Scopriamo oggi altre storie di altri artisti affetti da disabilità.

Ci sono così tante opportunità nella vita che la perdita di due o tre capacità non è necessariamente debilitante. Un handicap può darti l’opportunità di concentrarti maggiormente sull’arte, sulla scrittura o sulla musica.

(Jim Davis)

Pierre Auguste Renoir: oltre i propri limiti

Nato il 25 febbraio 1841 a Limonges, Renoir è stato uno dei più grandi esponenti dell’Impressionismo francese. Fin dalla tenera età, mostra una predisposizione verso il disegno e la pittura; inizia un apprendistato presso una ditta di porcellane colorate e, nel frattempo, segue i corsi all’Ecole des Dessin et des Arts Dècoratifs. Successivamente, viene ammesso all’Ecole des Beaux Arts, dove conosce Claude Monet, Frèdèric Bazille e Alfred Sisley.

Pierre Auguste Renoir

Questo gruppo di amici e colleghi si reca, nella primavera del 1864, a Fontainbleau, con l’intento di dipingere la foresta con il metodo en plein air, invece che in studio, come era solito per gli artisti dell’epoca.

La pittura di Pierre Auguste Renoir si contraddistingue per la vibrante luminosità, per il vivace e variegato cromatismo e per la dinamica espressività delle sue figure, realizzate senza disegno preparatorio. Ma la vita dell’artista francese subisce un’importante cambiamento: nel 1888 il pittore inizia ad avvertire i primi dolori articolari, sintomo di quella patologia che gli verrà diagnosticata l’anno successivo: l’artrite reumatoide.

Cos’è l’artrite reumatoide?

L’artrite reumatoide è una patologia infiammatoria, cronica e sistemica che colpisce tutte le articolazioni. Si caratterizza per i dolori che interessano gli arti, i quali diventano tumefatti e che, con il tempo, tendono a deformarsi. Col procedere della progressione, la malattia può colpire anche altri organi o apparati, come i polmoni, gli occhi, la cute o i vasi.

Ogni tanto bisogna tentare cose superiori alle proprie forze.

 (Pierre Auguste Renoir)

A dispetto delle difficoltà e della progressione della malattia, l’artista decide di andare oltre i propri limiti: Renoir si rifugia nella bellezza dell’arte e con la sua pittura esprime il suo essere interiore, continuando a sperimentare nuove tecniche e realizzare capolavori dalla bellezza sconvolgente. Con il passare del tempo il suo corpo inizia a cambiare e a deformarsi, camminare diventa sempre più difficile; come afferma lui stesso: «Rinuncio a camminare perché ciò comporta un tale sforzo di concentrazione che non me ne lascerebbe più alcuna per la pittura. E io preferisco dipingere che camminare.»

La pittura per l’artista francese è una necessità e una potente medicina; l’anchilosi alla spalla e la deformità delle mani hanno costretto Renoir ad adottare innovativi stratagemmi per dipingere. Tenere la tavolozza dei colori in mano diventa per lui, in poco tempo, molto difficile, e l’artista inizia a tenerla in equilibrio sulle ginocchia e lo spigolo del cavalletto. Con l’avanzare della malattia, il pittore inizia ad avere impedimenti anche nel tenere e maneggiare i pennelli; così la moglie, i suoi figli o le sue modelle, glieli fissano alle mani mediante delle fasciature, che avevano anche i compiti di assorbire il sudore prodotto dal palmo della mano, e prevenire l’insorgere di infezioni.

L’opera Le grandi bagnanti, eseguita nel 1919, è stata realizzata con uno speciale cavalletto, costruito appositamente per Renoir. Siamo nell’ultimo periodo della sua vita e per l’artista dipingere diventa sempre più arduo; la tela viene montata su una serie di cilindri e fissata a delle stecche di legno, le quali ruotano attorno a due perni collegati dalla catena della bicicletta del pittore, manovrati da una manovella che permette di muovere la tela su e giù; segno di una grande determinazione e di un profondo amore per la pittura.

La vicenda di Renoir racconta una storia di grandissimo coraggio e forza di volontà, e dona ai posteri un messaggio importante: non bisogna mai lasciare che la malattia prenda il sopravvento.

Henrì de Toulouse-Lautrec

Henrì de Toulouse-Lautrec nasce il 24 novembre 1864 ad Albi, in Francia. Artista eccentrico e anticonformista, oltre a essere stato il cronista della vanità del mondo del caffè-concerto di Parigi, ha anche avuto un ruolo fondamentale nel campo della grafica pubblicitaria, inventando immagini memorabili per attrici e cantanti.

A causa del matrimonio consanguineo dei genitori, Lautrec nasce con una malattia genetica importante: la picnodisostosi, nota anche come Sindrome di Toulouse-Lautrec. Questa patologia genetica è molto rara, colpisce infatti solo una persona su 1.7 milioni in tutto il mondo; sono solamente duecento i casi descritti in letteratura. È una malattia autosomica recessiva: affinché la malattia si sviluppi una persona deve nascere con due copie di un gene anormale.

