Frankissstein. Una storia d’amore è un romanzo pubblicato nel 2019 da Jeanette Winterson, scrittrice inglese che ha esordito nel 1985 con Non ci sono solo le arance. È un libro denso di realtà, problemi e temi molto discussi ultimamente e sui quali non possiamo fare a meno di interrogarci. Si parla di gender, femminismo, transumaneismo, rapporto uomo-macchina, la possibilità di sfidare i limiti umani del corpo sottoposto all’usura del tempo e alla mortalità.
In Frankissstein però si tratta anche di stabilire fin dall’inizio cosa sia realtà e questo forse non è possibile. Il lettore si trova catapultato in storie nelle quali non riesce a distinguere la finzione dalla “realtà” del mondo diegetico. L’io narrante è pure io narrato, spesso potrebbe diventare una narrazione lui stesso. Finisce per essere solo una storia, a tratti alcuni dei narratori che si alternano hanno perfino coscienza di questa loro natura di personaggi.
A questo proposito nella nota finale del Frankissstein, Winterson afferma:
Questa storia è un’invenzione in un’altra invenzione, la realtà stessa. […] Alcuni personaggi della storia sono esistiti, o esistono tutt’ora. Altri sono di pura invenzione. Nessuna conversazione ha avuto luogo nei modi descritti in questo libro, o forse tali conversazioni non sono mai avvenute. Spero di non avere offeso né i vivi né i morti. Questo è un racconto.
Intertestualità e metanarrazione
Le storie s’intrecciano in un sapiente gioco metanarrativo e intertestuale. Oltre al richiamo evidente al Frankenstein di Mary Shelley, emergono varie opere e autori: ogni sezione del testo è aperta da una citazione, pesa ad esempio dalle Metamorfosi di Ovidio o anche dalla cultura contemporanea con “We may lose and we may win tought/ we will never be here again” degli Eagles.
Ci sono tre filoni narrativi o storie. Il primo ripercorre la storia di Mary Shelley. È il 1816, Mary Shelley si trova a Ginevra, chiusa in casa per il cattivo tempo, assieme a Byron, Claire Clairmont, Polidori e Percy Shelley. Qui, nemmeno diciannovenne, concepisce il proprio capolavoro Frankenstein. Da poco è fuggita di casa e se n’è andata dall’Inghilterra, per poter amare liberamente Percy.
La seconda vicenda si snoda tra Manchester e Phoenix, ambientata nell’oggi. Coinvolge Victor Stein, professore e conferenziere che conduce esperimenti sui corpi umani e animali, credendo sia vicino il momento in cui sarà possibile resuscitare i morti e vivere per sempre. Aspira ad essere solo cervello, un insieme di dati, per liberarsi della limitatezza umana. Intreccia una relazione sentimentale con Ry Shelley, dottore transgender. Ci sono anche Ron Lord che ha fondato un’azienda di sexbot, bambole noleggiabili agli uomini per scopi sessuali e Polly D., reporter di Vanity Fair, intenzionata a trovare del marcio nella faccenda che ruota attorno a Victor, dato che sembra non essere mai esistito prima.
Nella terza narrazione che forse si può considerare un’espansione della prima, al manicomio di Bedlam nel XIX secolo, un uomo si crede o effettivamente è il dottor Victor, il personaggio che ha dato vita alla Creatura nel Frankenstein di Shelley. Abita però lo stesso mondo della sua autrice, che a un certo punto incontra persino. Questa situazione a un tratto arriva a mettere in difficoltà il direttore del manicomio, narratore di questa terza parte:
Cara Mrs Shelley…
Cosa posso dirle? Che un uomo che non esiste è sparito?
Cara Mrs Shelley…
A seguito della vostra visita, l’uomo che si fa chiamare Victor Frankenstein, come il personaggio del Vostro eccellente romanzo, è…
Cara Mrs Shelley…
SPARITO.
