morte della vergine

“La morte della Vergine” di Caravaggio: storia di una tela rifiutata

La morte della Vergine fu commissionata a Caravaggio nel 1599 dall’avvocato Cherubini per la sua cappella in Santa Maria della Scala a Trastevere. Fu un dipinto aspramente criticato e disprezzato dai committenti: scopriamo insieme il perché.

Cenni biografici

Michelangelo Merisi detto Caravaggio nasce il 29 settembre 1571 a Milano da una famiglia agiata. Secondo le ipotesi di alcuni storici, il padre fu un architetto a servizio del marchese di Caravaggio e fu probabilmente lui a trasmettere al figlio la vena artistica. Nel 1584 Merisi diventa apprendista presso la bottega di Simone Peterzano, allievo di Tiziano. In questo periodo si avvale di importanti protettori, come la famiglia Sforza, e gli vengono commissionate numerose nature morte.

Negli anni Novanta del Cinquecento, Caravaggio si traferisce poi a Roma, dove soggiorna presso il Monsignor Pandolfo Pucci da Recanati. Punto di svolta della carriera del pittore è l’acquisto del dipinto I bari da parte del cardinal Del Monte, che ospiterà il pittore nel suo palazzo fino al 1600. Nei suoi anni romani Merisi dipinge numerose opere d’arte dalla bellezza sconvolgente: Giuditta e Oloferne o le tele sulla vita di San Matteo collocate all’interno della Cappella Contarelli nella chiesa di  San Luigi dei Francesi.

In questi anni il pittore, dal temperamento turbolento, rimane spesso coinvolto in episodi di risse e violenze. Nel 1606 viene ferito in un duello che si conclude con l’omicidio del suo avversario. Per il delitto viene condannato alla decapitazione, ma grazie all’intercessione della famiglia Colonna riesce a fuggire prima a Napoli e poi a Malta, dove viene accolto nell’ordine dei Cavalieri. Si sposta poi nuovamente in Sicilia e poco dopo torna a Napoli, dove viene aggredito e ferito. Siamo nel 1609 e i suoi protettori romani si adoperano per fargli ottenere la revoca della condanna a morte da parte del Papa. Il pittore si imbarca quindi verso lo Stato Pontificio, ma viene fermato a Porto Ercole. Muore qui, il 18 luglio 1610, a soli 38 anni, colpito da una violenta febbre.

Lo stile

Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, la pittura in Italia si trasforma. Poco prima di Caravaggio erano presenti, nella scena pittorica italiana, artisti impegnati nel tentativo di superare i tre grandi maestri del secolo precedente (Michelangelo, Raffaello e Leonardo): si arriva alla necessità di rappresentare perfettamente il dato naturale. Questo bisogno non emerge solo a Roma tramite Caravaggio, ma anche nel Nord Italia, con il pittore bolognese Annibale Carracci.

Questi due grandi maestri si sono confrontati a Roma, all’interno della Cappella Cerasi nella Basilica di Santa Maria del Popolo, nella quale Carracci ha dipinto la pala centrale raffigurante l’Assunzione della Vergine, mentre Caravaggio si è dedicato alle due tele laterali, raffiguranti la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo.

Cappella Cerasi

Confrontando queste opere possiamo notare come lo stile di questi due artisti sia completamente differente, nonostante i due abbiano avuto lo stesso fine: rispettare il dato naturale. Caravaggio questo obiettivo lo raggiunge attraverso l’uso della luce, che definisce le forme e riesce a conferire drammaticità alla scena, mentre Carracci utilizza il disegno e un perfetto equilibrio tra i colori.

La Morte della Vergine

Che Demetrio antico statuario fu tanto studioso della rassomiglianza che dilettosi più dell’imitazione che della bellezza delle cose; lo stesso habbiamo veduto in Michelangelo Merigi, il quale non riconobbe altro che modello il maestro. 

Per i suoi personaggi, Merisi utilizza vari modelli come un tableau vivant, anche se per il dipinto La morte della Vergine, realizzato attorno al 1605, le ipotesi sono differenti.

Il dipinto gli viene commissionato nel 1599 per la cappella di Santa Maria della Scala, chiesa romana dell’ordine dei Carmelitani Scalzi. Ma Caravaggio aspetta la fine della costruzione della cappella per iniziare a lavorare sulla tela; e solo cinque anni dopo, al termine dei lavori, il pittore riesce ad avere un’idea precisa di come la luce avrebbe colpito la sua opera.

