La poesia è strofe, versi, ottave, stanze. È figure retoriche, anafore, poliptoto, allitterazione, consonanza, ripetizione. È artificio umano, è sentimento, rabbia, paura, follia. La poesia è tutto, la poesia è nulla. La poesia viene definita, ma sfugge alla comprensione. Viene studiata, ma si ribella alle etichettature. È uno sguardo interiore gettato sul foglio, ordinato nel suo disordine, etereo ma profondamente umano.
La poesia accompagna l’uomo da secoli, lo eleva, pervade la sua natura e il suo mondo; delicata, potente, frastornante. Un’arte dal sapore antico che ancora oggi non manca di incantare, ammaliare, trascinare. Un’arte a cui anche il Cinema e la moderna serialità ha consegnato il giusto spazio, facendone un cardine di opere eccelse. Grande o piccolo schermo, sala o televisione, la poesia ha assunto le forme più diverse, modellando e trasformando il proprio carattere indomito.
La poesia come innalzamento
Distribuito al grande pubblico alla fine dei magici anni ’80, L’attimo fuggente è una di quelle pellicole che ancora oggi riescono ad emozionare adulti e ragazzi. Il film di Peter Weir, la storia dello stravagante professore Keating, del suo amore per la poesia e per i suoi studenti rimane un cult intramontabile, segnato da una commovente delicatezza e dalla passione travolgente del suo principale interprete, l’indimenticato Robin Williams.
Un anno scolastico, lezioni, voti, presidi alteri, ribellioni; il soggetto sviluppato da Weir profuma di quotidianità, di adolescenza, di crescita interiore, di maturazione. La pellicola si giostra alla perfezione tra comicità e dramma, esplorando l’anelito di libertà insito nella gioventù, la voglia di spaccare il mondo, di innamorarsi, di perdersi nella colorata selva della nostra mente a sognare mondi incantati e futuri possibili. L’attimo fuggente è poesia cinematografica e sceglie di celebrare la vita attraverso l’impeto di Walt Whitman. Perché tutto passa, senza che l’uomo possa muovere un dito per impedirlo.
Resta solo la caducità dell’esistenza e la possibilità di assaporarne ogni singolo attimo, rendendosi finalmente conto…
che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un verso
La poesia come decadimento
È da molti considerata la regina madre della serialità, il punto più alto raggiunto dalla televisione. Breaking Bad, capolavoro di Vince Gilligan, è la storia di Walter White, professore liceale di chimica di Albuquerque che, scoperto un cancro ai polmoni, inizia a cucinare metanfetamina per poter lasciare soldi alla sua famiglia. Quella descritta da Gilligan è una parabola umana formidabile che in tanti hanno descritto e decantato sottolineando le trasformazioni che il protagonista subisce, scavando all’interno di se stesso, abbandonando il docile professore di chimica e facendo emergere il mostro, il calcolatore, l’assassino.
La chimica, afferma Walter White, “è creazione e dissoluzione…è crescita poi decadimento”. Il decadimento porta qui il nome di un altro W.W., quel Walt Whitman di Foglie d’erba che introdotto quasi per caso nel corso della terza stagione segnerà l’inizio della fine, il principio della distruzione finale. Perché in un mondo sporcato dal veleno, dalle pallottole, dal sangue e dalla droga nulla sembra più avere un senso. Non resta che abbandonarsi al flusso di una cattiveria e di una malvagità inarrestabili.
Fino a quando alzandomi e scivolando via iniziai a vagare in solitudine,
Nell’umida e misteriosa aria notturna, e secondo dopo secondo,
Volsi lo sguardo alle stelle nel perfetto silenzio.
La poesia come rinascita
Vincitore del Premio Oscar 2007 al miglior film straniero, Le vite degli altri è una pellicola del 2006 firmata da Florian Henckel von Donnersmarck e ambientata nel panorama di una Germania Est sottoposta al rigido controllo della Stasi. Protagonista della vicenda è Gerd Wiesler, capitano dell’organizzazione di sicurezza e spionaggio della DDR. Anche le vite degli altri racconta una trasformazione, un cambio di prospettiva decisivo. La poesia è qui simbolo di rinascita, una rinascita che si affida alla dolcezza di Brecht, alla suo poesia quotidiana, all’amore nella sua forma più semplice.
La rigidità, l’inflessibilità del duro e severo Wiesler incontra la quiete di un panorama bucolico; l’impassibile capitano si abbandona al sogno, alle nuvole e al prato che il poeta ha scelto per lui, per liberarlo di una vita opaca e priva di passione e permettergli di liberarsi nel cielo di una nuova e rinnovata esistenza. Perché vivere significa scegliere, scegliere da che parte schierarsi, se a favore di morte o vita, oppressione o libertà, grigiume o colore.
E su di noi nel bel cielo d’estate
c’era una nube ch’io mirai a lungo:
bianchissima nell’alto si perdeva
e quando riguardai era sparita.
La poesia come inno
La poesia ha invaso anche i nostri lidi, le spiagge del nostro bel paese e il volto di un grande e giovane uomo destinato a scomparire poche ore dopo la fine delle riprese. Il postino, film del 1994 diretto da Michael Radford, è un commosso saluto al nostro Massimo Troisi, alla sua passione e abnegazione. Ispirato al romanzo di Antonio Skarmeta “Il postino di Neruda”, il film racconta del timido Mario Ruppolo, confinato in un paesino di pescatori in un’isola del Sud Italia e incaricato di portare la posta al celebre poeta cileno Pablo Neruda, che nel piccolo paese di Mario ha trovato asilo politico.
Accompagnato dalla sua fidata bicicletta Mario inizia un percorso che trascende l’incarico e diviene scuola di vita, cominciando ad imparare dal maestro cos’è la poesia: un passo alla volta, con dedizione, impegno e passione, desideroso di apprendere il segreto per valorizzare la sua vita.
Il postino è un inno di straordinaria bellezza. La poesia si fa scrittura, amicizia, amore, si insinua tra le pieghe della vita per celebrarne il valore. E Mario Ruppolo, timido, goffo, imbranato e sognatore incarna l’imperfezione dell’essere umano, spingendosi al di là dei sogni per assaporare la semplicità del normale. Tenendo sempre a mente che…
Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla.
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