Il nudo artistico prevede la rappresentazione della nudità del corpo umano in varie discipline artistiche, come la pittura, la scultura e la fotografia. Tale raffigurazione ha attraversato i livelli sociali di estetica e moralità di ogni epoca, ma spesso è stato un argomento di dibattito e discussione. Negli ultimi anni, in particolare, moltissimi artisti hanno subito la censura da parte dei social nei confronti di alcune loro opere che contenevano nudi parziali o totali. L’algoritmo tende a eliminare contenuti espliciti o considerati inappropriati, che molto spesso però sono opere d’arte. Proprio per questo motivo, il museo di Vienna ha scelto di aprire un canale su OnlyFans per protesta.
Cos’è OnlyFans?
OnlyFans è un sito web fondato nel 2016 che offre un servizio di intrattenimento tramite abbonamento. I creatori di contenuto possono quindi guadagnare soldi grazie all’iscrizione degli utenti che si iscrivono ai loro contenuti. OnlyFans è popolare nel settore dell’intrattenimento per adulti, ma ospita anche contenuti di altro genere: principalmente è noto per consentire ai creatori di pubblicare dei contenuti esplicitamente sessuali per i loro abbonati, senza incorrere nel rischio della censura. La sua posizione contenutistica è quindi affine a quella di un sito hard.
I musei di Vienna si spostano su OnlyFans
Sull’onda del successo di OnlyFans, i musei di Vienna hanno quindi deciso di aprire il proprio canale per pubblicare opere di artisti come Egon Schiele, Richard Gerstl, Koloman Moser e Amedeo Modigliani, perennemente colpiti dalla censura via social, nonostante abbiano creato capolavori indiscussi della Storia dell’Arte. Grazie a OnlyFans, gli abbonati a ViennaTouristBoard hanno diritto a una tessera per autobus e metro della città e a un biglietto gratuito per vedere le opere d’arte dal vivo, dopo aver avuto un primo assaggio sul sito.
Tuttavia tale procedimento di censura del nudo artistico apre una riflessione più ampia: il modo di vedere il mondo è realmente cambiato? L’arte che ha subito censura alle proprie origini è ancora oggi sottoposta a limitazioni censorie. Com’è possibile?
La censura nei musei
Lo si può osservare dagli account social di alcuni dei musei più celebri di Vienna, come l’Albertina e il Leopold Museum. Questi sono stati segnalati per aver pubblicato delle opere d’arte considerate oscene e dunque censurate. L’Albertina, ad esempio, è stata sospesa da Tik Tok a luglio e bandita subito dopo per aver postato dei video che contenevano le fotografie dell’artista Nobuyoshi Araki, autore frequente di nudi femminili.
Per quanto riguarda Instagram, la sua politica sui contenuti consente “la nudità nelle foto di dipinti e sculture”. Tuttavia, nel 2019, la piattaforma ha contrassegnato il post dell’Albertina contenente un dipinto di Peter Paul Rubens come “violazione della comunità”. A settembre poi, Instagram ha anche segnalato il post del Museo Leopold con un dipinto di Koloman Moser come “potenzialmente pornografico”. Il Museo di Storia Naturale di Vienna, invece, aveva pubblicato nel 2018 un’immagine della Venere di Willendorf: una statuetta preistorica che rappresenta la fertilità. Facebook ha considerato quel post come pornografico e quindi l’ha rimosso.
Per i musei, quindi, utilizzare opere d’arte che mostrino la nudità è diventato ormai impossibile. Da qui la scelta di trasferirsi su OnlyFans, affidandosi a un sito privato frequentato da chi cerca dei contenuti sessuali espliciti. In risposta alle critiche sollevate nei confronti di questa scelta, l’Ente del Turismo di Vienna ha ribattuto:
Volevamo denunciare la censura dell’arte. E continuiamo chiederci: abbiamo davvero bisogno di queste limitazioni? Questa nostra iniziativa di marketing non è la soluzione definitiva ma vogliamo difendere i nostri valori e le nostre convinzioni. E far conoscere i nostri capolavori ai turisti.
Egon Schiele e le sue donne
Uno degli artisti maggiormente censurati dai social è sicuramente Egon Schiele, autore di opere con protagoniste donne forti e possenti che rilasciano un certo erotismo artistico. La donna, quindi, non è più rappresentata in maniera innocente e pura, ma come una creatura con una forza disarmante, padrona di se stessa e incurante di ogni convenzione sociale: un aspetto che si esplica anche attraverso i tratti più intimi dell’eros.
Per questo la pittura di Schiele, sin dalle origini, veniva spesso etichettata come pornografica e oscena. Le sue protagoniste, infatti, erano principalmente prostitute provenienti dai più degradati sobborghi cittadini. Nel caso di queste opere, però, il focus non è solo sui corpi completamente nudi, ma anche sullo sguardo piuttosto malinconico delle donne da cui si evince un sentimento di rassegnazione.