Secondo Caravaggio, essere un buon pittore significava “dipingere bene et imitar le cose naturali”. Infatti, in questa tela, il pittore ci propone una scena talmente aderente al reale che all’epoca fu reputata blasfema. Innanzitutto, non utilizza dei tableau vivant ma, per rappresentare la Vergine, prende come modello il corpo di una prostituta trovata morta nel Tevere. Notiamo infatti il ventre gonfio di Maria e i piedi nudi fino alle caviglie, che suscitarono enorme scalpore e indignazione nei Carmelitani.

Il rifiuto

Nell’iconografia tradizionale Maria, al momento della sua morte, ascende al cielo, mentre nel dipinto è rappresentata sdraiata su un letto, e non troviamo nessun accenno di misticismo. I toni cromatici sono molto scuri, l’unico colore che spezza il nero è il rosso usato per il tendaggio e per il vestito della Vergine. La luce arriva da una finestra in alto a destra e colpisce tutta l’ambientazione. Spinto dal suo animo provocatorio e dalla necessità di replicare perfettamente il dato naturale, Caravaggio propone una scena estremamente povera, secondo l’ideale dello stesso ordine dei Carmelitani. La tela esprime il dolore per la morte in modo molto efficace: la Maddalena si copre il volto con le mani e gli apostoli sono rappresentati stanchi, anziani e calvi.

I committenti del dipinto, offesi dal lavoro di Caravaggio, rifiutano il quadro, esortandolo a realizzarne uno più adeguato. Caravaggio, però, poco dopo aver terminato il lavoro, è costretto a fuggire da Roma a causa dell’omicidio di Ranuccio Tommasoni. I Carmelitani decidono quindi di rivolgersi altrove.

La morte della Vergine

La Morte della Vergine di Carlo Saraceni

L’esecuzione della pala viene quindi affidata a Carlo Saraceni. Anche questa tela, però, ottiene inizialmente un rifiuto dai Carmelitani: la sua Vergine non sembrava ascendere al cielo, anche il suo era un dipinto troppo naturalistico. Saraceni, però, riesce a modificare in modo intelligente la sua pala, aggiungendo una cortina di nubi in alto, per sottolineare la sacralità della composizione. Questo elemento è risultato fondamentale per l’approvazione dei frati, dal momento che nel 1600 c’era ancora la necessità di rappresentare sulla tela un elemento che intercedesse con il naturalismo, sia in ambito sacro che profano.

La morte della Vergine di Saraceni, prima della modifica.

Un elemento simile si trova anche in un’altra opera molto famosa di Caravaggio: Riposo durante la fuga in Egitto. Quest’opera, al contrario de La morte della Vergine è stata apprezzata dal suo committente, il Monsignor Petrignani. In questo caso, l’elemento che intercede con il dato naturale è l’angelo.

Abbiamo una scena naturalissima: vediamo la Sacra famiglia che si riposa, stremata dalla lunga camminata. Il dipinto è ricco di dettagli e simbolismi: siamo di fronte a un Caravaggio precedente, meno realista, rispetto a quello che ha dipinto La morte della Vergine. Oggi questo dipinto si trova a Roma, presso la Galleria Doria Pamphilj.

Riposo durante la fuga in Egitto

Conclusioni

Caravaggio è stato un pittore audace, provocatorio, fedele al suo modo di dipingere. Tutto ciò l’ha portato ad ottenere numerosi rifiuti, nonostante molte sue opere siano state invece ampiamente apprezzate.

Ma che fine ha fatto La morte della Vergine in seguito al rifiuto da parte dei Carmelitani? Nel 1607 è stata acquistata dai Gonzaga, su consiglio del celebre pittore fiammingo Rubens. In seguito è entrata a far parte della collezione privata di Carlo I d’Inghilterra e poi in quella di re Luigi XIV. Oggi la possiamo ammirare a Parigi, al Museo del Louvre.


 

FONTI:

Valter Curzi, Storie dell’arte per quasi principianti, 2018, Skira editori, Milano

Pietro Bellori, Vite di scultori, pittori et architettori moderni, 1672

Arteworld.it

Homolaicus.com

Biografieonline.it

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