Intervista ad Alex Isacov, Alfiere del Lavoro per meriti scolastici

Gli occhi rispecchiano la passione del ventenne, le sue idee risuonano di acume e profondità. Lui è Marian Alexandru Isacov, per gli amici solo “Alex”, Alfiere del Lavoro per meriti scolastici. Oggi studia Medicina alla Scuola superiore sant’Anna di Pisa. Nel suo passato, l’arrivo dalla Romania a Mantova, a 10 anni, insieme alla sua famiglia; nel futuro, la professione di ricercatore e un ruolo nel management sanitario. Ma Alex il futuro non lo sogna, lo progetta già con la forza umile della curiosità.

Il 26 ottobre, Alex è stato ricevuto al Quirinale per il conferimento della medaglia di Alfiere del Lavoro, per meriti scolastici.

Ed è stata un’esperienza che non dimenticherò mai nella mia vita: dalle parole scambiate, con mia grande sorpresa, con il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, al telegramma di congratulazioni della Presidente del Senato, passando per l’incontro, seppur breve, con il Presidente Mattarella.

Ma c’è un “ma”:

Il riconoscimento che ho ottenuto si fonda sulla media dei vari anni di scuola, e sui voti di uscita delle scuole medie e delle superiori. Insomma, su una fredda equazione, che non mi entusiasma più di tanto. Non penso che uno studente possa essere giudicato da un voto, cioè da un parametro sottoposto a così grande varianza: se avessi studiato in un’altra scuola, se avessi avuto altri professori, forse avrei avuto voti più bassi. Invece è andata così, e sono stato premiato io al posto di qualcuno che forse lo avrebbe meritato più di me. Insomma, è stata un’esperienza felice, ma che mi ha fatto e mi fa riflettere sulla quantità di fortuna che ho avuto: e non ne sono ancora venuto a capo.

L’arrivo a Mantova e l’apprendimento dell’italiano

La parola “banalità”, insomma, non fa parte del suo vocabolario. Quello che Alex ha cominciato ad arricchire di parole italiane ormai dieci anni fa, quando, arrivato da Galati, in Romania, imparò la lingua di Dante in meno di un anno: “Sono stato avvantaggiato dalla ‘full immersion‘ nella mia classe delle elementari, dal contesto didattico, dalla comune matrice neolatina di romeno e italiano; oltreché ovviamente dall’età, particolarmente favorevole all’apprendimento.”

Alex e la sua famiglia hanno trovato in quel di Mantova una comunità accogliente e tollerante: “Sono fortunato a non aver mai subìto episodi di razzismo e a essermi potuto integrare fin dall’inizio; un caso come il mio invita a riflettere però su quelli diversi, e molto peggiori, di cui si sente ogni giorno”.

Da adulto, Alex ha cominciato a ripagare la comunità che lo ha accolto, restituendole impegno civico e buona volontà:

Sono un membro del Consiglio direttivo dell’Avis della mia città. Una piccola cosa, a livello locale, ma che, insieme alla mia esperienza pregressa da rappresentante d’istituto del mio liceo, mi sta facendo acquisire delle competenze direttive e gestionali che potrei anche lasciar cadere, ma invece intendo far fruttare in una futura carriera manageriale in ambito sanitario.

Una formazione multidisciplinare

Alex articola i suoi pensieri sul mondo che lo circonda e su se stesso con rara nitidezza. Parte del merito si deve alle sue letture abituali (“anche se adesso leggo molto meno, purtroppo, per via dei primi esami”): saggi filosofici (Slavoj Zizek è una delle più recenti passioni), ma soprattutto romanzi storici contemporanei (“il mio preferito sono Le ceneri di Angela, di Frank McCourt”).

In un’epoca in cui domina la parcellizzazione della conoscenza, un futuro medico che pratica letture del genere è una perla rara:

E la mia scelta universitaria è ricaduta su Pisa proprio per il mio rifiuto verso la settorializzazione. Coltivo la mia propensione alla multidisciplinarietà grazie ai corsi inter-settoriali obbligatori, anche se extra-curriculari, organizzati dalla Scuola superiore sant’Anna. Non voglio arrivare, fra dieci anni, a sapere tutto su come si conduce una ricerca in ambito medico e non sapere interpretare un titolo di giornale in cui compare una nozione di economia.

Il nuovo panorama informativo

Titoli di giornale, certo; ma anche, e sempre più spesso, un’abbuffata di post su Facebook, tweet, link, snack-news: è questo il nuovo panorama dell’informazione. Su cui Alex esprime un giudizio tutt’altro che scontato:

Penso che calibrare l’informazione sulla fisionomia del nuovo utente medio sia la soluzione cui stiamo progressivamente andando incontro: articoli che si trasformano in pillole informative, che consentono di comprendere velocemente il nucleo della questione, puntando anche su titoli accattivanti, che catturano l’attenzione. Spesso operazioni del genere vengono investite di un bias negativo, quello associato all’etichetta ‘clickbaiting’: ma io penso che la necessità di raggiungere con efficacia l’utente, offrendogli gli strumenti necessari per orientarsi e agire nel contesto sociale di cui fa parte, sia un’esigenza da mettere in primo piano, superando anche lo scetticismo legato a queste operazioni.

