Il 2021 è stato un anno pieno di novità di ogni tipo in ambito musicale. Tanti artisti hanno consolidato il proprio status di icona e altri hanno spopolato in tutto il mondo.
Noi della sezione Musica de Lo Sbuffo ci siamo chiesti quali, secondo ciascuno di noi, fossero i cantautori, musicisti, producer, rapper che più hanno segnato il panorama mondiale con i loro album. Le nostre scelte hanno finito per radunarsi in tre macro-gruppi: mainstream, urban e perle nascoste. Un articolo per ogni categoria.
Lo scopo di questa raccolta è di suscitare un dibattito, di farvi dunque domandare quali, secondo voi, siano gli album più interessanti di quest’anno che si sta concludendo.
Per cui, dopo averci letti, la domanda che vi poniamo è: quali sono i vostri album del 2021?
In questo articolo sono elencate le proposte che abbiamo scelto di racchiudere nella voce “perle nascoste”. Sono infatti album meno scontati, alcuni di nicchia, che meritano, secondo noi, di essere ascoltati.
Prince – Welcome 2 America
Prince, dal ‘75 fino al 2016, è stato uno dei maggiori esponenti del funk, spaziando in molti altri generi tra cui pop, rock e soul, anche grazie alla sua incredibile prolificità. Oltre ai numerosi lavori con cui ha deliziato il suo pubblico, ce ne sono altri registrati, portati a termine, ma mai usciti. Quest’anno, a cinque anni dalla sua scomparsa, avvenuta nel 2016, è uscito un album postumo di dodici brani inediti: canzoni registrate nel 2010 e rimaste negli archivi fino ad oggi. “Welcome 2 America”, vuole descrivere criticamente la società americana. Le tematiche toccate sono spesso molto serie e attuali oggi come ieri; si parla di attualità, di razzismo e sono presenti addirittura riflessioni sulla religione.
“Welcome 2 America”, prima traccia del disco, descrive attraverso immagini chiare, quello che sono gli Stati Uniti in quegli anni, parlando di mass media, tecnologia e altre tematiche sociali che torneranno nelle altre canzoni. È il brano d’esordio della raccolta che fa comprendere fin da subito il genere di disco che si sta ascoltando: nelle sensazioni, nella musica funky (mista al soul e al pop) e nel testo.
L’album è una vera perla anche per quanto riguarda le voci, che alternano tra femminili e maschili. Un ottimo lavoro del principe.
Fast Animals and Slow Kids – È già domani
Superata una (prima, si spera) decade di tenace e ostinata carriera, i quattro ragazzi di Perugia si trovano ad un punto fondamentale delle proprie vite artistiche e personali. Il sesto album in studio dei Fast Animals and Slow Kids, ormai piantata la bandiera nei cuori del grande pubblico, fa da pietra miliare in un’evoluzione che è innanzitutto crescita umana, con un disco che rappresenta il nuovo capitolo del sound di Aimone, Alessandro, Jacopo e Alessio.
Le melodie abbracciano tutto il panorama e il background da cui ciascuno dei FASK è venuto fuori, in un mosaico di esperienze e lezioni pienamente interiorizzate, tra schitarrate e arpeggi melodici che danno uno spessore nuovo alle sonorità della band.
Il punk non è più ribellione fine a se stessa; diventa ferita aperta attraverso cui la vita continua a passare con tutta la sua forza e violenza. L’interrogativo sul futuro smette di essere un’incognita e diventa la consapevolezza che il futuro sta avvenendo in questo momento di fronte a noi. È a portata di mano.
È già domani ora.
Mod Sun – Internet Killed the Rockstar
Internet Killed the Rockstar è un ulteriore passo avanti per il ritorno in auge del pop punk. Mod Sun, dopo aver sperimentato per anni numerosi generi, è riuscito a trovare la quadratura del cerchio grazie all’influenza di Machine Gun Kelly e Avril Lavigne.
