L’arte contemporanea torna a Torino: raccontando Artissima 2021

Durante il primo fine-settimana di novembre, l’arte contemporanea ha avuto Torino come punto di riferimento attraverso una fitta agenda di mostre e fiere in vari punti della città. Tra gli eventi è lecito menzionare Paratissima (attiva fino al 12 dicembre presso l’ARTiglieria di Via Verdi), Luci d’Artista e, indiscussamente, Artissima. La principale fiera d’arte contemporanea in Italia, giunta ormai alla ventottesima edizione, ha raccolto un vasto numero di artisti e gallerie pronti a stupire con le loro opere uniche. 

Che cos’è Artissima 

Ogni anno l’appuntamento è cruciale per collezionisti, critici d’arte, studenti e chiunque sia interessato e incuriosito dall’arte contemporanea. Quest’ultima edizione, la prima dopo l’emergenza Covid-19, ha permesso un maggior contatto e scambio tra visitatori, artisti e galleristi.  

Artissima è tornata quindi presso Oval Lingotto Fiere, nel cuore di una delle ex aree industriali di Torino. La fiera si è composta di quattro sezioni: Main Section, Dialogue/Monologue, New Entries, Art Spaces & Editions. In aggiunta a queste, sono state curate due sezioni tematiche volte a ospitare artisti emergenti (Present Future) e i pionieri dell’arte contemporanea (Back to the Future). Un’ultima sezione è dedicata al disegno, chiamata appunto Disegni 

Artissima

Uno sguardo alle opere

Artissima torna affrontando una varietà notevole di temi contemporanei, ponendosi come luogo di discussione e ricerca oltre che di commercio. Dall’appropriazione culturale, alla sostenibilità, fino all’oppressione delle minoranze, i visitatori di certo non hanno apprezzato le opere solamente per l’estetica e la bellezza. Gli artisti hanno espresso fortemente la loro voce, attraverso pittura, scultura, installazioni e tecnica mista. Di particolare rilevanza sono state le numerose opere in tessuto e il ritorno dell’arte pittorica attraverso un certo numero di artisti nati negli anni Novanta.

Natura & Tecnologia

Un macro-tema ricorrente in molte opere e installazioni è l’incontro (in alcuni casi, frizione) tra natura e tecnologia. La galleria italiana Canepaneri, per esempio, ha ospitato nella Main Section la mostra personale di Gillian Brett. L’artista francese si interroga sulla relazione tra uomo e tecnologia attraverso opere che si pongono tra l’ambiguo e l’assurdo. Lo spazio, disseminato da componenti elettronici manipolati dall’artista, risulta familiare ed estraneo al tempo stesso. La stanza è composta da quattro opere, nelle quali l’utilizzo di componenti elettronici visti al di fuori del loro contesto fa riflettere sull’impatto ambientale delle nostre scelte.

In particolare, l’opera Smart Food: better for you and the planet #rosary è una serie di forme in resina che richiamano le salsicce industriali. In questi caso l’artista accosta il consumismo di apparecchi elettronici con la visione del corpo umano come un “apparecchio” da nutrire con cibo industriale in nome dell’efficienza. 

Artissima

Lo scultore Ugo Schiavi, presentato dalla francese Double V Gallery, plasma invece materie differenti creando una sorta di futuri fossili. Testimoni del nostro tempo, le sculture di Schiavi sono esseri ibridi, dove il corpo umano si mescola con materiali plastici e rocciosi. Le opere, viste insieme, rappresentano un archivio materiale di incontri tra l’uomo, la natura e l’artificiale. Pezzi di memoria collettiva, connessi e resi statici al punto da non distinguere più cosa è uno e cosa è l’altro. I colori brillanti e la familiarità di oggetti di plastica del quotidiano rendono queste rocce affascinanti e al tempo stesso spaventose.

Artissima

Donna Haraway, acclamata scrittrice femminista, si ritroverebbe molto vicina all’arte di Ugo Schiavi. Haraway infatti preferisce al termine Antropocene il termine Chthulucene: un’epoca nella quale tutto è connesso e tutto è contaminato. Un tempo dove l’uomo non è al centro del mondo come crede, bensì al pari di altre specie. Attraverso le sue opere scultoree, Schiavi riflette questa contaminazione in maniera poetica e struggente. 

Cultura e simboli

In una personale all’interno della sezione Dialogue/Monologue, Cristóbal Gracia ha presentato un corpus di opere prodotte durante tre mesi di residenza artistica al lago di Como. L’artista, attraverso sculture, fotografia, installazioni, mette in scena elementi iconografici e archetipi della cultura occidentale. Lo spazio si configura così come un giardino delle tipiche residenze rinascimentali e manieriste, con cave, stalagmiti e statue. Gli elementi sono ricreati in materiali differenti, tra cui vetro e cemento, e stampe digitali su seta. Gracia è messicano, e attraverso le sue opere riflette sul dominio occidentale dei paradigmi artistici ed estetici, e su come l’arte possa avere un ruolo critico al riguardo. 

Artissima

Forme e archetipi culturali possono davvero esprimersi attraverso qualsiasi media. L’artista americano Willie Cole, presentato dalla galleria 50 Golborne, si interroga infatti su temi quali l’appropriazione culturale e la cultura afro-americana attraverso l’uso di oggetti mondani e del quotidiano. Ad Artissima 2021, Cole ha presentato una serie di sculture rappresentanti maschere tradizionali africane utilizzando delle scarpe con i tacchi vintage. Il suo obiettivo è riflettere su potere, sessualità e oppressione, con particolare riferimento al femminismo.

Multimateria e monumentalità

Artissima si presenta certamente come fiera dalla vocazione commerciale, ma sono importanti anche gli aspetti di ricerca di forme e materialità. L’opera A Shirt, Blue Pants, Blue Jeans, A Towel (2018 – 2020) dell’artista italiana Rossella Biscotti è l’incontro di cemento e scarti tessili in volumi sferici. Le forme monumentali delle sculture intrappolano i materiali tessili, rivelando però crepe e frizioni tra i due materiali.

I capi sono frammenti di memoria destinati a durare nel tempo: può essere questa una critica su come trattiamo i rifiuti, o un gentile invito a riciclare di più? Le sfere, con un diametro tra i 40 e 45 centimetri, sono un interessante esperimento scultoreo che incanta i visitatori. 

Non sono mancati anche riferimenti ai grandi artisti del Novecento, tra cui Pino Pascali, figura di riferimento dell’Arte Povera italiana. L’opera Ricostruzione della balena (1966), realizzata con tela tesa su centine di legno, assume connotati monumentali in relazione con lo spazio circostante.

Artissima

“Dance First Think Later”. Così recita la luminaria esposta sulla parete della galleria Mazzoleni. L’audace messaggio raccoglie lo spirito e l’anima di Artissima, come luogo fondamentale di scambio artistico e culturale. Spazi e momenti come questi devono essere preservati a tutti i costi, per far ballare le menti e le fantasie dei visitatori. 


CREDITS

Immagini: Giorgia Burzio

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