Boris Johnson

Brexit, Covid e malumori nel Governo: l’ultima ora di Boris Johnson?

Boris Johnson sembra aver esaurito le sue capacità di attirare il favore e l’affetto dell’elettorato britannico. Messo alle corde dagli ultimi scivoloni politici che hanno investito il suo esecutivo, il premier d’Oltremanica appare sempre più spettinato e stanco, mentre con difficoltà tenta di tenere insieme i pezzi di un Paese che gli sta sfuggendo di mano.

L’uomo della Brexit deve ora affrontare le conseguenze della mossa politica che l’ha reso celebre e che gli ha assicurato per un certo periodo di tempo i favori dei cittadini inglesi. L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea è stata paragonata dal «Post» a una piccola foratura in uno pneumatico: era immaginabile che non ci sarebbe stato un grosso scoppio nella situazione economica e burocratica inglese, ma l’aria nel frattempo continua a uscire e il Governo britannico è sempre più a terra.

A una complessa situazione sul piano amministrativo e commerciale risponde una ancor più difficile condizione Covid, che in Inghilterra preoccupa costantemente gli esperti. In questo attacco incrociato su più fronti Boris Johnson appare come il bersaglio più facile di una tempesta mediatica e politica da cui difficilmente uscirà indenne.

I numeri del declino

E così l’aria continua a uscire dal grosso pneumatico dell’Inghilterra. L’Ufficio per la Responsabilità del Bilancio (OBR) ha registrato una contrazione del 0,5% del PIL inglese dopo il gennaio 2021, quando il Paese è ufficialmente uscito dall’UE. Stime della Commissione Europea hanno evidenziato come entro il 2022 i nostri cugini d’Oltremanica dovranno fare i conti con un’abbassamento del Prodotto Interno Lordo di 2,25 punti percentuali. Anche le esportazioni e le importazioni da e per l’Inghilterra subiranno una flessione che, sempre secondo l’OBR, potrebbe toccare il – 15%.UK

Evidentemente non si tratta di dati che promettono un futuro economicamente roseo per la non più europea Inghilterra. A questa situazione amministrativa difficile si aggiungono i numeri impressionanti dei contagi Covid. La variante Omicron ha colpito severamente un’Inghilterra che persiste nel non prendere precauzioni più incisive nella lotta al virus. Anche durante il periodo natalizio, il premier Johnson e il ministro della salute Sajid Javid hanno scelto di scommettere tutto sulla responsabilità individuale dei cittadini, invitandoli a mantenere degli atteggiamenti rispettosi delle norme anti-contagio nel corso delle festività.

Il risultato non è dei migliori: in Inghilterra la variante Omicron dilaga e il numero dei contagi preoccupa ogni giorno di più. A Natale il Regno Unito ha registrato il picco di 113.628 nuove infezioni. In totale, da inizio pandemia i casi di positività al Covid sono stati 12.209.991, i decessi 148.003. 

Qualche scandalo di troppo

La situazione pandemica in Inghilterra non promette di migliorare. Uno studio dell’Università di Warwick ha stimato che i casi di Covid nel Regno Unito potrebbero toccare gli 1,4 milioni entro metà gennaio. L’analisi dei dati ha portato gli esperti a consigliare caldamente al Governo inglese l’adozione di misure più restrittive, senza però ottenere nessuna risposta dall’Esecutivo.

Boris JohnsonEsecutivo che, tra l’altro, deve difendersi da pesanti scandali che hanno investito proprio il suo leader, Boris Johnson. Nel maggio del 2020, quando tutta la nazione era serrata in casa nel rispetto del primo lockdown, il premier britannico è stato colto da una foto a festeggiare con la moglie e diciassette colleghi nel suo giardino a Downing Street. Johnson è corso subito ai ripari affermando che si trattava di una riunione di lavoro, ma l’assenza degli strumenti tipici del brain storming politico (taccuini, computer, appunti) e la presenza di vino pregiato e degustazione di formaggi giocano a sfavore della spiegazione fornita dal premier britannico.

Allo scandalo si aggiunge l’inchiesta interna al Governo per fare luce sui party di Natale organizzati nel 2020 a Downing Street, anche qui senza rispetto per le norme anti-Covid. Non sorprende affatto che, ad ora, il 51% dell’elettorato conservatore consideri Boris Johnson “un disonesto”, come ricorda un articolo di «Repubblica». Il calo dei consensi per il leader britannico appare sempre più drammatico e complesso da gestire.

Un attacco su più fronti

Se da una parte i contagi continuano a salire e la comunità scientifica richiede più misure per bloccare la diffusione del virus, dall’altra parte diversi ministri criticano fortemente il premier per le misure introdotte durante il periodo natalizio. Il piano di Johnson per Natale 2021 prevedeva l’obbligo di mascherina nei trasporti e nei negozi, certificato vaccinale o tampone negativo per l’accesso a locali notturni e spettacoli. Queste misure non sono state ben accolte dall’ala più estrema del Governo, che ha minacciato una raccolta firme per ottenere la sfiducia a Johnson nel caso in cui venissero applicate restrizioni più importanti.

La presa di posizione dura di parte dell’esecutivo contro il suo stesso leader è solo uno degli ultimi sintomi di un malcontento generalizzato che tra scandali, economia in difficoltà e strategie contro il virus che non sanno accontentare nessuno, sta colpendo Johnson fuori e dentro la politica.

A questo già drammatico calo di consensi si aggiunge ora anche l’alleanza, di fatto non dichiarata ma ugualmente pericolosa, tra i partiti d’opposizione laburisti e liberaldemocratici. Proprio questa tacita alleanza ha permesso ai lab-dem di strappare agli avversari un seggio rimasto vacante, di proprietà conservatrice da due secoli. Se replicato durante le elezioni nazionali del 2023, questo accordo tra laburisti e dem potrebbe far scadere le speranze di un secondo mandato a firma Johnson.

Malesseri intestini

Visto il preoccupante esodo di consensi introno alla figura di Boris Johnson, il partito conservatore ha già iniziato un’indagine interna per selezionare i candidati a una possibile sostituzione del premier.

Liz Truss
Liz Truss, Ministra degli Esteri inglese

Per il momento sono due i nomi papabili per la successione: il ministro del Tesoro Sunak e la ministra degli Esteri Liz Truss. In particolare Truss risulta essere una possibile candidata ricca di carisma e appoggio, proprio quello che sta venendo a mancare a Johnson nell’ultimo periodo. La ministra degli Esteri costituirebbe inoltre una buona scelta per ristabilire i rapporti con l’UE, dal momento che si è sempre dimostrata fautrice di una linea più collaborazionista con Bruxelles, al contrario del recentemente dimessosi Lord Frost, uomo di fiducia di Johnson, contrario alle norme anti-Covid adottate dal Governo.

Fitte nuvole si addensano dunque sulla testa del premier Boris Johnson. I rapporti difficili con l’Unione e il caos amministrativo ed economico che ne consegue, le indecisioni sulla gestione del Covid, i malesseri all’interno della sua stessa coalizione di governo spingono l’attuale premier britannico sempre di più verso il profondo baratro della disfatta politica.

 

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