La narrativa dannosa dell’aborto nelle serie tv

La società cambia e cambiano i media che la rappresentano. Nell’ultimo periodo molte più serie tv si sono prese carico di determinate tematiche che sono sempre state rilevanti, ma che solo recentemente hanno iniziato a prendersi il loro spazio. Non sempre, però, l’opportunità di raccontare queste situazioni è colta completamente o portata avanti senza imporvi giudizi morali. Proprio questo è successo e continua a succedere nel caso dell’aborto.

Parlare di gravidanza evitando l’aborto

Spesso, la scelta più comune resta proprio quella di ignorare la possibilità dell’aborto all’interno delle serie tv, o di trovare espedienti per non farlo avvenire quando è il momento di tirare le fila della storia. Da un punto di vista puramente narrativo, che guarda quindi alle storie dei personaggi con lo scopo di rendere il loro percorso più accattivante e coinvolgente agli occhi del pubblico, è facile immaginare il perché. La storia di una gravidanza apre le porte a nuovi personaggi, può essere portata avanti per più puntate e forse anche più stagioni.

Spesso, la maternità risulta per i personaggi femminili un arco narrativo sicuro attraverso il quale completare la crescita come personaggi e come donne. Inoltre, si evita di marchiare il proprio prodotto a livello politico, senza rischiare di perdere una fetta di ascoltatori che potrebbe storcere il naso e spegnere la televisione davanti al racconto di una donna che sceglie consapevolmente di abortire. D’altro canto, però, i prodotti d’intrattenimento non sono puro marketing, ma spesso hanno dietro persone che vogliono raccontare una storia e mandare avanti un messaggio, anche se questo potrebbe significare dover rinunciare a determinate possibilità e ascoltatori.

Privare le donne di una scelta sul proprio corpo

Purtroppo però, questa scelta è spesso evitata. Oltre ai casi in cui, seppur la protagonista si trovi in situazioni complicate, la scelta di abortire non è presa sul serio né tantomeno nominata, sono molto comuni anche le occasioni in cui, nonostante si ipotizzi di abortire, la donna non compie mai veramente la sua scelta. Spesso, infatti, molti sceneggiatori decidono di optare per un aborto spontaneo, o un falso allarme; con un espediente si risolvono due problemi: la donna in questione infatti avrà tutti i benefici dell’aborto, ma potrà comunque continuare a essere una brava ragazza senza che la sua morale debba scontrarsi con l’aborto.

L’ipotesi dell’aborto nelle serie tv

Questo avviene ad esempio in Desperate Housewifes , serie tv andata in onda dal 2004 al 2012, dove il marito di una delle protagoniste, Gabrielle, manomette le sue pillole anticoncezionali per farla rimanere incinta. Nonostante la gravidanza non sia programmata e le derivanti conseguenze problematiche che portarla avanti comporterebbe, Gabrielle decide comunque di tenere il bambino. Ma, grazie a una strategica e quanto più classica caduta dalle scale, ha un aborto spontaneo che pone fine alla questione.

Anche nella settima stagione di How I Met Your Mother l’ipotesi della gravidanza inaspettata si affaccia nella vita di una delle protagoniste. Robin, infatti, teme di essere rimasta incinta. Il suo personaggio è, dai primi momenti in cui lo conosciamo, fermamente contrario all’avere figli e all’essere madre. Nonostante questi tratti la caratterizzino come personaggio, l’ipotesi di abortire non è mai presa in considerazione. Si scopre poi che Robin non solo non è incinta, ma è anche sterile, notizia che causa tristezza alla protagonista. Questo toglie al personaggio la possibilità di avere figli senza che sia lei direttamente a prendere la decisione tramite l’aborto, nonostante sarebbe stata una scelta coerente e in linea con il personaggio.

In altre occasioni i personaggi femminili, pur contemplando la decisione, scelgono comunque di portare avanti la loro gravidanza. Succede in Beverly Hills quando Andrea, pur recandosi in clinica, decide di tenere il bambino. Lo stesso avviene per Nina in Being Human, che cambia idea pur essendo inizialmente convinta di voler abortire. O ancora, in Chicago P.D. dove una donna decide di tenere il bambino nonostante questo sia stato concepito in un rapporto con il suo rapitore. Spesso nelle serie tv, quindi, anche quando le donne contemplano l’opzione, è l’istinto materno a prevalere.

Cosa succede nelle serie italiane

Pur non essendo popolare e prolifica alla pari di quella inglese o statunitense, la televisione italiana contribuisce in maniera importante a questo dibattito. Vediamo quando e come l’opzione dell’aborto è presa in considerazione nelle serie tv italiane.

In La scelta di Sara, l’ottava puntata della prima stagione della serie Rai I ragazzi del Muretto, andata in onda negli anni Novanta, la tematica viene affrontata. Sara scopre di essere rimasta incinta, dopo un rapporto con il suo ragazzo, e decide di abortire. In quanto minorenne si reca nella clinica accompagnata dal padre. Nel momento in cui però si avvicina al lettino predisposto dal ginecologo, sul suo volto si dipinge una forte angoscia e, travolta dal panico, decide di scappare dalla clinica. Correndo per strada rimane ferita in un’incidente che le causa un’emorragia interna e la conseguente perdita del bambino. Il padre la informa che è stato tutto spontaneo, ma Sara risponde che si sente una codarda perché ha trovato il modo di non prendere una scelta. Più tardi, confrontandosi con il ragazzo con cui ha avuto il rapporto, afferma di sentirsi svuotata.

