18Il nostro pianeta è in continua evoluzione sin dall’alba dei tempi. Poche specie possono vantare di aver assistito a gran parte di questi cambiamenti e una di queste è sicuramente quella degli squali. Superpredatori che popolano gli oceani da più di quattrocento milioni di anni, il cui fascino, ricco di mistero e contornato da leggende, ha messo radici profonde nell’immaginario umano. La loro fama di assassini spietati è tuttavia non del tutto veritiera ed è stata alimentata da molteplici film hollywoodiani che li hanno trasformati nel più grande terrore dei mari. Nonostante la loro posizione dominante all’interno della catena alimentare, anche questo magnifico animale pare non riuscire a sfuggire all’insaziabile avidità umana e alla sua medesima stupidità. Si stima che ogni anno per far fronte alla richiesta delle pinne, desiderio sconsiderato del mercato asiatico, vengano uccisi circa settantatré milioni di squali.
Per sensibilizzare sul pericolo di un mondo senza squali e per far riscoprire al pubblico la maestosità di queste incredibili creature, diverse emittenti televisive hanno da anni deciso di celebrare nella prima metà di luglio la Shark Week, una intera settimana di programmazione dedicata a documentari e film sugli squali. Tale iniziativa quest’anno si accompagna anche alla petizione lanciata dai cittadini europei per porre fine alla pratica del finning, ovvero l’asportazione delle pinne e il rilascio in acqua dell’animale ancora in vita ma senza possibilità di sopravvivenza, messa in atto anche nelle acque europee.
Essendo questi ultimi giorni il tema ambientale al centro dell’interesse mondiale, con la Cop26, abbiamo deciso di rituffarci nelle torbide acque degli Shark Movie tenutasi lo scorso luglio per scoprire quali film hanno fissato nella cultura di massa l’immagine dello squalo come re incontrastato degli oceani del nostro pianeta.
Lo Squalo di Steven Spielberg, 1975
Partiamo con il capolavoro assoluto del genere. Un film rivoluzionario capace di segnare la storia del cinema come pochi altri blockbuster hanno saputo fare. Vincitore di tre premi oscar quali Miglior Montaggio, Miglior Sonoro e Miglior Colonna Sonora. Proprio la colonna sonora di John Williams non può non essere definita iconica per come sia stata in grado di penetrare con forza nella mente degli spettatori che tuttora ne canticchiano le note in spiaggia con tono minaccioso.
La trama del Lo Squalo è essenziale. Le spiagge dell’immaginaria isola di Amity sono prese d’assalto da un grande squalo bianco che ha trasformato le acque del posto nel proprio personale terreno di caccia. Il sindaco inizialmente non vuole ammettere la necessità di chiudere tempestivamente la stagione balneare, ma posto difronte all’ennesima vittima sarà costretto ad affidare le sorti dei bagnanti di Amity al trio composto dal capo della polizia Martin Brody, l’oceanografo Hooper e il burbero cacciatore di squali Quint. I tre carismatici protagonisti assieme daranno vita ad una caccia leggendaria, destinata a segnare la storia del cinema con i propri ritmi e le proprie atmosfere.
Lo Squalo ha dettato le regole del proprio genere. Ogni film che abbia affrontato l’argomento squali dal 1975 ad oggi ha tratto ispirazione nella sua costruzione dall’opera magna di Steven Spielberg. La tensione psicologica, il gioco di ombre sotto il velo dell’acqua, gli effetti speciali artigianali, la maestria nel creare l’attesa spasmodica nello spettatore di poter osservare una creatura divenuta a poco a poco quasi mitologica. Con Lo Squalo Spielberg ha plasmato uno dei più grandi thriller di sempre ed ha terrorizzato svariate generazioni più di quanto non abbia mai fatto nessun altro film horror. Esagerato? Eppure se ancora oggi provate un brivido di paura mentre fate il bagno a largo e sentite qualcosa sfiorarvi una gamba nelle tetre profondità del mare sappiate che è colpa di Steven Spielberg.
Blu Profondo di Renny Harlin, 1999
Con Blu Profondo si entra nel campo della fantascienza. Amato e odiato dai fan del genere per i più disparati motivi, dalla trama agli effetti speciali, questo film entra di diritto tra i must-watch degli Shark Movie. Negli anni novanta ridiede nuova linfa al personaggio cinematografico dello squalo mangiatore di uomini e tentò di condurlo verso nuovi orizzonti più sperimentali, lontani dai discutibili sequel, mal riconosciuti dallo stesso Spielberg, de Lo Squalo.
