Storia dell’arte a scuola: perché non sottovalutarla

L’Italia degli ultimi anni sta attraversando una repentina riduzione delle ore di storia dell’arte all’interno di tutti gli ordini e gradi scolastici. In un precedente articolo vi abbiamo raccontato quali sono state le riforme principali che hanno aggravato tale situazione e hanno condotto alle relative conseguenze. Qui, invece, esploreremo più approfonditamente due tra le motivazioni alla base dell’importanza dello studio dell’arte a scuola e perché sono fondamentali per il futuro del nostro Paese.

Da un lato l’analisi si focalizza su come la storia visiva aiuti a comprendere meglio il circostante e a sviluppare un approccio critico alla realtà, dall’altro indaga l’aspetto pedagogico del processo artistico. Si parlerà di questo attraverso le firme di John BergerBruno Munari, con riferimenti a istituzioni artistiche storiche come il  Mudec e la Tate Modern. Tutti, con diverse strategie, ci insegnano qualcosa sull’importanza dell’arte nella vita di tutti i giorni.

Come comunica l’arte?

L’arte può realizzarsi tramite differenti linguaggi: fotografia, pittura, scultura, per citarne alcuni. Tutti sono modi di comunicare attraverso i quali possiamo esprimere il nostro pensiero sul mondo, analizzare la realtà, anticiparla o porre quesiti. L’opera d’arte è quindi sempre soggetta a nuove interpretazioni, talvolta anche molto lontane dall’idea iniziale, ma comunque utili a stimolare nuove riflessioni.

Nel mondo dei media le informazioni che ci arrivano sono influenzate dall’arte. Nella comunicazione non è solo importante quel che si dice, ma anche come lo si dice: come vengono costruiti certi messaggi, che tipo di immagini si utilizzano o che parole. Ogni elemento ha delle ripercussioni sull’idea che si può avere su ciò che accade. Anche il nostro modo di vedere è immerso in questo processo e influenzato, spesso inconsciamente, dalla cultura visiva e artistica che ci ha preceduto e che ci caratterizza.

Lo spettatore inconsapevole

Siamo consapevoli di come vediamo? Siamo consci dei processi che mettiamo in atto quando cerchiamo di capire qualcosa? Il nostro punto di vista non è esclusivo ed è soggetto a continue trasformazioni. Tutti i libri letti, i quadri osservati o i film visti hanno dato forma al nostro sguardo, ci hanno insegnato a vedere in un certo modo. Perciò l’arte influenza la cultura e la cultura è ciò che più leghiamo alla nostra identità.

Studiare arte è quindi il primo passo da compiere per acquisire consapevolezza su come vediamo. Attraverso l’analisi delle opere e degli artisti che compongono il nostro patrimonio culturale è infatti possibile capire le origini della nostra sensibilità visiva, uno dei filtri attraverso cui prendiamo coscienza delle cose.

storia dell'arte
Ways Of Seeing di John Berger

I modi di vedere di John Berger… 

Nel 1971, il critico d’arte e pittore John Berger diresse un programma di quattro puntate su BBC FOUR intitolato Ways of Seeing (modi di vedere). In ogni puntata analizzava specifici elementi dell’arte e della cultura visiva. 

Nella prima puntata, Berger analizzò un saggio di Walter Benjamin, pubblicato per la prima volta nel 1936 e intitolato L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Trattò quindi della riproducibilità delle opere d’arte e della loro diffusione in contesti diversi da quello originario, in modo da valutare come venivano attribuiti loro nuovi significati. 

Nella seconda pose al centro il nudo attraverso l’analisi della modalità rappresentativa delle donne nell’arte e  di come si è sviluppato lo sguardo maschile nei confronti del corpo femminile percepito come sessualizzato. Nella terza puntata si parlava invece dell’uso della pittura come metodo per esaltare la ricchezza o lo status dei committenti delle opere.

Nell’ultima, infine, Berger si focalizzava sulla pubblicità e l’advertising con un parallelismo tra pittura ad olio e immagine pubblicitaria in chiave consumistica.

…e la sua eredità didattica

Dalle quattro puntate si evince come la storia dell’arte abbia influenzato il nostro sguardo. Il modo in cui oggi le immagini vengono costruite pone le basi su strutture visive, linguistiche e comunicative sviluppate nella Storia da moltissimi artisti di ogni Paese. Per poter elaborare un’analisi come quella di Berger, quindi, è necessario conoscere molto bene la storia dell’arte. Questo permette di raggiungere una maggiore consapevolezza visiva.

La scuola è uno dei luoghi che può fornire ai ragazzi e alle ragazze gli strumenti per comprendere la provenienza di certi modi di vedere. L’interpretazione dell’arte resta libera, ma si parte dal presupposto che la cultura in cui viviamo non si è formata in un giorno e in un giorno non viene eliminata. Si modifica, invece, cambia forma, perde e aggiunge. Studiare, leggere, scrivere, o semplicemente osservare, sono dunque movimenti fondamentali per accedere a certe conoscenze.