La lettura

La velocità di scrittura e soprattutto di lettura sono d’altronde competenze indispensabili nel contesto odierno:

Il deficit di attenzione che  ognuno di noi sperimenta nella propria prassi di lettura è un dato di fatto. Ma l’aumento progressivo della quantità di informazione rende la velocità della lettura una competenza indispensabile. Che comunque dobbiamo integrare con quella di una lettura più distesa e focalizzata. Anche andando controcorrente, sostengo che l’acquisizione della capacità di una lettura veloce di un testo, che ne colga i caratteri fondamentali in breve tempo, sia un fatto da non disprezzare: quasi una microevoluzione a cui la specie umana sta andando incontro nella logica dell’adattamento funzionale ai cambiamenti dell’ambiente esterno.

Le lezioni del Co-Vid

Un adattamento funzionale è anche quello a cui il Co-Vid dovrebbe indurre la nostra società, e noi tutti:

A chi spera nel ritorno alla normalità chiederei: ‘Ma perché, in questi due anni non è successo niente?’. In un biennio abbiamo appreso, o avremmo dovuto apprendere lezioni importanti. Se in pochi giorni, in un mondo globalizzato come il nostro, la variante omicron dal Sudafrica raggiunge quasi l’intero globo, dovremmo capire che il vaccino andrebbe diffuso il più possibile, per evitare il ripetersi di casi come questo. Se in questi mesi l’influenza stagionale ha ridotto la propria incidenza, non dovremmo forse aver capito che l’uso della mascherina in autunno e in inverno, anche in condizioni di ‘normalità’, può essere utile? E ancora: questi due anni hanno avuto come corollario un’alfabetizzazione informatica capillare e repentina: perché disperdere questo patrimonio? Perché dovremmo rinunciare all’opportunità delle lezioni a distanza, che consentiranno a molti più studenti di frequentare l’università?

Ma sembra che queste e altre lezioni non siano state apprese, dalla maggioranza degli individui:

La mia idea è che in questo biennio, checché se ne dica, l’importanza della scienza, nella nostra società, sia diminuita notevolmente. Ogni giorno vediamo l’auctoritas dello scienziato, o comunque di chi ha studiato in un determinato campo, sminuita da chi dice ‘Non è così, l’ho letto su internet’. Questo modo di pensare e di parlare, certe tesi sempre più diffuse fra le persone, riflettono una generale ignoranza rispetto a ciò che da quattro secoli è la base di ogni scoperta e innovazione: il metodo scientifico.

Social-aziende

Alex usa i social con regolarità, e li ritiene strumenti ormai indispensabili e preziosi.

L’importante è che la nostra dieta informativa non si riduca ai post che l’algoritmo di Facebook ci propone in conformità a idee che già abbiamo – Ci tiene a specificare – Per risolvere questo cortocircuito, l’unica soluzione, per quanto utopica, sarebbe che i social diventassero delle piattaforme predisposte alla naturale interazione e socializzazione fra gli utenti, senza le forme di mediazione finalizzata all’introito che rendono i social aziende.

Detto della lettura, c’è tempo per chiedere ad Alex anche un parere circa l’ipotesi, così tanto dibattuta in questi giorni, di eliminare definitivamente il tema dall’esame di maturità:

Penso che non sia la scelta giusta; nemmeno io l’ho fatto, per via del Covid: ma almeno io e i miei compagni abbiamo ragionato per 3 anni nella convinzione che ci sarebbe stato, ci siamo preparati per affrontarlo. Insomma, abbiamo acquisito competenze che con la definitiva rimozione dai programmi di questo marcatore finale, di questo end-point, rischierebbero di perdersi, fra gli studenti.

Passioni

Oggi, la vita di Alex si snoda fra esami e jogging “psicologico” (“correre mi consente di riflettere sulle cose”); fra i social e gli amici; fra passioni vecchie e nuove (“i miei interessi cambiano continuamente”). Con una certezza, su tutte.

La Normale organizza concerti di musica classica, a cui mi piacerebbe molto andare, quando avrò più tempo. Perché? Perché sono ignorante in materia, e non mi sta bene: voglio imparare e saperne di più, anche in questo campo.

Eh sì, lui è fatto così.

CREDITI:

Le foto presenti nell’articolo appartengono all’intervistato e sono state da lui gentilmente fornite

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