In una struttura avanguardistica in mezzo all’oceano, in parte subacquea, dei ricercatori stanno sperimentando una possibile cura per la malattia di Alzheimer ricavabile dal cervello di alcuni esemplari di Squali Mako geneticamente modificati, resi più intelligenti. Cosa potrebbe andare storto? Tutto. Durante una operazione uno degli squali divora il braccio di un ricercatore. Il gruppo è così costretto a chiamare l’elisoccorso, il cui elicottero tuttavia si schianta contro la struttura a causa di una tempesta, causando svariate esplosioni che lasciano la struttura isolata dalla terra ferma e in balia degli squali al loro interno. Inizia così una sfida di sopravvivenza che decimerà inevitabilmente i nostri protagonisti e li metterà difronte ai propri errori e alla consapevolezza di aver giocato con la natura senza il rispetto che le è dovuto.
Come detto in precedenza, questa pellicola vive di alti e bassi. Il cast è di assoluto rispetto e tra i protagonisti può vantare Samuel L. Jackson, Stellan Skarsgard e Michael Rapaport, non c’è quindi da temere per un’interpretazione da filmaccio di serie Z. La trama non brilla particolarmente, configurandosi da subito come un survival movie lineare, ma fa della tensione e delle sequenze d’azione il suo punto forte. Il reparto effetti speciali è croce e delizia, nel suo mix tra artigianale e CGI. Quest’ultima componente è sicuramente un tasto dolente poiché troppo evidente e macchinosa in determinate sequenze del film, mentre in altre svolge adeguatamente il suo compito senza però lasciare estasiati. Blu Profondo non riesce a raggiungere le vette creative de Lo Squalo, tuttavia fornisce un suo importante contributo agli Shark Movie con il fattore fantascientifico e con un taglio più spiccatamente d’azione.
Paradise Beach – Dentro l’incubo di Jaume Collet-Serra, 2016
In questo film c’è Blake Lively.
State già tremando, terrorizzati dalla sua recitazione monoespressiva. Brividi veri.
Eppure forse, almeno questa volta, vale la pena dare una possibilità alla bionda più ossigenata del cinema americano. Paradise Beach è un film piacevole, che è riuscito a ridare dignità agli Shark Movie dopo il buio degli anni 2000. In questo periodo tra Shark 3D, Blu Profondo 2, i seguiti di Shark Attack e la demenzialità dei vari Sharknado il genere ha inevitabilmente perso di credibilità ed attrattiva. Tuttavia, come detto, tra questi è possibile ritrovare e per gli amanti del genere è doveroso recuperare Paradise Beach – Dentro l’incubo. Un film che tenta di ricostruire le atmosfere thriller del caposaldo Lo Squalo attraverso un dramma che trae le sue fattezze da Open Water, pellicola del 2003 di Chris Kentis.
Tutto avviene in una spiaggia selvaggia nei pressi di Tijuana. Nancy Adams (Blake Lively) raggiunge questo luogo idilliaco ripercorrendo le orme della madre con l’intento di prendere le distanze, almeno per qualche giorno, dalla sua vita familiare e dalla sua routine di studentessa tramite il surf. Come suggerito dal titolo però, l’incanto diverrà presto incubo a causa di un affamato squalo bianco che instaurerà con la ragazza una sorta di duello rusticano. Nancy, dopo essere stata morsa, si ritrova in compagnia di un gabbiano dall’ala ferita su di un piccolo scoglio, abbastanza vicino da vedere la riva ma non così vicino da poter essere raggiunto senza che lo squalo la divori. Il predatore non sembra voler abbandonare la preda per alcun motivo e l’unica speranza per la giovane ragazza di sopravvivere sembra essere una boa nei paraggi ed un inevitabile scontro con il terrore degli oceani.
Nel clima di tensione si cela il segreto del film. Può ovviamente apparire inverosimile pensare che un grande squalo bianco concentri tutta la sua attenzione per giorni su una bionda californiana, che diciamoci la verità ai suoi occhi è molto meno appetibile di un tonno o di una foca. Eppure andando oltre questo dettaglio ci si trova ad osservare un film assolutamente ben fatto che mostra un’attenzione da parte del regista ai dettagli che hanno reso memorabile il genere. L’ansia, la paura, la consapevolezza di essere dinnanzi ad una forza della natura senza pari. Tutto si amalgama perfettamente e fornisce allo spettatore un thriller godibile. Persino Blake Lively ha dato il massimo a livello attoriale, perciò dategli una possibilità anche voi.