Roma Arte in Nuvola: l’arte contemporanea tra passato e futuro

A Roma dal 18 al 21 novembre si è tenuta la prima edizione di Roma Arte in Nuvola, una mostra-mercato, dove le gallerie invitate esibivano le loro opere con l’obiettivo di venderne il maggior numero possibile. L’evento era inizialmente previsto per metà maggio 2020, poi rinviato a novembre per motivi ormai noti legati alla pandemia.

Roma Arte in Nuvola: un nuovo spazio per il futuro dell’arte

L’obiettivo è stato quello di colmare un vuoto di proposta, con l’ambizione di diventare il polo del collezionismo dell’Italia del Centro e del Sud. Questo è stato possibile grazie alla curatela della storica dell’arte Adriana Polveroni e della direzione generale di Alessandro Nicosia, il quale ha dichiarato:

Una prima edizione che presenta prestigiose gallerie di moderno e contemporaneo (tantissime romane), installazioni di artisti internazionali provenienti dal Sud America, dall’Iran, dalla Germania, dall’Inghilterra, dalla Francia, dalla Grecia e numerosi altri. Sono sicuro che gli addetti ai lavori e il grande pubblico apprezzeranno il nostro sforzo raggiunto con l’aiuto di quanti hanno creduto alla nostra proposta.

Parole molto positive, alle quali si sono aggiunte quelle della direttrice artistica Adriana Polveroni:

Abbiamo costruito un modello di Fiera originale, una piattaforma in cui trovano spazio gallerie storiche e di ricerca, momenti di riflessione e spregiudicate sperimentazioni. Il tutto pensando a Roma, che sta vivendo un fermento inaspettato verso il quale una nuova Fiera può funzionare da collante. 

Lo spazio della fiera

Nel grandissimo spazio nato dalla matita dell’architetto Massimiliano Fuksas erano presenti 159 espositori tra gallerie, progetti speciali, editori. Sono 120 le Gallerie espositrici italiane ed estere, specializzate nel Novecento e nelle tendenze emergenti di oggi, con opere che includono pittura, scultura, installazioni, video e performance, presentate nelle tre sezioni della Fiera: Main Section, New Entries, Solo Show. 

Anche la Galleria Futurism and Co. di Roma era presente, la quale per l’occasione ha trasferito negli spazi della Nuvola la sua mostra Analogie – i futuristi e le avanguardie europee, già inaugurata il 7 ottobre nel suo spazio in Via Mario de’ Fiori.

L’arte europea negli anni Venti

L’avanguardia è il tema principe dell’arte della prima metà del Novecento. Simbolicamente, per ricordare la nascita del Futurismo, si prende la data del 5 febbraio 1909, quando Filippo Tommaso Marinetti pubblica su «Le Figaro» il Manifesto del Futurismo,avviando un turbine di ricerche artistiche che hanno poi coinvolto tutta l’Europa.

Sebbene le prime mostre futuriste vengano svolte fuori dall’Italia negli anni Dieci, tuttavia il decennio cardine per i movimenti d’avanguardia è il 1920. Il movimento futurista all’inizio degli anni Venti è già affermato e discusso, sia in Italia che in Europa, per il suo dialogo con il Neoplasticismo, il Costruttivismo russo-tedesco e il Purismo francese.

La morte al fronte di Sant’Elia e di Boccioni nel 1916 accentua il rallentamento e la dispersione dell’attività creativa del gruppo. Questo accade anche per via del nuovo indirizzo artistico assunto da Carrà, il quale, dopo aver dipinto quadri futuristi e con una iconografia interventista, tra la fine del 1915 e l’inizio del 1916 stravolge la sua attività.

Il Secondo Futurismo e l’Europa

Tuttavia, il movimento si arricchisce di nuovi stimoli creativi, sia italiani che mitteleuropei. I nuovi artisti che si avvicinano al gruppo futurista tra la fine degli anni Dieci e l’inizio dei Venti hanno come modello il manifesto Ricostruzione Futurista dell’Universo di Balla e Depero del 1915, che si presenta come momento ulteriore della ricerca del Futurismo, in quanto certifica la continuità con il futurismo di prima generazione.

Sono sopratutto Balla e Prampolini i maestri del cosiddetto “Secondo Futurismo”. Se Balla, nella serie delle Compenetrazioni iridescenti, studia i rapporti compositivi del colore, Prampolini entra in contatto con i rappresentanti Dada a Zurigo, come Tzara e Arp nel 1917, e alla Novembergruppe nel 1919 a Berlino. Nel 1922 invece è al Bauhaus di Weimar, mentre a Parigi frequenta gli artisti della Section d’Or con Gleizes, Léger, Archipenko, e i neoplastici Mondrian e Van Doesburg. Fillia invece scrive articoli su Picasso, Léger e Kandinskij, nei quali difende il Razionalismo e la tradizione dell’architettura futurista da Sant’Elia a Marchi.