L’album incarna perfettamente in versione moderna le sonorità pop punk dei primi anni 2000 con numerosi banger, in primis Flames, in collaborazione con la regina del genere Avril Lavigne.
Per Mod Sun è un ritorno a casa, la sua carriera è nata all’interno di band pop punk e post hardcore. Non a caso, le batterie presenti all’interno del disco sono state suonate interamente dal cantante americano.
Quanto ai contenuti, Internet Killed the Rockstar spazia tra le dipendenze da alcol e droghe, l’amore ed i turbamenti di un uomo alla soglia dei 30 anni che non vuole smettere di sognare.
Per i nostalgici del genere, Internet Killed the Rockstar è ciò di cui hanno bisogno.
Alfa Mist – Bring Backs
Quarto album per Alfa Sekitoleko, in arte Alfa Mist, compositore britannico che dal 2015 non smette di spruzzare talento da tutti i pori.
La capacità di questo artista è quella di combinare generi totalmente differenti tra loro in un progetto lineare e coerente in ogni sua bellissima e colorata sfumatura.
Alfa passa dall’hip hop al jazz con uno schiocco di dita, lasciando gli ascoltatori confusi per quanto appena successo, tutto da un outsider che ha imparato a suonare il piano a orecchio.
Bring Backs è quel disco che non può mancare in una top 10, sai che nonostante sia di nicchia, è quella perla che consigli all’amico in cerca di musica di un certo spessore.
9 tracce, tutte diverse tra loro. Dal downbeat di Mind The Gap al jazz noir di Run Outs, Alfa attua un processo creativo completamente differente dai suoi colleghi, tanto da poter essere ritenuto bizzarro per il mercato odierno.
Egli suona solamente il piano elettrico e il synth, mentre tutti gli altri strumenti sono affidati a musicisti esperti che hanno libera scelta nell’interpretazione delle loro parti, e avendo il giovane di Newham alle loro spalle con le redini in mano, si lasciano trasportare dal flusso contemplativo, partendo da una jam session e arrivando a quello che oggi è divenuto Bring Backs.
Wolf Alice – Blue Weekend
Nel 2021 il rock sembra aver deciso di ribadire ancora una volta che no, non è morto e non lo sarà mai. Forse questo passerà alla storia come il periodo di riscoperta del genere oppure come un definitivo canto del cigno, ma, lasciando ai posteri l’ardua sentenza, ciò che è certo è che ci ha regalato uno dei dischi più intensi, equilibrati ed emozionanti del nuovo millennio. Blue Weekend, infatti, che segna il ritorno di una delle migliori band made in UK del decennio, i Wolf Alice, è destinato a rimanere nella storia.
Il quartetto capitanato dalla talentuosa Ellie Roswell, qui al suo apice interpretativo, riesce a seguire il cammino verso un’identità sonora e lirica sempre più definita e riconoscibile, senza mai risultare ripetitivi, scontati o fuori posto. Il terzo lavoro dei Wolf Alice è maturo e versatile, capace di spaziare tra atmosfere dream pop, shoegaze e post grunge con una maestria rara. Gioca un ruolo di primo piano, infatti, la produzione di Markus Dravs, che ha aiutato a rendere il prodotto finale ancora più epico e potente, pur senza scrificarne l’intimità lirica.
«I am what I am and I’m good at it / And you don’t like me well that isn’t fucking relevant» canta la Roswell in Smile, uno dei singoli estratti dal disco, a testimonianza dell’approccio della band inglese al mondo. Una sicurezza che, però, non resta fine a se stessa, tanto da non limitare i testi che affrontano ansie collettive e pregiudizi sessisti. Il punto più alto del disco è The Last Man on the Earth, ballad cinematografica che mostra le qualità compositive del gruppo e, forte della splendida performance canora della Roswell, conferma i Wolf Alice come una delle migliori espressioni della musica inglese contemporanea.