Il teatro Pacta ha portato in scena Antonio e Cleopatra…o quel che ricordo, uno spettacolo tratto dall’omonima tragedia storica di Shakespeare. Si tratta infatti di un’ispirazione, tant’è che Pacta inserisce lo spettacolo all’interno della sua rassegna “vetrina contemporanea”. Antonio – Filippo e la Cleopatra – Teresa non sono infatti i noti volti del famoso dramma, ma due persone comuni, che vivono ogni giorno le piccole tragedie della vita quotidiana.
Lo spettacolo è una coproduzione tra Pacta di Milano, Scena nuda di Reggio Calabria e MaMa Umbria International di Spoleto. Il progetto rientra pienamente nel tentativo di modernizzare e attualizzare il dramma antico, associando le caratteristiche del personaggio a quelle dell’uomo contemporaneo. L’idea prende forma in questo caso in uno spettacolo dinamico e ricco di energia, adatto a un pubblico attento e impegnato.
Antonio e Cleopatra aka Filippo e Teresa
Antonio e Cleopatra compaiono in scena vestiti con abiti moderni. Sono infatti Filippo e Teresa, coniugi ormai da parecchi anni. La storia raccontata dai due si sviluppa a ritroso nel tempo: lo si intuisce sin dalle prime battute. L’evocazione di spazi e tempi lontani costituisce così la cifra stilistica principale dello spettacolo teatrale. Tutto è già avvenuto, tutto è già stato vissuto dai personaggi. Nell’hic et nunc della scena teatrale non resta altro che raccontare il ricordo. Del resto non è proprio questo il fondamento del teatro? Rievocare storie e vicende che si ripetono, sera dopo sera, sempre uguali ma sempre diverse a sé stesse.
Filippo e Teresa sono personaggi che appartengono alla storia, già compiuti e riusciti nella loro breve, ma importante esistenza. Tale “rievocazione del ricordo” si evidenzia nel parallelismo esistente tra i personaggi storici e contemporanei. Nonostante Antonio e Cleopatra, come Filippo e Teresa, abbiano vissuto e terminato la loro esistenza, sono continuamente presentificati e riproposti alla mente di artisti e spettatori. La penna di Shakespeare li ha infatti resi immortali. Al regista Andrea Collavino allora non resta altro che drammatizzare e rendere eterna la loro vita quotidiana.
Antonio e Cleopatra: il linguaggio dell’integrazione
Lo spettacolo sin da subito gioca sull’ibridazione dei linguaggi. Da una parte i personaggi discutono riguardo tematiche relative alla loro vita privata e al loro passato, dall’altra saltuariamente inseriscono stralci del testo di Shakespeare. Nonostante il contrasto linguistico risulti parecchio evidente, gli accostamenti sono coerenti e mai banali. Si evidenzia dunque un’associazione tra le tematiche del dramma shakespeariano e quelle del dramma quotidiano. Le vicende storiche infatti parlano ancora agli uomini contemporanei, previa una necessaria e debita contestualizzazione.
Antonio e Cleopatra mette al centro le tematiche quali immigrazione e integrazione sociale. I due personaggi infatti provengono da contesti storico-sociali distinti: Antonio-Filippo è un cittadino del nord Italia, Cleopatra-Teresa del sud. Il loro incontro scaturisce un’esigenza di adattamento reciproco ed evidenzia una difficoltà d’integrazione all’interno della diversa realtà geografica. Tale conflitto si trasforma sul palcoscenico in un confronto comico, simile a una gag. Le battute si sovrappongono e le storie dei due personaggi vengono raccontate in modo frammentato e con continue interruzioni. I due sembrano infatti creare un dialogo, senza però comunicare in modo autentico: nonostante le battute siano perfettamente controllate, un muro invisibile separa i due. Filippo e Teresa sembrano dunque appartenere a spazi e tempi lontani. Non è forse così? Se la storia è già compiuta allora lo spazio- tempo del presente non può più essere abitato. Non resta dunque che diventare testimoni per le nuove generazioni.
E la scenografia?
Lo spettacolo presenta una scenografia semplice. Al centro una colonna con una finestra: da una parte rappresenta il muro che separa i due personaggi, dall’altra uno spiraglio attraverso cui guardare il mondo esterno. Al di fuori di essa lo spazio vuoto. Il palcoscenico in cui si muovono i personaggi è rappresentato da uno spazio circolare ben delimitato. Da una parte è la rievocazione degli antichi riti pagani della tradizione greca, dall’altra il rimando al concetto di ciclicità della vita. I personaggi percorrono tale spazio circolare in un moto impetuoso. Non si arrestano, così come prosegue incessante il tempo scandito da un orologio, nonostante tutto.
Antonio e Cleopatra è allora una dolce finestra sul mondo passato, il tempo della storia che si trasforma in tempo del ricordo. Non resta altro che mettersi in ascolto dei protagonisti e lasciarsi trascinare nella loro tanto diversa, ma tanto simile realtà che racconta della
quotidianità di due persone che vivono i dubbi, le scelte, i combattimenti amorosi, le lotte e i trattati di pace, le rinunce, le assenze, gli incontri, le gioie della fatica di vivere e di amare.
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