L’articolo 21 della Costituzione italiana stabilisce un punto fermo tra le libertà dell’individuo: la libertà di espressione, che comprende la libertà di informare e la libertà di essere informati. In ogni società democratica questo è un diritto fondamentale, mai oggetto di trattative. Ma cosa succederebbe se ci trovassimo in un contesto differente, in cui non ci permettessero di conoscere cosa avviene nel mondo? Accadrebbe che faremmo di tutto per inseguire la verità che ci è negata. Quanto appena descritto, purtroppo, è una realtà ben conosciuta in molti Paesi del mondo in cui governi, spesso non eletti dal popolo e molto simili a dittature, praticano la censura, manipolando la realtà e dandone un’interpretazione deviata.
Minecraft e la sua battaglia
Fortunatamente, il senso di essere parte di un contesto sociale e la responsabilità di lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo vissuto, portano a trovare delle soluzioni formidabili. Avete presente i giochi per pc, quelli a cui ci dedichiamo quando abbiamo un momento libero? Beh, per alcuni hanno smesso di essere semplicemente “giochi” e hanno cominciato ad assomigliare incredibilmente a una vocazione.
Uno di questi è Minecraft, un videogioco open world (che ci dà la possibilità, come utenti, di muoverci liberamente in un ambiente virtuale) all’interno del quale è possibile costruire il proprio mondo. In che modo? Utilizzando dei blocchi costituti dai più disparati materiali con cui realizzare case, castelli, imbarcazioni e oggetti di vario genere. In questo ambiente virtuale, online, prettamente ludico, è possibile trovare un gruppo di persone disposte a lottare per portare avanti una battaglia contro tutte le forme di censura?Assolutamente sì!
The Uncensored Library
Così è nata The Uncensored Library, biblioteca virtuale al cui interno si raccolgono articoli e libri sottoposti a censura in molti Paesi del mondo. Il processo è semplice. Utilizzando i materiali giusti, trovati all’interno del gioco, si crea il contenitore: il libro. Per riempirlo di contenuti basta caricare un file zip,cioè il libro o l’articolo al quale si è deciso di dare nuovamente una voce.
Reporter senza frontiere, organizzazione non governativa e no-profit che difende la libertà di informazione e di stampa, utilizza questa “scappatoia” per portare alla luce le verità taciute da molti governi. Così, alcuni giornalisti possono farsi sentire ancora, nonostante nei loro Paesi d’origine siano stati sottoposti a censura, condannati a scontare delle pene carcerarie o, addirittura, uccisi. L’obiettivo di The Uncensored Library è quello di fornire conoscenza, l’arma più potente che possiamo sfoderare contro i regimi dittatoriali.
Una per tutte: la storia di Nguyen Van Dai
Ogni forma di censura ha la sua storia e ha anche le sue vittime. Nguyen Van Dai è un cittadino vietnamita, avvocato per i diritti umani, attivista per la democrazia e blogger. Nel 2006 ha fondato in Vietnam il Comitato per i Diritti Umani: in quel periodo Dai ha viaggiato per tutto il Vietnam, insegnando agli studenti di legge e ai difensori dei diritti umani come segnalarne una violazione. Per questo motivo, ritenuto dal governo del suo Paese un sovversivo, è stato arrestato nel marzo del 2007 e condannato a quattro anni di carcere più altri quattro da scontare agli arresti domiciliari.
Nonostante la punizione inflitta, Dai non si arrende: nel maggio del 2013 fonda Brotherhood for Democracy e organizza una serie di forum che hanno per argomento, ancora una volta, i diritti umani. Viene nuovamente arrestato nel dicembre del 2015. Nel 2018 viene condannato a scontare quindici anni di carcere più altri cinque agli arresti domiciliari. Fortunatamente, Dai verrà rilasciato poco dopo la sentenza ed esiliato in Germania, Paese che, durante la sua carcerazione, lo aveva insignito del premio Human Rights award. Dai è tra gli autori a cui Minecraft, con la sua battaglia, ha restituito una voce. Per sapere cosa ha da dire, trasformiamoci nella nostra versione in pixel e giochiamo!
Meraviglia del nostro millennio
Perché dobbiamo considerare la Uncensored Library una meraviglia di questo millennio? Perché si sta cercando di dare potere alle generazioni del domani, di metterle nella condizione di lottare per i propri diritti. Forse non è un caso che si sia scelto di utilizzare un gioco: fin da bambini, infatti, formiamo e interiorizziamo le nostre conoscenze dalle esperienze che facciamo in ambito ludico.
Ludus, il gioco, è la chiave che ci permette di imparare a stare in società, perché altro non è che una sua riproduzione “protetta”. È un recinto all’interno del quale impariamo le regole di base, sbagliamo e affrontiamo le conseguenze dei nostri errori in maniera soft.
Un’analogia interessante, che sottolinea questo concetto ancora meglio, è quella con il best seller ReadyPlayer One, scritto da Ernest Cline: in un futuro distopico, l’umanità è ridotta a condurre la propria vita non più nel mondo reale ma su OASIS, mondo virtuale in cui è possibile fare di tutto, dal vivere delle avventure pazzesche, all’andare in discoteca, per arrivare al frequentare la scuola. Proprio il mondo in cui la scuola si trova, Ludus appunto, sarà protagonista di uno dei primi indizi della caccia al tesoro che il protagonista dovrà compiere per poter salvare la realtà virtuale di OASIS. Questo per sottolineare, ancora una volta, che il progredire parte dalla conoscenza e questa si ottiene piano piano, proprio giocando.
Facciamo finta che…
Se il risveglio delle coscienze deve partire dalle basi, chi ha avviato questa lotta sociale su Minecraft ha fatto jackpot: i bambini del domani hanno già in mano uno strumento potentissimo. Quel che gli rimane da fare è giocare in modo spensierato, interiorizzando passo dopo passo quella che per loro sarà una cosa assolutamente normale. È così che impareranno la libertà, un blocco dopo l’altro.
Anche noi, che sogniamo una società che somigli un po’ ai giochi che facevamo durante la nostra infanzia, possiamo fare qualcosa. #TruthFindsAWay può essere il nostro motto, la frase da urlare prima di trasformarci in supereroi: giochiamo anche noi, ancora una volta. “Facciamo finta che noi siamo i buoni che dobbiamo far conoscere a tutti la verità”: non sarà difficile, in fondo siamo Millennials.
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