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Caravaggio, Cena in Emmaus, 1601-1602, olio su tela, 141×196, Londra, National Gallery

Cena in Emmaus: la traduzione dell’esperienza in interpretazione

Lo dimostra anche Berger, che in una delle sue puntate ha incontrato i bambini di una scuola per parlare con loro di arte. Attraverso l’osservazione della Cena in Emmaus di Caravaggio, Berger si è accorto di come l’interpretazione dei quadri nei bambini parta dalla loro esperienza diretta e personale. I bambini, infatti, hanno analizzato l’immagine con lo scopo di trovare delle corrispondenze con ciò che già conoscevano. 

Sono così riusciti a leggere l’opera pur non avendo alcuna nozione, né sull’artista, né sul quadro. Per esempio, si sono accorti che la figura principale del quadro è sessualmente ambivalente: può essere sia un uomo che una donna. Questo deriva dal fatto che, nell’analisi, i bambini hanno cercato di rintracciare i tratti di entrambi i sessi che conoscono.

Quanto raccontato si collega a un altro celebre personaggio, utile per comprendere l’importanza dell’esperienza dell’arte nella vita quotidiana e durante lo sviluppo.

I laboratori di Bruno Munari

Bruno Munari ideò nel 1977 i laboratori Giocare con l’arte, spazi d’incontro nel quale si insegnava ai bambini a guardare un’opera facendone esperienza. A tal proposito vi avevamo già parlato dei libri illeggibili di Munari e dell’importanza dell’esperienza personale nell’arte. Sul sito dell’associazione di Bruno Munari, i Laboratori vengono infatti descritti così:

Nei laboratori Munari pertanto si intende promuovere la conoscenza e la comprensione delle tecniche dell’espressione e della comunicazione artistica, affinché si possa fruirne con maggiore consapevolezza e spirito critico.

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Bruno Munari durante un laboratorio

Secondo Munari, l’attività pratica è un elemento fondamentale per poter capire e imparare. Se questo processo avviene poi attraverso il gioco è più facile che il bambino o la bambina si senta libero/a di esprimersi senza giudizi.

Quanto è importante fare arte

“Non è importante l’oggetto finito, ma il percorso che il bambino fa per arrivare allo stesso”. Così affermava l’artista e designer, ponendo l’accento sulla pratica del fare arte come mezzo per conoscere il mondo, i materiali e le cose; per poter quindi apprendere non soltanto tramite la vista ma attraverso tutti i sensi. A livello pedagogico questo tipo di approccio aiuta quindi i bambini a sviluppare il pensiero creativo, le capacità di rielaborazione e manipolazione e la curiosità: caratteristiche utili per ogni persona e in tutti gli ambiti, anche quelli diversi dall’arte.

Non a caso, l’associazione Munari oggi promuove un Master formativo sul metodo dell’artista.

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Mudec Education

L’impegno dei musei

Negli ultimi anni, anche molti musei stanno cercando di intervenire sul problema della riduzione delle ore di storia dell’arte nel sistema scolastico.

Il Mudec di Milano, ad esempio, presenta una sezione “Educazione” all’interno del suo sito: qui sono raggruppate tutte le attività destinate alle scuole, ai bambini o agli adulti. La missione istituzionale è quella di rendere i più piccoli protagonisti del museo. Attraverso diversi percorsi multidisciplinari, l’intenzione è quella di fargli vivere un’esperienza dinamica e pratica, nel quale si possa fare esperienza dell’arte a 360° grazie a workshop, incontri, visite guidate e giochi.

Altre realtà museali in Italia e nel mondo presentano sezioni Kids come quella del Mudec, con lo scopo di di promuovere l’importanza dell’arte nell’età evolutiva. Ne sono esempi la Galleria degli Uffizi a Firenze, il MAXXII di Roma, il Pompidou di Parigi e la Tate Modern di Londra. Proprio quest’ultima, nel 2018, realizzò un video in cui intervistò vari artisti di tutto il mondo circa la questione dell’importanza dello studio scolastico dell’arte.

Su queste basi l’artista e fotografa americana Catherine Opie definisce la creatività e l’arte:

La creatività è pensiero critico senza di questo come possiamo aprirci davvero e fare domande più complesse? L’arte apre tutti quei tipi di passaggi e possibilità di pensare oltre ciò che già sappiamo.

Pensare oltre ciò che già sappiamo è pensare al futuro ed è per questo che questa materia dovrebbe occupare un posto centrale nel percorso formativo di ogni persona.


CREDITS

Copertina (fotografia di Lara Morello)

Ways Of Seeing

Cena In Emmaus

Bruno Munari

Mudec Education

 

 

 

 

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