Al di là del corpo, al di là dei limiti umani
Ry Shelley è nato in un corpo di donna che non sentiva proprio. Si è sottoposto all’intervento, ma non ha voluto cambiare sesso completamente: nel suo corpo ibrido coesiste il dualismo di essere uomo e donna insieme. Questo gli è stato permesso dal progresso. A detta di Ry, l’essere umano potrebbe giungere a un punto tale in cui “Non ci sarebbero etero, gay, maschi, femmine, cisessuale, transessuale.”
La conversazione poi prosegue:
Cosa succederà alle etichette quando non ci sarà più la biologia?
Come faremo ad avere delle storie d’amore senza le etichette?, chiede Polly. Le odiamo ma fanno parte del gioco.
Forse no. Forse cominceremmo a conoscere qualcuno e poi, quando ci sentiremo pronti, ci scaricheremmo in una forma e poi…
Ma non saremo qualcuno, vero?, si intromette Polly. Non saremo nessuno.
Meglio accontentarci dei robot, dice Ron.
Ha ragione, dice Claire. Sono arrivata alla conclusione che, dal momento che la mia relazione più importante è con un essere invisibile – cioè Dio -, non ho bisogno di un essere umano, non alla vecchia maniera. E sai una cosa? Un robot non se ne andrà mai piantandomi da sola con i bambini. Non mi ruberà mai i solidi per pagarsi i debiti di gioco. Non dovrò camminare in punta di piedi in casa mia per cercare di non dargli fastidio. Né pulirò dove passa. O preoccuparmi per lui. Preoccuparmi di quel che farà
In questo quadro s’inserisce l’aspirazione di Victor di superare il corpo. Per fare questo, bisognerà sfidare la natura. E lui lo sta già facendo con i propri studi e la propria ricerca.
Neoluddismo, transumanesimo e postumano
Qui s’intrecciano concetti di neoluddismo, transumanesimo e postumano. Il primo può essere considerato una “posizione ideologica secondo la quale l’ingresso della tecnologia nella vita quotidiana è portatore di cambiamenti sociali, politici, economici, culturali e morali tali da minare le basi stesse della società e dell’essere umano.” A questo si contrappone il transumanesimo, che prevede il “superamento della condizione umana grazie a una sempre maggiore simbiosi tra l’uomo e la tecnologia, dando origine a una nuova tipologia di esseri umani ottimizzati attraverso l’applicazione di diverse tecnologie […] che modificano profondamente la condizione esistenziale umana.” Tra i due si colloca come variante moderata del transumanesimo il postumano.
Il luddismo poi si manifesta negli scioperi degli operai di Manchester, nel XIX secolo. Le voci giungono a Mary e Percy Shelley, lontani dall’Inghilterra. Mary si schiera a favore degli uomini, pur essendo lei stessa affascinata dal progresso e dalle macchine. In seguito Ada, figlia di Lord Byron, le parla del progetto di una macchina che dovrebbe essere in grado di creare musica e romanzi dal nulla. L’interesse di Mary Shelley sul finale si spinge a tal punto da pensare la possibilità di far rivivere il suo amato con una macchina attraverso le sue poesie.
La volontà di sostituirsi a una natura imperfetta
L’aspirazione dell’uomo di sostituirsi attraverso una creazione perfetta a una natura carente e imperfetta si potrebbe considerare secolare. L’uomo non potendo creare la vita dal nulla, tenta di supplire a questa mancanza a partire dalla fine della fase matrifocale. Basti pensare come in gran parte delle religioni, Dio (maschio) concepisce l’essere umano, sostituendosi al principio creativo femminile. La sua è la creazione, autonoma che non ha bisogno di nessun altro apporto, di un essere perfetto. Per esempio, Zeus dalla propria testa è in grado di partorire Atena, una guerriera in armatura vestita di tutto punto, già adulta e autosufficiente.
Lord Byron e Mary Shelley discutono sul principio maschile e femminile e quelle che ritengono le loro determinate predisposizioni. Il poeta arriva a sostenere che la donna sia inferiore, in quanto creata a partire dalla costola di Adamo. Per lui sono Dio e Adamo che la creano. Questa concezione si può inserire in quanto detto finora.
