In contemporanea con l’avvio della mostra Realismo Magico, fino al 30 gennaio 2022 gli spazi espositivi di Palazzo Reale ospitano l’attesissima e già visitatissima mostra Monet. Opere dal Musée Marmottan di Parigi.
L’allestimento, articolato in sette sezioni a disposizione cronologica e curato dalla storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan Marianne Mathieu, ospita 53 tele di piccole e grandi dimensioni del maestro (anzi fondatore) dell’impressionismo francese. Tra queste spiccano celebri capolavori come La spiaggia di Trouville, Passeggiata vicino ad Argenteuil, la veduta sul ponte di Charing Cross, una delle vedute del Parlamento di Londra e diversi esemplari delle serie finali delle Ninfee e del Salice.
Tutte le opere in mostra provengono – come esplicitato dal titolo – dal Musée Marmottan di Parigi, che possiede il nucleo più grande di opere di Monet, frutto delle donazioni del figlio (Michel Monet). Le sezioni espositive si articolano, in modo tradizionale, seguendo e raccontando l’andamento cronologico-biografico delle opere esposte. Queste sono poi coadiuviate da spot interattivi e didattici, cartelloni esplicativi che ripercorrono sinteticamente la vita dell’artista e soprattutto ambienti “immersivi” che, attraverso sistemi di schermi e pareti specchiate, consentono al visitatore di entrare letteralmente nella pittura di Monet.
La nascita della collezione Marmottan
Alla mostra infatti si accede proprio attraversando un corridoio “immersivo”, le cui pareti sono state appositamente rivestite di specchi e dal cui pavimento vengono mostrate proiezioni di immagini in movimento. Attraverso l’oscurità dell’ambiente e l’effetto dilatatore delle pareti di specchi, queste danno l’impressione di ritrovarsi immersi nei colori e nella pittura del maestro Monet.
La mostra però, dato il cordiale prestito museale, vuole essere anche l’occasione per omaggiare il Musée Marmottan. La prima sezione si apre quindi con una breve sintesi della genesi della collezione, frutto delle raccolte di Paul Marmottan (1856-1932), importante collezionista parigino che alla morte, avvenuta nel 1932, fece lascito testamentario di donare la sua ricca collezione (all’epoca priva dei dipinti di Monet) all’Accademia di Belle Arti di Parigi.
Fu in un secondo momento che le opere di Monet entrarono a far parte della collezione, quando nel 1966 decise di farne donazione il figlio del pittore, Michel Monet, il cui ritratto infantile, eseguito frettolosamente dal padre, è visibile nella prima sezione. Da allora la collezione – poi divenuta Museo – vanta il nucleo di opere di Monet più numeroso al mondo, di cui una parte, per l’appunto, è in esposizione alla mostra.
Allenare lo sguardo…
Ad ogni modo, l’esposizione vuole essere soprattutto un’occasione di riflessione e indagine – oltre che godimento estetico – della peculiare poetica e ricerca figurativa di Claude Monet.
La mostra segue infatti gli sviluppi biografici della sua produzione pittorica, ricordandone le tappe essenziali: dal trasferimento in Normandia ai soggiorni londinesi, fino agli ultimi anni e la terribile cataratta che lo rese quasi cieco. L’obiettivo espositivo, grazie a supporti didattici e interattivi, si focalizza su quanto la poetica figurativa di Monet sia stata una costante quasi ossessiva (per non dire scientifica) ricerca sulla luce e sulla sua proprietà di determinare quelli che chiamano colori.
…alla fascinazione della luce
Non a caso Monet, attento agli importanti studi scientifici sull’ottica del secondo ‘800, fu forse il pittore che più di tutti rimase affascinato dall’allora incredibile e straordinaria scoperta (in realtà già adombrata in antichità da Plotino) che è proprio la luce, e nient’altro, ciò che determina la configurazione cromatica delle cose.
Questa fascinazione sulle proprietà della luce si avverte nella sua produzione figurativa, anzi ne costituisce l’aspetto più originale, ciò che rese Monet il pittore che tutti conoscono. Dallo spontaneo realismo giovanile infatti, l’attività figurativa del pittore prosegue in lavori in cui la riflessione sulla luce diventa sempre più centrale. Raggiunge quindi un’apoteosi quasi ossessiva, come nelle serie sulla cattedrale di Rouen, sul Parlamento di Londra o in quelle finali delle gigantesche tele delle ninfee del giardino di Giverny, in Normandia. Tutt’oggi quest’ultimo rimane un posto incantevole da visitare e, anzi, tappa obbligatoria per un itinerario sul pittore.
I viaggi in Normandia e Londra alla ricerca della luce
Obiettivo dell’allestimento è anche quello di mettere in risalto l’importanza dei luoghi per la pittura di Monet. Ad esempio spicca la Normandia, dove il pittore si trasferirà con la famiglia dopo aver soggiornato più volte nel corso degli anni ’80 e ’90, in particolare lungo la costa. È in questi contesti paesaggisticamente suggestivi che l’artista realizza serie come quella della Spiaggia di Pourville (località della costa normanna) e trova terreno fertile per la propria ricerca luministica, affasciato dalle variazioni cromatiche determinate dalla luce al variare delle fasi della giornata.
Ma accanto ai paesaggi luminosi, vi sono anche gli scenari nebbiosi della Londra di fine ‘800. Qui Monet soggiornò tre volte fra il 1899 e il 1901 e in mostra sono presenti una veduta del 1907 del ponte di Charing Cross e una celebre veduta del Parlamento.
La quasi cecità e gli ultimi anni a Giverny
Senza dubbio, però, le sezioni più allettanti della mostra sono le ultime, nelle quali vengono illustrati gli ultimi anni della produzione del pittore. Qui avanza il microcosmo delle celebri serie (ninfee, ponte giapponese, salice) del bellissimo giardino che Monet allestisce nella residenza a Giverny.
L’ultima sezione permette anche di osservare le variazioni, addirittura “astrattiste” dell’ultima pittura di Monet. Questa subentra dopo che l’artista dal 1908/12 si ammalò di una grave forma di cataratta che gli compromise drammaticamente e drasticamente la vista, fino a renderlo quasi cieco.
Le deformazioni formali e cromatiche della vista ammalata di Monet si avvertono infatti nelle ultime grandi tele, a proposito delle quali la mostra si spinge a parlare di un “astrattismo”. Si trattò piuttosto di una percezione visiva distorta dalla malattia del pittore, che si sarebbe spento, proprio a Giverny, il 5 dicembre del 1926.
Orari e tariffe
La mostra Monet. Opere dal Musée Marmottan di Parigi è visitabile fino al 30 gennaio 2022 ai seguenti orari e con le seguenti tariffe:
Da lunedì a domenica ore 10:00 – 19:30 (giovedì chiusura alle 22:30)
Prezzo biglietto intero: €14,00, con audioguida inclusa
Biglietto ridotto (Visitatori dai 6 ai 26 anni, visitatori oltre i 65 anni, visitatori con disabilità, soci Touring Club con tessera, soci FAI con tessera, possessori di biglietti aderenti all’iniziativa “Lunedì Musei”, militari, forze dell’ordine non in servizio, insegnanti, possessori Card Arthemisia, possessori card Skira, Dipendenti e Agenti Generali e Clienti Generali): €12,00
Prezzo biglietto ridotto per possessori Abbonamento Musei Lombardia: €10,00
Omaggio per minori di 6 anni
Tutte le informazioni sul sito ufficiale di Palazzo Reale
CREDITS
Foto scattate dal redattore
Un commento su “Monet invade Palazzo Reale: la nostra visita alla mostra”