Il principale sintomo della picnodisostosi sono le ossa dense ma fragili; la malattia può anche portare ulteriori complicazioni e sintomatologie, oltre che peculiari tratti fisici. Le persone affette dalla Sindrome di Toulouse-Lautrec posso presentare fronte molto alta, dita corte, bassa statura (spesso si ha il busto da adulto e le gambe corte), schemi respiratori anormali e difficoltà con i processi mentali, sebbene l’intelligenza non risulti solitamente influenzata.

Au Moulin Rouge: consapevolezza e autoironia

Diverse sono le fotografie e gli autoritratti di Henrì de Toulouse-Lautrec, dimostrazione della consapevolezza che l’artista ha avuto riguardo il proprio corpo.

Au Moulin Rouge, Henrì de Toulouse-Lautrec. 1892-95

Il pittore francese, nonostante le difficoltà causate dalla patologia genetica che porta il suo nome, ha deciso fin da subito di non abbattersi ma di andare oltre i propri limiti.

Nel dipinto Au Moulin Rouge, Lautrec rappresenta un’immagine istantanea della Parigi notturna, con le sue passioni e speranze, ma anche con la sua miseria; tutti questi sentimenti sono trasmessi attraverso l’immagine di Louise Weber, detta La Goulue, la più importante ballerina del celebre locale, nota per la furia delle sue danze. La Goulue è raffigurata di schiena, mentre si pettina, sullo sfondo del dipinto; alla sua sinistra si vedono due uomini che camminano: uno di questi è Henrì de Toulouse-Lautrec. Il pittore si dipinge basso e ricurvo e la sua immagine simboleggia la propria firma (in chiave ironica) sul quadro.

Henrì de Toulouse-Lautrec è stato un personaggio che, come Renoir e tanti altri, è riuscito a fare della malattia la sua forza, senza lasciarsi sopraffare dalle difficoltà.

Oltre i propri limiti: Paul Klee

Paul Klee nasce in Svizzera il 18 dicembre 1879. Figlio di musicisti, a sette anni inizia a studiare violino e poco dopo entra a far parte di un’orchestra. La musica sarà una costante nella sua vita, ma fin da bambino mostra una precoce predisposizione per il disegno.

Verso la fine dell’Ottocento inizia a dipingere paesaggi naturali, come il lago di Toune o le Alpi; ma ben presto sente la necessità di evadere, e per questo motivo si trasferisce a Monaco, dove inizia a frequentare la scuola di disegno di Heinrich Knirr. I suoi numerosi viaggi gli consentono di affinare il proprio stile pittorico; ma la vita di Paul Klee, dagli anni trenta del Novecento, cambia inesorabilmente. I primi sintomi della sclerodermia compaiono in seguito a violenta broncopolmonite: l’artista inizia a notare dei cambiamenti della pelle del viso, più rigida e più tesa.

La sclerodermia

Il termine deriva dal greco e significa “pelle dura“: è una malattia autoimmune caratterizzata da un ispessimento cutaneo, dovuto a un accumulo del tessuto connettivo fibroso. Sono noti due tipi di sclerodermia: quella localizzata, che colpisce solo la pelle; quella sistemica che invece può coinvolgere gli organi interni e creare problemi alla circolazione del sangue.

Nonostante la gravità della sua patologia, Paul Klee non ha mai smesso di dipingere; nell’ultimo periodo della sua vita, la sclerodermia ha provocato all’artista seri problemi all’esofago, che lo hanno portato ad alimentarsi esclusivamente con cibi liquidi. Ma l’artista, negli ultimi anni della sua vita, ha dipinto circa un quarto delle sue opere, andando oltre i propri limiti.

Al 1940, anno della sua morte, risale il dipinto Morte e fuoco: in primo piano vediamo il viso pallido di un uomo, forse proprio quello del pittore, che sembra salutare l’osservatore e il mondo. Sul volto si legge la parola Tod, che in tedesco significa morte. Sullo sfondo, che ha il colore del fuoco, si staglia una figura stilizzata che si allontana dalla scena: con questo dipinto Paul Klee sembra voglia dare alla vita l’ultimo addio.

Pensi di avere un limite, così provi a toccare questo limite. Accade qualcosa. E immediatamente riesci a correre un po’ più forte, grazie al potere della tua mente, alla tua determinazione, al tuo istinto e grazie all’esperienza. Puoi volare molto in alto.

(Ayrton Senna)


 

 

Fonti

Biografieonline

Oltrelamalattia

Humanitas

Capire L’arte. Dal Neoclassicismo a oggi, G. Dorfles, A. Vettese, E. Princi, G. Pieranti. 2016, Atlas Editore, Bergamo.

Luigiberlinguer

Biografieonline

Centrostudigised

Issalute

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