Il restauro di Notre-Dame: riqualificazione o disneyficazione?

Il 15 aprile del 2019  parte delle guglie e della copertura della chiesa di Notre-Dame di Parigi venivano consumate da un violento incendio davanti agli occhi attoniti di tutto il mondo.

Notre-Dame ha mantenuto indenne gran parte del suo assetto interno, ma buona parte della copertura, compreso un buon numero di guglie, è crollato irrimediabilmente. Tutto il mondo ha assistito al drammatico scenario di una cattedrale devastata dalle fiamme. 

Subito, istituzioni e paesi da ogni angolo d’Europa si sono mobilitate a dare vita a raccolte fondi. L’obiettivo era quello di raggiungere un importo sufficiente per permettere all’arcidiocesi di Parigi – di cui Notre-Dame è sede – di finanziare il restauro. Nell’arco di un paio d’anni è stata raggiunta somma di quasi un miliardo di euro (circa 800 milioni).

Dalla promessa di restauro alla polemica sulla (presunta) riqualificazione interna 

«La Tribune de l’Art», importante rivista d’arte francese diretta da Didier Rykner, ha definito tale somma come una “déclaration d’amour à la cathédrale Notre-Dame”. L’investimento avrebbe permesso, a detta del Presidente Emmanuel Macron, di rendere la cattedrale “[…] più bella di prima dell’incendio, vale a dire tanto sublime quanto era stato lasciato in eredità.” 

Tra le stesse pagine della rivista però, il 7 dicembre 2021 è apparsa una lettera, firmata da più di cento autorevoli personalità della cultura francese, tra cui architetti, docenti universitari, storici dell’arte, intellettuali e uomini di cultura preoccupati rispetto al progetto di restauro e riqualificazione che l’Arcidiocesi di Parigi e Gilles Drouin hanno presentato. «Le Figaro» ha pubblicato contemporaneamente la stessa lettera.

Il progetto approfitterebbe della ricostruzione di parte del tetto e delle guglie. Tuttavia, secondo quanto è filtrato, dovrebbe prevedere anche una ri-configurazione e modifica alquanto radicali dell’assetto interno della cattedrale. In particolare, le modifiche includerebbero anche un ripensamento della collocazione dell’arredo liturgico, l’installazione di sistemi di video-proiezione, una variazione della configurazione dei posti a sedere e l’esposizione, tra le arcate e le cappelle laterali, di opere d’arte contemporanea.

Lampadario, detto “Corona luminosa”, parte dell’arredo liturgico di Notre-Dame

Il tutto, allo stato attuale delle informazioni, dovrebbe essere realizzato nell’arco di due anni, dal 2022 al 2024, in occasione dell’inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi del 2024: al termine del restauro, Notre-Dame potrà essere di nuovo accessibile, dopo più di cinque anni dal drammatico incendio.  

Gli interventi sotto accusa

Il progetto di riconfigurazione della cattedrale è stato messo a punto da Gilles Drouin, direttore dell’Institut supérieur de liturgie de l’Institut catholique de Paris. Questo prevedrebbe alcune importanti modifiche dell’allestimento interno dell’edificio: i firmatari della petizione non hanno tardato a definirle “kitsch” e “pericolose”, poiché finirebbero per snaturare Notre-Dame stessa. 

Tali modifiche comporterebbero, in primo luogo, una ridisposizione del preziosissimo arredo liturgico (rimasto indenne dall’incendio del 2019) per modificare le modalità di accesso alla cattedrale. Meno invasiva sarebbe invece la proposta di sostituire i precedenti posti a sedere, costituiti da semplici sedie impagliate, con banchi mobili: in questo modo sarebbe più semplice spostarli all’occorrenza per rendere più agevole lo spazio interno della cattedrale, soprattutto nei periodi di maggiore affluenza turistica. 

Ma gli interventi più impattanti del progetto di Gilles Drouin, su cui i firmatari della petizione si sono scagliati maggiormente, riguarderebbero anzitutto l’inserimento di una serie di apparati scenografici. Questi sarebbero costituiti da una serie di video-proiettori per la proiezione di giochi di luce, immagini sacre e versi della bibbia negli spazi interni della cattedrale. Un’altra tra le proposte di riallestimento dell’interno dovrebbe anche prevedere la collocazione, tra le arcate e nelle cappelle laterali, di una serie di dipinti e opere d’arte contemporanea. 

Non tanto le opere d’arte…

La proposta di esposizione di opere d’arte contemporanea in un edifico sacro non dovrebbe suscitare alcuno scandalo. In primo luogo poiché si tratta di oggetti rimovibili in qualsiasi momento senza nessun rischio di danno alla struttura e in secondo luogo poiché non si tratta di una novità. Un esempio molto vicino alla nostra realtà italiana è rappresentato infatti dalla chiesa di San Fedele a Milano, la cui parete semicircolare dell’abside accoglie una serie di pannelli monocromi e opere dell’artista contemporaneo David Simpson. Si tratta di opere installate dalla comunità dei gesuiti a cui la chiesa appartiene, essendo  stata costruita su progetto di Pellegrino Tibaldi verso la fine del ‘500. 

