L’immagine pittorica diventa un elemento centrale della poesia quanto della prosa nel momento in cui queste sono capaci di sollecitare direttamente la vista del lettore. Per sortire tale effetto, la letteratura si serve moltissimo dell’arte e viceversa, in un rapporto intenso che è sempre esistito e ha avuto vari sviluppi nel corso dei secoli. In particolare, è importante citare il poeta più importante in assoluto della letteratura italiana, senza alcun dubbio Dante Alighieri, una delle “Tre Corone” assieme a Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. Come afferma Roberto Benigni ne Il primo dell’Inferno, mirabile esegesi del 2006 sul Canto Primo:
A parte tutte le innovazioni, si ama Dante proprio perché parla di noi, di ognuno di noi. Nessuno conosce meglio le passioni umane, il profondo dell’animo umano come lo conosce Dante.
Questo aspetto l’arte lo ha capito fin da subito, tanto da mettere in scena nel tempo moltissime scene ed episodi della Commedia dantesca.
La mostra a Roma
Un esempio del connubio tra arte e letteratura ha sede a Roma. Dal 15 ottobre al 9 gennaio l’esposizione dantesca Inferno mostra proprio il mondo ultraterreno secondo la visione dantesca. Il progetto, ideato da Jean Clair e Laura Bossi, è ospitato presso le Scuderie del Quirinale e si avvale di capolavori concessi in prestito da oltre ottanta istituzioni nazionali ed internazionali: dalla Galleria degli Uffizi al Musée d’Orsay, dalla Royal Academy di Londra alla Bibliothèque Nationale de France.
Si tratta di un omaggio che la città di Roma ha voluto tributare a Dante in occasione dell’anniversario dei 700 anni dalla sua morte. La mostra si compone così di circa 200 opere e si evolve in un percorso espositivo concentrato sull’universo infernale dantesco, esplorato attraverso il linguaggio figurativo dei pittori che ne hanno illustrato i paesaggi infernali. Può essere allora utile soffermarsi su alcune delle opere che sono esposte, capaci di far vivere ai visitatori le autentiche sensazioni dei gironi infernali descritti dal Sommo Poeta.
La Voragine infernale di Sandro Botticelli
La Voragine Infernale è una delle pergamene, realizzate tra il 1480 e il 1495, in cui Sandro Botticelli mostra l’intero Inferno di Dante con tutti i suoi gironi, secondo la tipica iconografia dell’universo infernale dantesco, atta a presentarlo come un gigantesco imbuto terminante con l’oscura e fredda tana di Lucifero. Ogni girone è arricchito con dettagli e mostra le peculiarità dei passaggi infernali descritti nel poema.
La bellezza dell’opera riposa quindi nei dettagli rappresentati, ma soprattutto nella chiarezza con cui Botticelli realizza la disposizione dei gironi, dimostrando di aver compreso interamente le descrizioni dantesche. Purtroppo oggi l’opera non è completa. Le pagine della pergamena sono così divise in varie sedi: alcune si trovano presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, altre a Berlino, presso la Kupferstichkabinett, eccezionalmente concesse per le prime due settimane della mostra.
La Porta dell’Inferno di Auguste Rodin
La Porta dell’Inferno è forse la più celebre opera di Auguste Rodin, che pensò ad un portale in bronzo monumentale, alto più di quattro metri e mezzo, ricoperto di altorilievi ispirati proprio all’Inferno dantesco. A tal proposito Rodin ebbe a scrivere:
Dante non è solamente un visionario e uno scrittore, è anche uno scultore. La sua espressione è lapidaria, nel senso buono del termine. Quando descrive un personaggio, lo rappresenta solidamente tramite gesti e pose. […] Ho vissuto un intero anno con Dante, vivendo di nulla se non di lui e con lui, disegnando gli otto cerchi dell’inferno […].
Nella Porta dell’Inferno sono presenti circa 180 personaggi dalle dimensioni variabili, che possono raggiungere anche un metro d’altezza. Si riconoscono in particolare la figura di Dante, al centro del portale, il Conte Ugolino, Paolo e Francesca insieme ad altri celebri protagonisti del Poema. Alla mostra romana, l’opera è presente nella sua versione in gesso, trasferita tramite un camion speciale dal Musée Rodin di Parigi alle Scuderie del Quirinale, in occasione dell’esposizione.
Il Giudizio Universale di Beato Angelico
Il Giudizio Universale è un dipinto a tempera e oro su tavola del grande pittore fiorentino Beato Angelico, uno dei padri della pittura del Quattrocento italiano. L’opera, presente anch’essa alla mostra, è ben strutturata e ricca di moltissimi particolari, tra cui spicca l’estremità destra della tavola, nella quale si trova una rappresentazione dell’Inferno.
Qui i diavoli cacciano con forza i dannati, che vengono smistati nei successivi nove gironi, dove subiscono le rispettive pene secondo la legge del Contrappasso. A partire dall’accidia, con i dannati immobilizzati da serpenti, segue la lussuria, dove i serpenti e i rospi mordono i genitali dei colpevoli, quindi l’ira, dove i dannati si mordono e si feriscono a vicenda. Non manca la gola, dove i peccatori sono costretti ad astenersi dal cibo, nonostante le numerose e immonde pietanze, dunque l’avarizia, con i dannati costretti ad ingoiare oro fuso. Tra fiamme e diavoli armati di tridenti, in basso si trova Satana che, con le sue tre teste, sta divorando tre dannati.
Il Lucifero di Franz von Stuck
Un’altra suggestiva opera in mostra firmata da Franz von Stuck è Lucifero, rappresentato dal pittore simbolista come una figura evanescente, seduta su un muretto con le ali nere afflosciate e in una posa che lo fa sembrare un’oscura forza in agguato. Lucifero appare raffigurato con un’espressione pensierosa e corrucciata, come se fosse umanamente ritratto in un momento di meditazione, mentre fissa l’osservatore in maniera inquietante con i suoi occhi gialli e magnetici. Questi spiccano all’interno della tela, dominata da tonalità scure, come unico punto di luce.
Queste sono soltanto alcune delle opere presenti alla mostra romana. Ma perché, tra le tre cantiche dantesche, è stato scelto proprio l’Inferno come tema? Ce lo spiegano i due curatori dell’esposizione:
Rispetto alle altre cantiche è senza dubbio la straordinaria iconografia infernale ad aver maggiormente ispirato gli artisti, con un duraturo impatto sulla cultura visiva europea; ma anche per la sua attualità, in un mondo in cui la distruzione della natura, la crisi sociale e culturale ci inducono a riflettere sul destino dell’umanità e sulle cose ultime.
Ecco allora l’ennesima dimostrazione di come Dante sia stato e continui ad essere una chiave di volta non solo per la letteratura, ma per l’intero patrimonio artistico italiano ed europeo. Le sue evocazioni suggestive hanno incantato pittori e scultori e continuano ad affascinarci a 700 anni di distanza.
Sul sito ufficiale delle Scuderie del Quirinale tutte le informazioni su una mostra da non perdere.