Legalizzazione della cannabis, Malta prima in Europa

Quello della cannabis, è sempre stato un argomento un po’ controverso che ha diviso non solo generazioni, ma le scelte di interi Paesi. Oggi ci troviamo davanti a una svolta cruciale: Malta è il primo Paese in Europa ad approvare la legge per l’uso ricreativo della Cannabis.

Malta, il primo Paese

La legge è stata approvata dal parlamento il 14 Dicembre scorso, in funzione dell’utilizzo per scopo ricreativo regolamentato e sicuro, a detta di Owen Bonnici, promotore della riforma. Secondo la nuova legge, i maggiorenni potranno portare con sé sette grammi di Marijuana, coltivare in casa fino a 4 piante o acquistare piccole quantità dai rivenditori no-profit. La legge prevede anche la cancellazione dei reati dalla fedina penale alle persone precedentemente condannate per l’uso di Cannabis.

Le associazioni, che saranno appunto no-profit, dovranno operare come dei social club, ovvero non potranno pubblicizzare i loro prodotti e i loro servizi. La riforma in questione rappresenta una svolta, in quanto è stata approvata nonostante la dura opposizione della Chiesa locale. Inoltre il Governo si pone come obiettivo la fine della criminalizzazione di chi fa uso di cannabis, nonché la riduzione delle entrate del mercato nero.

Malta stupisce tutti. Il Paese che sembrava volesse liberalizzarne per primo il consumo era il Lussemburgo, attivo già dal 2001 con la riforma sulla depenalizzazione per quanto riguarda l’uso e il consumo personale di cannabis, punibile solo con una sanzione pecuniaria. Era tornato a far parlare di sé a ottobre 2021, diventando il primo Paese in Europa a promuovere la produzione di marijuana in casa, pur mantenendo il divieto di consumo e trasporto in pubblico.

Cos’è la Marijuana

La marijuana, è una sostanza psicoattiva ottenuta dai fiori delle piante femminili di canapa. Tra le sostanze contenute all’interno dell’infiorescenza troviamo il delta-9-tetraidrocannabinolo comunemente noto come THC, ciò che rende la pianta illegale in molti paesi. La marijuana viene considerata una “droga leggera” in quanto psicotropa, nonostante però sia incapace di creare una vera e propria dipendenza fisica.

Il THC agisce in particolari recettori del cervello che hanno a che fare con funzioni complesse come la percezione del piacere e la capacità di apprendere. L’effetto prodotto dalla sostanza, si può definire come una sensazione di torpore e di piacere che spiega il motivo che induce all’utilizzo. Inoltre il cannabinidiolo, noto come CBD, è anch’esso presente nella pianta. Dagli studi che sono stati effettuati, è emerso che influenza in modo positivo l’umore grazie all’attivazione del recettore 5-HT1A, ovvero il recettore della serotonina. Secondo questi studi potrebbe avere degli effetti positivi in caso di malattie come la depressione.

Riferimenti storici

In Asia orientale la cannabis veniva coltivata già nel 4000 a.C., anche se in realtà non è chiaro se le popolazioni ne conoscessero le proprietà. Tuttavia un ritrovamento datato 2500 anni fa lascia presagire di sì, in quanto le analisi indicano un’alta concentrazione di tetraidrocannabinolo (THC). Questa è la prova di uno dei primi utilizzi della pianta per le sue proprietà psicoattive.

Si pensa che dall’Asia questa consuetudine si sia diffusa nel resto del mondo tramite la Via della Seta, lungo la quale avvenivano importanti scambi economici e culturali. La cannabis si stima sia arrivata in Europa, 500 anni prima della nascita di Cristo. A Berlino, infatti, è stata ritrovata un’urna contenente foglie e semi di cannabis risalente proprio a quel periodo. Qualche secolo prima di Cristo, alcuni popoli europei come i Celti e i Pitti avevano iniziato a coltivare la cannabis. Da quel momento divenne un uso comune coltivarla, perché non solo si ricavavano delle sostanze, ma anche carta e tessuti. La Bibbia di Gutenberg, il primo libro su carta stampata del 1453, come anche le vele di Colombo, erano in canapa.

Nel 1483 invece una bolla papale vietò l’uso di cannabis ai fedeli a causa degli effetti allucinatori. Nei secoli successivi, in particolare durante l’epoca dei circoli letterari a Parigi, l’utilizzo della marijuana a scopo ricreativo divenne una moda tra gli intellettuali. Stiamo parlando di letterati del calibro di Baudelaire, Balzac e Hugo.

Perché è diventata illegale

La domanda che molti si pongono ancora oggi è perché una sostanza già utilizzata dai popoli più antichi e presente in natura possa oggi essere illegale nella maggior parte dei Paesi.

Durante il diciottesimo secolo, la maggior parte dei terreni erano utilizzati per la produzione di canapa, si stima infatti che ci fossero più di 8000 piantagioni. La stessa dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti fu stesa su carta di canapa.

Poi però durante il periodo del proibizionismo americano, mentre il governo si trovava in difficoltà nel gestire il divieto legato al consumo dell’alcool, la cui diffusione era nelle mani dei criminali, a capo del Dipartimento del Proibizionismo di Washington arrivò Harry Anslinger.

Harry Anslinger dichiarò, in un primo momento, che la cannabis non rappresentava un problema. Non era considerata nociva ed era fuori discussione che potesse rendere le persone violente. Non molto tempo dopo però, annunciò di aver cambiato idea, spiegando che a detta sua il consumo di marijuana facesse cadere in una “rabbia delirante” e in un’“incapacità di formulare pensieri connessi” fino a raggiungere la pazzia.

Il dipartimento per cui lavorava aveva evidentemente la necessità di trovare un nuovo capro espiatorio e dunque, per cercare sostegno alla propria tesi, Anslinger scrisse a trenta scienziati incaricati di effettuare degli studi per stabilire se la cannabis fosse pericolosa o meno. In ventinove risposero di no e solo uno rispose di sì. Anslinger scelse dunque l’unico che rispose affermativamente, portandolo all’attenzione della stampa e mettendo alla gogna la cannabis.

Prove scientifiche

Negli Stati Uniti la marijuana fu messa al bando e fu chiesto agli altri Paesi di fare lo stesso. Il Messico rifiutò, sostenendo che le scelte relative a quelle che vengono definite “droghe” spettassero ai medici e non allo Stato. I medici sostenevano che la cannabis non rappresentava un problema e perciò si rifiutarono di vietarla. Questo tiro alla fune terminò quando Anslinger ordinò di tagliare la fornitura di antidolorifici al Messico. Gli ospedali messicani senza i medicinali, messi a durissima prova, costrinsero il Messico a dichiarare guerra alla droga.

Ad oggi le prove scientifiche dimostrano che la cannabis è più sicura rispetto all’alcol e al tabacco. A causa dell’alcool muoiono, solo negli Stati Uniti, più di quaranta mila persone all’anno. Per la cannabis nemmeno una, ma ancora oggi la sostanza viene stigmatizzata come “droga letale”. Nell’immaginario collettivo, si è fatta strada l’idea che lo sia, ancora una volta, a causa della disinformazione che si è fatta al riguardo nel corso degli anni.

Credits:

Immagine di copertina

1Immagine

2Immagine

[/one_half]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.