Femminismo e Cyberfemminismo
Il pensiero femminista traspare in Frankissstein. Da una parte il cyberfemminismo sostiene che la tecnologia aiuterà ad appianare le disuguaglianze di genere. Dall’altra parte però nel romanzo viene espressa una posizione critica. La sponsorizzazione delle sexbot da parte di Ron Lord è così assurda che non si può fare a meno di distaccarsi, prendere le distanze.
Si delinea anche la condizione di Mary Shelley, donna agli inizi del XIX secolo. All’epoca le donne non avevano proprietà, in assenza di diritti civili, erano proprietà loro stesse del marito o del padre. L’autrice di Frankenstein dopo pochi anni si ritrova già con un marito distante, innamorato di un’altra, che morendo la lascia sola. Nel Frankissstein si ricorda anche l’unica figlia legittima di Byron, Ada, da lui abbandonata perché donna.
Mary Shelley era figlia di Mary Wollstonecraft, che ha scritto nel 1790 Rivendicazione dei diritti della donna, libro alla base di qualunque femminismo successivo. A lei si rivolge Mary Shelley tentando di comprendere perché subisca più del marito il lutto dei figli, che continuano a morire dopo pochi anni di vita.
Mia madre… cosa direbbe mia madre se potessi riportarla in vita dal regno dei morti? Il cuore di una donna. Che cos’è la mente di una donna. Che cos’è? Siamo profondamente diverse? O la nostra differenza è dovuta solo alle usanze e al potere? E se gli uomini e le donne fossero uguali in tutto e per tutto in questo mondo, come reagirebbero le donne alla morte dei loro bambini? Soffrirei meno se indossassi i pantaloni, se andassi a cavallo, se chiudessi la porta del mio studio per lavorare in pace, se fumassi, se bevessi, se frequentassi le prostitute?
La morte, la perdita, vivere per sempre
Le riflessioni sulla morte e sulla perdita s’intensificano sempre di più. Molti dei personaggi che appartengono all’arco narrativo dell’oggi vorrebbero vivere per l’eternità. C’è chi vorrebbe farlo dimostrando sempre venticinque anni o chi si chiede per quale ragione non si dovrebbe farlo, potendo. Lo scetticismo di Ry Shelley invece è palpabile. Si contempla anche la possibilità della criogenesi.
Il cervello può sopravvivere anche per dieci minuti quando il cuore smette di pompare sangue. Solo dal momento in cui non è più raggiunto dall’ossigeno i danni che subisce sono irreparabili. Su questo assunto si potrebbe prospettare una vita idealmente infinita.
Mary Shelley desidererebbe che Percy, l’uomo che ha amato, tornasse in vita. Alla fine Frankissstein, come ci ricorda il sottotitolo Una storia d’amore, è un romanzo che parla d’amore attraverso il rapporto tra i coniugi Shelley e la relazione tra Victor e Ry Stein.
Così si conclude, è Mary Shelley a raccontare:
È assurdo che ciò che siamo svanisca senza lasciar traccia. Ada mi disse che se avessimo potuto rappresentarci in una lingua che la Macchina Analitica potesse decifrare, allora sarebbe stata in grado di leggerci.
E, leggendoci, ci farebbe tornare in vita?, chiesi io.
Perché no?, mi rispose.
A lui piacerebbe: tornare in vita tramite la lettura. Immagina! Avrei le sue poesie nella mia tasca, e lui con esse. Infilo la scheda perforata nella macchina, ed ecco che ne esce Shelley.
Mary!, disse.
(Victor! Sei tu?)
Mi voltai. Tra la folla. Laggiù. Era lui?
Potremo ricominciare da capo?
Il sogno degli uomini.
FONTI
Jeanette Winterson, Frankissstein. Una storia d’amore, 2019, Mondadori
Daniela Danna, Il peso dei numeri, pp. 13-27, 2019, Asterios Editore
August Bebel, La donna e il socialismo, 2021, Pgreco
Mary Wollstonecraft, Rivendicazione sui diritti della donna, 2013, Caravan Edizioni