I nudi di Modigliani
Un altro artista spesso vittima di censura è Amedeo Modigliani. I suoi nudi, al contrario di quelli di Schiele, risultano essere molto delicati. Le forme delle donne vengono esposte in maniera sobria, sia nelle pose che negli sguardi. Le opere di Modigliani sottolineano sempre una certa intimità, in quanto mescolano sulla tela sensualità, erotismo e compostezza.
Questo perché Modigliani non lavorava con semplici modelle, ma con donne che aveva conquistato nel corso della propria vita. Così le protagoniste si trovano spesso distese in scenari domestici, ricchi di arredi, dove domina il colore rosso, allacciato alla passione del corpo muliebre, solitamente rappresentato disteso o seduto su una sedia. I corpi di Modigliani si mostrano quindi nella loro nuda femminilità, senza caratteri allegorici o rappresentazioni simboliche. Modigliani è in grado di rappresentare la donna come una divinità che prende vita sulla tela, con un inarrestabile erotismo che si mescola a una malinconica eleganza.
I disegni erotici di Klimt
Gustav Klimt, oltre alla pittura, aveva un’altra grande passione: le donne. Molte di queste frequentavano spesso il laboratorio del pittore, dove solitamente trascorrevano gran parte delle loro giornate svestite, mentre Klimt cercava di immortalarle nei suoi disegni. Esiste una selezione di circa 33 disegni che mostrano giovani donne in posizioni erotiche, ma mai volgari.
Le scene appaiono spontanee, come rappresentanti di amori saffici, in cui le donne sono intente a procurarsi piacere. A enfatizzarne il carattere lussurioso, i dipinti di Klimt venivano poi rivestiti con caratteristici drappi colorati e dorati. Dopo la morte dell’artista nel 1918, furono ritrovati nel suo studio una serie di nudi femminili dipinti in maniera minuziosa, evidenziando ogni singolo particolare anatomico.
Nobuyoshi Araki
Nobuyoshi Araki è un grande maestro della fotografia contemporanea giapponese, noto per il suo stile erotico e provocatorio. Lui stesso afferma:
Le donne mi interessano perché sono misteriose e perfide. A volte sono madonne, a volte sono prostitute. Con i loro aspetti complessi non mi annoiano mai.
Non a caso le donne sono i soggetti preferiti delle sue fotografie. Le opere ritraggono fiori sensuali, donne in kimono, strade affollate e caotiche, vicoli stretti e silenziosi, cieli solcati da nubi o da tramonti struggenti. Gli scatti di Araki testimoniano quindi una certa manifestazione del desiderio sessuale che si fonde con l’esportazione della morte.
L’abilità artistica del fotografo sfiora quasi il pornografico, dove tradizione e innovazione sono perennemente in equilibrio. Araki rappresenta giovani donne legate con delle corde in stile Kinbaku appese ai soffitti, distese sui tatami, o ritratte in camere d’albergo. Le pellicole sono in bianco e nero, poi ritoccate a mano e veicolano una forte componente erotica, facilmente soggiogata alla censura.
La Venere di Willendorf
L’ultima opera in analisi è la Venere di Willendorf, una statuetta di 11 cm d’altezza scolpita in pietra calcarea e dipinta in ocra rossa. La statua sottolinea il culto della Madre Terra e del Femminile: per questo motivo la vulva e il seno sono gonfi e molto pronunciati a rappresentare la prosperità. Il rosso ocra della statuetta rimanda al colore della passione e del sangue mestruale che annunciava la capacità della donna di procreare e dare alla luce una nuova vita. Le braccia, invece, sono sottili e congiunte al corpo, mentre il volto non è visibile, incorniciato da trecce e da un copricapo perlato.
Alcuni studiosi affermano che in una società di cacciatori, la fertilità della donna potrebbe rappresentare uno status elevato a livello sociale simbolo di sicurezza e successo. Altri studiosi dichiarano che le società di provenienza delle nomadi erano egualitarie e conservavano alla figura della donna dei posti di potere. Dopo la Venere di Willendorf sono state ritrovate altre statuette simili, indicate con il nome di veneri paleolitiche. C’è quindi un retroterra storico e culturale non indifferente dietro a quello che può apparire agli algoritmi social come un semplice nudo.
La censura esistite da tempo sia in ambito letterario che in ambito artistico. La trattazione di temi particolari ha da spesso scandalizzato una porzione di pubblico verso la cui sensibilità sono state apportate misure censorie. Tuttavia, la reazione dei Musei di Vienna ha dimostrato come il passaggio del tempo non abbia scalfito del tutto il modo di percepire il nudo nella sua componente artistica. In una società fagocitata dai social media come strumenti di divulgazione, quale misure deve adottare l’arte per non rimanere oscurata e venire dimenticata?
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