Analogie – i futuristi e le avanguardie europee

Lo sguardo che offre la mostra, come si può leggere dal titolo, si inserisce in questo contesto vivace e tutto europeo. Il percorso espositivo mette in rapporto i maestri del Futurismo, e permette al visitatore di ritrovarsi:

al cospetto di un Giacomo Balla messo in relazione con Picasso o Kandinskij, o ancora di un Carrà accanto a Paul Klee. Così come un Depero in dialogo con Masson e Kokoschka, un Boccioni con Kupka, un Dottori con Delaunay o un Prampolini con Gleizes.

Opere rare in quanto appartenenti a una stimolante e preziosa collezione privata, dove è possibile trovare testimonianze importanti. Ad esempio uno studio su carta che Balla fece per la decorazione della sua casa privata a Roma in via Paisiello, decorata tra il 1914 e il 1920.

Precisazioni di un dialogo figurativo

Un dialogo del quale è bene sottolineare le diverse storie d’origine. Sebbene sia Kandinskij che Balla approdino all’astrazione, la matrice è diversa: il primo arriva alle sue famose composizioni di forma e colore dipingendo accanto alla moglie Gabriele Munter quadri dallo stile Fauves; mentre il secondo parte dalla tradizione divisionista italiana, dove il colore è un medium della luce, e dove la forma fa sempre fede alla realtà che descrive.

File:MITTENGRÜN (GREEN IN THE MIDDLE).PNG - Wikimedia Commons
Vassilij Kandinkij, Mittengrun (Green in the middle), 1932, acquerello su carta, 29 x 39.8 cm, Collezione privata.

Lo stesso si può dire di Prampolini e Leger, il cui approccio al cubismo è completamente opposto. Il primo mantiene la matrice futurista che si basa sul dinamismo, mentre Leger, affascinato dagli stimoli puristi, sintetizza l’oggetto in rapporto all’ambiente in cui si trova.

Enrico Prampolini, Simultanietà architettonica, 1921, olio su tavola, 50,8 x 82,4 cm, Collezione privata.

La mostra non presenta solo i grandi nomi noti a tutti. C’è un dipinto di Roberto Marcello Baldessarri del 1918, di chiara matrice boccioniana, che raffigura una donna in abito giapponese. Questo testimonia la ricchezza culturale di quegli anni e l’avanzamento della ricerca artistica futurista verso stimoli meccanici, nella forma e nello spirito.

Roberto Marcello Baldessarri, Salotto giapponese, 1918, olio su tela, 110 x 75 cm, Collezione privata (dettaglio).

Quest’ultima ricerca è rappresentata dal Ciclista di Gerardo Dottori. Le linee-forza descrivono il moto del centauro nell’ambiente, che simultaneamente si muove con lui e restituisce la forza contraria del movimento, che garantisce stabilità alla potenza della velocità.

Riflessioni storiche sull’esposizione

Una mostra avvincente, stimolante e da approfondire, in quanto ricca di spunti nuovi di ricerca. Ormai il Secondo Futurismo è storicizzato, compreso e apprezzato, grazie a figure come Anna Caterina Toni ed Enrico Crispolti, i quali hanno divulgato tutti gli strumenti necessari per non accostare superficialmente le ricerche stilistiche solo perché considerate d’avanguardia. Per questo è necessario continuare ad approfondire il percorso di ogni movimento europeo per apprezzarne veramente la portata del loro incontro.

Infine, negli anni Venti, Futurismo, Cubismo, Purismo, Neoplasticismo e Costruttivismo si incontrano per la volontà di ricostruire l’universo dove arte e vita si muovono in simbiosi. Questa è l’anima dell’Avanguardia Europea.


Fonti

futurismandco.com

artemagazine.it

romaarteinnuvola.eu

Enrico Crispolti, Il mito della macchina e altri temi del Futurismo, Celebes, Roma 1971.

Van Doesburg and the International Avant-Gard, Constructing a New World, (catalogo della mostra: Londra, Tate Modern, 2009) a cura di Marc Dachy Henk Engel, Gladys Fabre, Doris Wintgens Hotte, Michael White, Tate Publishing, Londra 2009.

Anna Caterina Toni (a cura di), I luoghi del futurismo. 1909-1944, (atti del convegno: Roma 1986), Multigrafica, Roma 1986.

Credits

Copertina

1 Immagine

Immagini 2 e 3 a cura del redattore

 

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