…quanto i video-proiettori

Decisamente più problematica sarebbe invece la presenza dei sistemi di video-proiezione, soprattutto perché, come hanno scritto i firmatari della petizione su «La Tribune de l’Art», finirebbero per:

[…] impostare un’altra esperienza del monumento, [poiché] Notre-Dame offre già un suo percorso. Per fare solo un esempio, l’organizzazione progettata da Viollet-le-Duc si basa su un principio di progressione degli spazi, già esistente alla fine del Medioevo e da lui restaurato. Le prime cappelle hanno una decorazione di base per consentire una graduale ascesa verso lo splendore del coro. Ciò che la diocesi immagina oggi distrugge il concetto pazientemente sviluppato da Viollet-le-Duc. Il progetto, che prevede l’installazione di panchine rimovibili, illuminazione che cambia a seconda delle stagioni, videoproiezioni alle pareti, ecc.,  si ritrova in tutti i progetti culturali ‘immersivi’, dove molto spesso la sciocchezza fa a gara con il kitsch.

Insomma, a detta dei firmatari, le proposte paventate nel progetto incriminato snaturerebbero la stessa Notre-Dame, con risultati di irreversibile variazione dell’esperienza fruitiva della struttura.

La ristrutturazione neogotica di Viollet-le-Duc

Questo snaturamento interferirebbe con il ripristinato assetto che il grande architetto Eugène Viollet-le-Duc diede alla cattedrale di Notre-Dame nel corso del restauro dell’edificio, da lui completamente curato nell’800. 

L’attuale configurazione della cattedrale di Notre-Dame, infatti, è il risultato dell’importante ristrutturazione neogotica progettata da Viollet-le-Duc nel corso del XIX secolo. Il progetto dell’autore si staglia nell’ambito dei grandi revival neogotici caratteristici della Francia di metà ‘800, con l’obiettivo di di completare l’edificio con una fedeltà filologica all’estetica architettonica e progettuale medievale.

L’architetto intendeva “ampliare e completare l’opera dei costruttori del Medioevo”, progettare, quindi “un’opera d’arte totale, riunendo architettura e decoro, pittura e scultura, ebanisteria e oreficeria, vetrate e illuminazione”: questo si legge sempre nella lettera di petizione. 

La minaccia di disneyficazione

L’accusa di coloro che, anche senza comparire tra i firmatari, hanno aderito alla petizione, è dunque quella di evidenziare una totale mancanza di rispetto verso un edificio: Notre-Dame offre infatti già una specifica esperienza fruitiva, così com’era stata pensata in origine.

Vi è anche chi, come l’architetto Maurice Culot, intervistato dal «Daily Telegraph», ha definito le proposte paventate come uno spregiudicato tentativo di trasformare Notre-Dame in una sorta di «Disneyland»: su questo si indirizza l’attacco  alla diocesi di Parigi.

La risposta di Gilles Drouin

L’autore del progetto, padre Gilles Drouin, si è a sua volta difeso con la tesi per cui le proposte da lui elaborate non sarebbero così radicali. Ha inoltre sostenuto la necessità di ripensare Notre-Dame affinché accolga tutti i visitatori che, come ha dichiarato, “non sono sempre di cultura cristiana”.

Tuttavia, è anche vero che rendere un edificio più accogliente e inclusivo non dovrebbe comportare un rinnegamento o attenuamento dei valori spirituali e religiosi che quell’edificio porta con sé. Soprattutto se ciò significa modificare radicalmente l’assetto e la percezione autentica di uno dei capolavori dell’architettura occidentale di tutti i tempi, peraltro  inserito nella lista UNESCO dei beni Patrimonio dell’Umanità dal 1991. 

Il destino di Notre-Dame

Il progetto tanto discusso ha già ricevuto una parziale approvazione il 9 dicembre dalla Commissione nazionale del patrimonio e dell’architettura del Ministero della Cultura francese. Tuttavia lo stesso dicastero si è espresso con cautela e ha precisato che: “La scelta delle opere e del design dell’arredamento resta da vedere e sarà seguito con attenzione dai servizi del Ministero incaricati dei monumenti storici. L’architettura esterna e interna sarà restaurata nella sua integrità”.

Tale affermazione non è però bastata a rassicurare i (tanti) scettici: questi preferirebbero in ogni caso che la cattedrale venisse restaurata esattamente com’è sempre stata.  È poi necessario precisare che il progetto definitivo sarà annunciato soltanto entro il giugno del 2022. Resta da vedere quale sarà il destino di Notre-Dame.


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