Army of the Dead, Zack Snyder torna a Zombieland

Dopo il successo di critica e pubblico ottenuto con Justice League Snyder’s Cut, il regista Zack Snyder sembra non volersi più fermare. In ogni intervista proclama il periodo d’oro di creatività artistica che sta attraversando e dichiara di avere un calderone pieno di pellicole bollenti da plasmare nel prossimo futuro. Una di queste è però da poco uscita al cinema e stiamo parlando di Army of the Dead, il nuovo chiacchieratissimo zombie movie ambientato a Las Vegas. Zack Snyder tuttavia è famoso per essere un regista i cui prodotti, girati principalmente per un pubblico mainstream seppur con un suo stile distintivo, vivono di alti e bassi una volta giunti in sala e messi ai voti. Un successo spesso è seguito da un flop e viceversa. Dove si fermerà questa volta la roulette?

Punto cento dollari sul nero! Ops, il croupier sta venendo divorato da un mandria di turisti in bermuda e camicia hawaiana. Forse è il caso di alzare i tacchi, arraffare quante più fiche possibili e darsela a gambe.

Viva Las Vegas with your neon flashin’
And your one arm bandits crashin’
All those hopes down the drain
Viva Las Vegas turnin’ day into nighttime
Turnin’ night into daytime
If you see it once
You’ll never be the same again 

Viva Las Vegas – Elvis Presley

Colpo grosso a Las Vegas

Con questa immagine negli occhi e le accattivanti note del Re in sottofondo si apre Army of the Dead. Come siamo arrivati a questo punto? È come sempre colpa dell’esercito americano. Un convoglio di militari durante una missione di trasporto segreta si lascia scappare un uomo portatore di un virus capace di uccidere e zombificare quasi all’istante chiunque venga morso. Il pretesto più vecchio del mondo per far partire un film con gli zombie come protagonisti. Questo simpatico ragazzo non-morto insieme ai suddetti militari, ora suoi pallidi seguaci, raggiungono la città più vicina per dare inizio al buffet. E così Las Vegas diventa la capitale di Zombieland. La notizia diviene presto di dominio pubblico. Il governo decide di fortificare e militarizzare i confini della città per contenere l’infezione, per poi sganciare una bomba atomica ed eliminare definitivamente il problema. Un piano semplice, drastico ma efficace sulla carta. Ma…

Ma siamo in un classico zombie movie americano quindi l’imprevisto è rappresentato dai nostri protagonisti. Scott, interpretato da Dave Bautista, è un ex militare, ora addetto in un fast food, che ha collaborato con la sua squadra all’evacuazione di Las Vegas prima del contenimento. Economicamente ha visto tempi migliori, così quando il signor Tanaka, un losco uomo d’affari asiatico, gli propone un colpo da duecento milioni  di dollari, la sua risposta non può che essere affermativa. È ora di rimettere insieme la squadra. L’obbiettivo è la cassaforte di uno dei casinò nel cuore di Las Vegas. Un colpo sicuro vista la prossima nuclearizzazione della città che avrà luogo il giorno dopo. Naturalmente rimane il “piccolo” problema degli zombie, che in questo film corrono come pazzi e sono molto più furbi di quanto non si pensi.

Mangiatori di carne ed esperti di jogging

È giusto sottolineare come di per sé il pretesto degli zombie “corridori” non sia una anomalia assoluta del genere a cui fa riferimento Army of the Dead. Basti pensare a World War Z. Tuttavia all’argomento qui viene data una giustificazione che regge fino ad un certo punto ed è legata ad un altro elemento distintivo dei mostri all’interno della pellicola. Gli zombie in Army of the Dead sono vagamente più intelligenti della media. Beh non proprio tutti, ma molti lo sono. Questi hanno creato una propria forma di società all’interno dei confini di Las Vegas ed hanno a comandarli una Regina e un Re, Zeus, il paziente zero fuggito dal convoglio all’inizio del film, il cui morso trasforma gli uomini in zombie alpha.

L’idea di non-morti capaci di organizzare strategie e sviluppare affetti personali risulta interessante. Addirittura veniamo messi a conoscenza di una gravidanza che la Regina porta avanti durante la storia e che quindi avrebbe permesso agli zombie di beneficiare del processo riproduttivo. Tutto molto intrigante. Il problema però è che tutti questi spunti interessanti, che pongono un focus a loro modo innovativo sull’orda dei non-morti, non vengono approfonditi a dovere e spesso lasciano più domande che risposte. L’amore tra Zeus e la Regina diviene ben presto, con la morte di quest’ultima, una mera sottotrama volta a giustificare l’accanimento del sovrano nei confronti dei protagonisti. Si perde la possibilità di connotare maggiormente a livello psicologico l’antagonista del film e lo si relega a classico ostacolo verso il raggiungimento dell’obbiettivo prefissato.

Intrattenimento made in Snyder

A livello visivo Army of the Dead rispecchia in tutto e per tutto l’ideale cinematografico di Zack Snyder. Azione, esplosioni e scene di lotta accompagnate da una fotografia dark ed il suo immancabile effetto slow-motion. Tuttavia questo è un evidente passo indietro rispetto a ciò che di  bello il regista ci aveva mostrato con il lavoro sullo Snyder’s Cut di Justice League. Manca quel lavoro di costruzione dei personaggi e dei loro valori. Il film diventa immediatamente un heist-movie dai ritmi frenetici in cui non viene dato tempo allo spettatore di affezionarsi ai protagonisti. Army of the Dead prometteva un percorso fuori dai binari rispetto al classico filone con protagonisti gli zombie e invece finisce per essere un buon film d’azione, ma nulla di più. Un prodotto incapace di credere nelle proprie potenzialità e di coltivare i propri spunti creativi.

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