Le mitologie sono parte integrante della tradizione culturale dei popoli antichi. Dalle descrizioni delle leggende e delle narrazioni mitiche possiamo capire molto della vita e delle credenze di coloro che ci hanno preceduti nel corso della storia. Questa, però, non è una puntata di Superquark o di Ulisse, il piacere della scoperta, quindi è ora di parlare chiaramente della questione. Quanto sono assurdamente fascinose le storie degli dei? Personaggi epici che compiono imprese oltre ogni immaginazione per una sfida con un dio o per salvare la figlia di un re in pericolo, finendo magari per dare il nome al Rosmarino. Zeus, Eracle, Odino, Shiva, ognuno porta con sé storie incredibili e poteri volti a giustificare il perché delle cose.
Di tutto questo a Fukui e Umemura, autori del manga di Record of Ragnarok, importa relativamente. Il pensiero principale nel partorire la propria opera è estremamente legato ad un’idea adolescenziale che senza dubbio ha accompagnato tutti nel corso degli studi della storia antica da bambini o da ragazzi: chi vincerebbe tra Anubi e Leonida? Se Zeus e Adamo decidessero di giocarsi la vita degli uomini con una scazzottata da saloon, chi avrebbe la peggio? Da questi dubbi amletici ha inizio la nostra storia. Si parte dalla fine per combattere per un nuovo inizio.
L’ultima speranza del genere umano
Ogni mille anni nel Regno Celeste si svolge la grande assemblea degli dei. In questa occasione si riuniscono tutte le divinità appartenenti ad ogni pantheon conosciuto sulla Terra. L’argomento è uno solo: concedere all’umanità di vivere per altri mille anni oppure decretarne la definitiva cancellazione dal creato. Fino ad ora l’esito è sempre stato a favore del genere umano. Tuttavia durante l’ultima assemblea il male commesso dagli uomini nei confronti dei propri fratelli e del proprio pianeta è stato giudicato troppo grande e così il giudizio è stato l’estinzione. Solo una voce si è levata alta dalla massa per difendere il popolo degli uomini ed è stata quella della valchiria Brunhilde. Quest’ultima porta con sé un’ultima speranza ed invoca il Ragnarok.
Il Ragnarok è lo scontro definitivo tra uomini e dei. Due squadre composte da tredici elementi ciascuna si affrontano in una serie di duelli mortali. La prima squadra che totalizza sette vittorie è decretata come vincitrice e laddove questa squadra dovesse essere quella degli uomini, a questi ultimi saranno concessi ulteriori mille anni di vita. Naturalmente tale clausola speciale suscita ilarità tra gli scranni del Regno Celeste, poiché mai nella storia del cosmo si è visto l’umano battere il divino. Eppure ormai la sfida è lanciata e Zeus, capo dell’assemblea, non può che prenderne atto e prepararsi. Brunhilde sa che dovrà scegliere tredici uomini eccezionali per poter sconfiggere gli dei, ma sa anche che le sue sorelle valchirie accompagneranno questi eroi nel corso della battaglia per il futuro dell’umanità.
Il carisma di dei ed eroi
Record of Ragnarok è un anime che non vuole regalare null’altro che epicità. La tematica dello scontro è l’unica linea di trama presente finora all’interno della serie e questo basta a soddisfare lo spettatore che non desidera altro che ammirare le figure del mito prendere vita e venir riplasmate in chiave nipponica. Il design dei protagonisti è infatti volutamente esagerato, dalle plastiche muscolature statuarie fino alle vestigia da guerra ridisegnate con uno stile accattivante e a tratti persino straniante. Un esempio lampante di ciò è sicuramente rappresentato dal primo dio che mette piede nell’arena del Valhalla, il fragoroso Thor. Questi si presenta con una tunica molto più vicina alla tradizione greca piuttosto che a quella nordica e con un viso segnato da elementi quasi cyberpunk, che andranno poi a trovare una prosecuzione nella stessa arma del dio il leggendario Mjollnir.
È insomma evidente il profondo studio fatto dagli autori riguardo le varie mitologie antiche e il lavoro artistico volto a creare il giusto mix tra gli elementi più iconici di queste ultime. I flashback che accompagnano le battaglie sono poi delle meravigliose note dissonanti che interrompono abilmente la frenesia dell’azione per dedicare il giusto tempo all’approfondimento psicologico dei combattenti. Risulta impossibile per lo spettatore non entrare in empatia con personaggi come Adamo o Kojiro Sasaki, figure tra il mito e la storia a cui gli autori dedicano una particolare rivisitazione romanzesca che dona loro una splendida aura romantica. Tuttavia non è tutto oro ciò che luccica e purtroppo i meriti della serie terminano lì dove si esauriscono quelli della controparte fumettistica.
Il mio falegname con trentamila lire la fa meglio
La serie presenta diversi difetti a livello tecnico, specialmente nel comparto animazione. I movimenti dei personaggi appaiono eccessivamente legnosi e il dinamismo degli scontri non è stato reso nella giusta maniera. Il manga è un tripudio di effervescenza e frenesia, con scontri in cui ogni colpo sferrato è un’ostentazione di platealità. Tutto questo si perde in fase di trasposizione su schermo e la spettacolarità delle tecniche divine lascia spazio ad immagini estremamente piatte che non riescono ad incidere come dovrebbero. Le aspettative erano forse troppo alte, ma purtroppo da queste Record of Ragnarok non poteva proprio fuggire, visto l’incredibile successo a livello internazionale del manga. Le fasi di dialogo risultano assolutamente godibili e questo lascia un amaro in bocca per quello che sarebbe potuto essere un anime di puro intrattenimento senza dubbio di prima fascia.
In conclusione c’è poco da dire su Record of Ragnarok. Se amate la mitologia non potete perdervelo. Vi sarà chiesto il sacrificio di sorvolare su certe lacune tecniche, ma sarete premiati da un cast di protagonisti dal carisma assoluto, da scontri ai limiti dell’improbabile e da una narrazione epica che vi farà saltare in piedi sul divano.