Il 15 ottobre è uscito il debut EP di Anna Bassy, MONSTERS.
Di origini nigeriane, ma nata e cresciuta a Veron17a, Anna Bassy mantiene salde le sue radici africane per poi sfogarle ed esprimerle nella sua arte completamente libera da qualsiasi vincolo.
In questo caso, la fame di successo viene accantonata per fare spazio a un piccolo viaggio nel profondo della sua persona, mettendo in luce i punti deboli di Anna e “mascherandoli” con i virtuosismi del soul, dell’R&B, del pop e del gospel. Andiamo ad analizzare il suo lavoro più nel dettaglio.
Monsters
Al primo ascolto si viene inondati da una sola sensazione: soul. MONSTERS si apre con la title track, che fin dal primo secondo mette in risalto le melodie africane ad introdurre la voce accompagnata da una chitarra acustica. “Help me” sono le prime parole pronunciate da Anna Bassy, un chiaro segnale di attenzione che molto spesso oggi può risultarci troppo banale per essere ascoltato, tuttavia, è difficile sottrarsi all’ascolto una volta che qualcuno ti lascia il suo cuore in mano, soprattutto se donato attraverso la musica.
Si ha l’impressione che Anna abbia voluto inserire la title track al primo posto proprio per togliersi immediatamente il peso dei demoni che risiedono dentro di lei, per poi lasciare spazio alle altre quattro tracce, che indagano sui motivi, ma soprattutto sui rimedi elementari che lei stessa ricerca, ricordandoci che la soluzione potrebbe essere dietro l’angolo, o addirittura dentro la nostra testa.
Could You Love Me è il primo dei cosiddetti “rimedi” citati prima, ricordando a chi le sta intorno, ma soprattutto a sé stessa, che basterebbe un po’ di amore per condurre una vita degna di essere chiamata felice. Interpretando una sorta di “vocina” interna che la esorta a non trascurarla mai, è amando la propria persona che riusciamo a capire quali sono i nostri limiti e fino a dove possiamo spingerli, senza approfittarci delle fragilità altrui. Il tutto è accompagnato dalla produzione di Francesco Ambrosini, con le chitarre di Pietro Girardi, il basso di Pietro Montagner e la batteria di Pietro Pizzoli.
A metà dell’EP ci lasciamo trasportare dal richiamo a Madre Natura di Wind, Rain. La traccia racconta diversi momenti di confusione che avvengono nella nostra realtà quotidiana ma che spesso non sappiamo dove aggrapparci per calmarli. Anna, in virtù delle sue origini, spiega che elementi naturali come il vento e la pioggia possano essere in grado di ristabilire la quiete tanto ricercata dopo attimi di bufera.
Nonostante Anna Bassy provi in tutti i modi a trovare la pace interiore, resta la paura di ciò che la circonda, come descritto in This World. “Questo mondo mi spaventa, questo mondo non mi permette di essere.“, così la cantante apre il penultimo brano, sottolineando le insicurezze provocate dall’esterno sulle quali abbiamo il minimo controllo, lasciandoci unicamente la possibilità di adattarci ad una società in decomposizione dal nucleo, e raramente la capacità di cambiarla. Questo è ciò che frena Anna: un mix di sfiducia e malafede causato da quello che tutti i giorni siamo costretti a vivere.
E così si arriva all’ultimo brano di questo progetto, intitolato Keep On Singing. Qui si nota l’accuratezza di Anna nell’aver scelto questa traccia per chiudere l’EP. Si potrebbe descriverla solamente dal titolo, “non importa, continua a cantare” recita la Bassy, chiedendo a sé stessa ma anche a chi la sta ascoltando se la musica, le liriche e l’arte che respiriamo siano effettivamente l’elisir tanto ambito per sopportare più dolcemente la nostra esistenza o semplicemente un palliativo per tenerci calmi.
Ovviamente la risposta non l’abbiamo, o meglio, ognuno può avere la sua. Fatto sta che Anna Bassy non si arrende, ha voglia di vivere e usa la sua voce come un SOS in codice Morse che si ripete in continuazione.
Lei stessa dichiara:
In ogni brano c’è anche una richiesta di aiuto, una preghiera, rivolta a chi mi sta vicino, ma anche a chiunque voglia ascoltarla e accoglierla… e a me stessa.
Insomma, in questo progetto è possibile riconoscere quello che Battisti avrebbe definito come “il mio canto libero”, con l’obbiettivo di riporre i problemi semplicemente accettandoli, senza rinnegarli, per poter ricercare il motivo della nostra esistenza su questa terra. Anna Bassy ha tutte le carte in regola per essere riconosciuta come un’artista più che valida, anche in un Paese dove la meritocrazia raramente viene interpellata; Anna Bassy non è plastica, ma un viaggio nella savana per riscoprire sé stessi.
Qui sotto puoi trovare MONSTERS, direttamente da Spotify:
https://open.spotify.com/album/24HrsXDjsbZ72S4uG83h9X?si=yMEN-B4vRYW6EZma1XztWA
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Materiale gentilmente fornito da Astarte Agency