Ando Gilardi e Jan Groover sono gli artisti che hanno chiuso ufficialmente la V edizione di Foto/Industria, la più importante Biennale al mondo dedicata alla fotografia del Lavoro e dell’Industria tenutasi a Bologna a partire dal mese di ottobre. A differenza delle altre esposizioni, terminate nel mese di dicembre, le personali di Gilardi e Groover sono rimaste aperte fino al 2 gennaio 2022: hanno accompagnato così lo spettatore nel nuovo anno.
Ando Gilardi
Ando Gilardi è stato un fotografo, storico, critico, editore, nonché una delle figure più eclettiche e originali della storia della fotografia italiana. La Fototeca che porta il suo nome – Fototeca Storica Nazionale Ando Gilardi – fu fondata a Roma da lui e dalla moglie Luciana Barbarino nel 1959. Con sede a Milano dal 1967, essa contiene circa 500.000 immagini in un vastissimo archivio che indaga sugli usi e le funzioni sociali della fotografia.
L’interesse di Gilardi per la fotografia nasce nell’immediato dopoguerra. Il fotografo venne infatti reclutato nel laboratorio di riproduzione fotografica dalla Commissione Interalleata per la Documentazione dei Crimini di Guerra a supporto del processo di Norimberga.
La fotografia come documento
Instancabile sostenitore della tesi che inquadra la fotografia come documento, Gilardi analizza con le sue opere principalmente i luoghi di lavoro dei braccianti agricoli e degli operai e le loro condizioni di vita. Indaga però anche manifestazioni, scioperi, occupazioni, momenti ludici e di svago, per un’analisi dell’industria del lavoro a trecentosessanta gradi. La maggior parte dei suoi fotoreportage fu realizzata per il rotocalco «Lavoro», organo della CGIL.
Fototeca
A Gilardi è dedicata la mostra bolognese intitolata Fototeca, che ha occupato gli spazi della Fondazione MAST. L’esposizione si è focalizzata su un’attenta selezione dei numerosi materiali raccolti, restando in linea con il tema scelto da Foto/Industria per questa V edizione: il cibo. Non sono stati dunque selezionati solo gli scatti dei braccianti agricoli e delle loro famiglie, ma anche materiali conservati e rifotografati: figurine, incarti, scatole, pubblicità, libri, riviste, erbari, fotografie di famiglia e molto altro ancora.
I Misteri della Fotografia
Oltre alla sua arte, Gilardi ci anche ha regalato una serie di riflessioni: cinque dialoghi su I misteri della Fotografia, pubblicati nel suo canale Youtube, attivo dal 2008. È con queste parole che i dialoghi hanno inizio:
Tutti sanno prendere fotografie usando un mezzo che le sa fare, l’”apparecchio”. Ma prendere una cosa non significa sapere che cosa la cosa è in sé. Tutti sanno suonare il campanello di una porta e viene ad aprire una persona: ma chi è? come? Perché? Poi quello che apre la porta è nato dal bottone che ho schiacciato? Eh amici: questo è il mistero chiamato Fotografia, noi cerchiamo di risolverlo in piccoli dialoghi.
Jan Groover
Di tutt’altra formazione è l’artista statunitense Jan Groover. Il suo iniziale approccio alla pittura sarà mediatore del futuro grande amore della Groover: la fotografia. Non è infatti un caso che i pittori a cui l’artista si ispira furono profondamente segnati dalla stupefacente invenzione fotografica, avvenuta agli inizi dell’Ottocento: trattasi di Paul Cezanne, Giorgio Morandi e i Minimalisti. Ma la loro influenza continua ad essere evidente quando, negli anni 70, l’allora giovane Jan realizza i primi scatti di nature morte nella sua cucina e suscita presto l’interesse di critica e pubblico.
L’uso del colore
Ad attirare l’attenzione sulla fotografa è anche la significativa scelta di utilizzare il colore. I pionieri della fotografia a colori, infatti, stavano ancora cercando di trovare il proprio posto nel mondo dell’arte, che fino a quel momento legittimava soltanto le fotografie in bianco e nero, relegando l’uso del colore a fini prettamente commerciali o amatoriali. Il contributo della Groover fu essenziale per la causa.
La sua fotografia fu consacrata in occasione della mostra personale al MoMA nel 1987. La sua ricerca artistica prosegue instancabile fino alla morte, avvenuta nel 2012. Oggi il suo intero archivio è conservato al Musée de l’Elysée di Losanna (Francia) da cui proviene l’esposizione bolognese.
Laboratory of Forms
Laboratory of forms, allestita presso il MAMbo di Bologna, ha costituito la sua prima retrospettiva in Italia e coglie l’occasione per avvicinare il suo lavoro a quello del maestro Giorgio Morandi. Consta di una serie di scatti fotografici essenziali ed eleganti, delle poesie estetiche dai toni morbidi e dai tratti gentili.
Ed è con questi due artisti così diversi, ma avvicinati da un comune amore, che termina la V edizione di Foto/Industria, dandoci appuntamento nel 2023 con delle nuove esposizioni.