Altri esempi di serie televisive italiane

Nel medical drama La scelta di Laura, invece, una paziente vorrebbe abortire perché suo figlio è affetto da una malformazione congenita che impedisce lo sviluppo completo degli arti. La ginecologa che dovrebbe operarla però si oppone, nonostante la decisione della donna sia approvata dal comitato etico. Alla fine della puntata la donna rinuncia comunque a questa decisione, dopo essersi confrontata con un’infermiera che porta una protesi alla gamba.

Nella serie La dottoressa Giò, la possibilità dell’aborto viene presentata più di una volta, ma in entrambi i casi come un’opzione negativa e indubbiamente devastante per la donna. Entrambe le volte il feto è stato concepito in situazioni complesse. In uno dei casi si tratta di una ragazza minorenne stuprata; e nonostante le circostanze, la possibilità di abortire viene descritta dalla dottoressa come una condanna alla quale la povera ragazza viene mandata incontro. Nel secondo caso, invece, la donna che porta avanti la gravidanza e vuole interromperla si trova all’interno di una relazione tossica e violenta. La dottoressa in questo caso fa leva sul senso di colpa della donna, dicendole che deve pensare al bambino e che abortire le lascerebbe una cicatrice indelebile sull’anima.

Un esempio positivo: Sex Education

Di recente stanno iniziando a farsi strada anche modi positivi di raccontare l’aborto. Le donne prendono questa decisione e la seguono fino in fondo. In una delle primissime puntate di Sex Education vediamo la protagonista femminile Maeve recarsi presso una clinica specializzata proprio per abortire.

La ragazza viene informata delle opzioni alternative alla procedura abortiva, ma questo avviene a puro scopo informativo e senza alcun tipo di pressione sociale. Nonostante debba scontrarsi con due ragazzi antiabortisti che protestano davanti alla clinica, Maeve ha anche modo di interagire con altre donne che vivono la sua stessa situazione. Il confronto tra le due non aggiunge una sfumatura drammatica alla scelta, ma fa capire quanto possano essere importanti solidarietà e comprensione. Dopo aver concluso la procedura di aborto Maeve torna a casa, e la scelta non viene presentata come un’indelebile macchia sul personaggio, né come un momento drammatico e divisorio all’interno della sua vita.

Jane The Virgin e altri modelli positivi

Un altro caso si può vedere nella seconda stagione di Jane The Virgin. La madre della protagonista afferma in più occasioni di non volere più figli, ma resta incinta. La serie non mostra direttamente l’atto dell’aborto, e si focalizza principalmente sulla reazione che le altre persone hanno davanti a questa decisione. La madre di Jane resta comunque fedele alla sua scelta di non avere figli e compie la scelta dell’aborto senza drammi e sensi di colpa. Un altro esempio dove è una donna a scegliere di abortire e non una ragazza giovane è Crazy Ex-Girlfriend. Anche in BoJack Horseman Diana sceglie consapevolmente di abortire e non si pente di questa decisione.

Oltre al modo in cui è affrontato l’aborto, i casi di Jane The Virgin e Crazy Ex-Girlfriend sono interessanti anche per la scelta del personaggio che abortisce. Un articolo del 2020 di «The Conversation» riporta dei dati interessanti. Negli anni precedenti, il 74% delle volte i personaggi coinvolti erano bianchi. Inoltre in moltissimi di casi si trattava di ragazze giovani che non avevano altri figli. Questa rappresentazione però non corrisponde alla realtà, e ignora anche le difficoltà economiche che questa decisione può portare con sé, soprattutto negli USA.

Il rapporto tra l’aborto nelle serie tv e nella vita reale

Le serie televisive sono portatrici di storie ed esperienze di vita. Oltre all’opportunità di intrattenerci possono anche raccontare storie in maniera non dannosa o irrealistica. Facilmente però si ricade in stereotipi poco veritieri, e l’influenza mediatica non fa che accrescere falsi miti e pressioni morali su un tema già delicato come quello dell’aborto. La questione è infatti al giorno d’oggi ancora estremamente dibattuta, soprattutto in Italia.

La percentuale di medici obiettori di coscienza è ancora altissima, con una situazione tragica in regioni come quella del Molise. Spesso, per le donne che decidono di abortire l’esperienza è resa più dura emotivamente e fisicamente, a causa delle circostanze sanitarie e burocratiche. Una scelta che potrebbe essere presa in maniera semplice e non drammatica viene resa ardua da queste complicanze. La società italiana è tradizionalista e molti sono giudicano e a impongono la propria morale su un corpo che non è il loro.

Vi sono però una serie di strumenti che aiutano le donne a esercitare i propri diritti. Ad esempio La Consultoria fornisce informazioni e supporto alle donne che scelgono di abortire, e siti come Obiezione Respinta aiutano a tracciare tutti i medici obiettori presenti negli ospedali italiani.


FONTI

Il Post

TvTropes

The Conversation

Teen Vogue

Vanity Fair

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