Ad oggi sono 65 le donne che hanno viaggiato nello spazio. A fronte dei 568 viaggiatori totali. La NASA ha deciso di impegnarsi nella lotta a sostegno della parità di genere. Lo farà attraverso la missione Artemis che porterà sulla Luna nove uomini e nove donne.
Il cielo si tinge di rosa
Giungo 1963. La cosmonauta russa Valentina Tereshkova inaugura, per la prima volta, la carriera femminile nello spazio a bordo della navetta Vostok 6. Ma per vedere la prossima donna nello spazio bisognerà aspettare circa venti anni. Siamo nel 1982 quando Svetlana Savitskaya, russa anche lei, raggiunge la stazione spaziale Salyut 7. L’anno successivo è quello di Sally Ride, la prima donna americana ad andare nello spazio.
Per avere, però, una posizione di comando in orbita bisognerà aspettare il 2008 con Peggy Whitson. La quale diventa la prima comandante di genere femminile di una missione sulla Stazione Spaziale Internazionale durante l’Expedition 16.
Il testimone è stato raccolto dalla nostra connazionale Samantha Cristoforetti, già prima donna italiana nello spazio nel 2014 e ora in addestramento per l’Expedition 68 che la vedrà sulla Iss nel 2022 come comandante.
La missione Artemis
Data 2024 la missione Artemis nasce con l’obiettivo di riportare l’uomo sulla luna a quasi sessanta anni dal primo allunaggio.
Con la missione Artemis, la NASA farà sbarcare la prima donna e la prima persona di colore sulla Luna, utilizzando tecnologie innovative e sviluppate per esplorare la superficie lunare come mai prima d’ora.
Perche questa missione è così rivoluzionaria?
Per la prima volta, la missione Artemis non è composta da un gruppo omogeneo. Al suo interno sono presenti nove uomini e nove donne che non hanno la stessa provenienza.
All’interno del team sono presenti tre afroamericani, un ispanico, un americano di origine coreana, una americana di origine iraniana e un americano di origine indiana.
Oltre alla variegata provenienza dell’equipaggio è curioso soffermarci sui profili lavorativi di queste persone. All’interno del team infatti è presente una multidisciplinarità mai vista fino ad ora. Sono presenti, ovviamente, ingegneri di diverso indirizzo (aeronautico, aerospaziale, informatico, elettronico, etc), medici, biologi e geologi.
Il progetto della NASA risulta rivoluzionario anche per un altro motivo: l’età. Di fatto, la quasi totalità dell’equipaggio ha meno di quaranta anni. Largo ai giovani!
La svolta inclusiva
La missione Artemis, come riporta la NASA, vuole lavorare sull’inclusività e sulla parità di genere. Ci si è resi conto che anche in questo ambito le donne hanno pari competenze rispetto ai colleghi uomini. E’ una scelta, quella fatta dalla NASA, che nasce dal bisogno di non lasciar indietro nessuno. Oltre alla parità di genere c’è un altro aspetto che sta a cuore alla missione Artemis: la disabilità.
Il 31 maggio scorso è stato aperto il bando di selezione per nuovi astronauti. In questo bando si è deciso di includere i portatori di specifiche disabilità fisiche. La missione Artemis, quindi, riuscirà a portare sulla luna il primo parastronauta della storia.
All’inizio dell’era spaziale i candidati astronauti dovevano avere fisici perfetti, non era ammesso il minimo difetto. Andavano rispettati anche determinati parametri di altezza e peso.
Adesso sembra che le cose si siano ammorbidite arrivando, come già detto, ad includere persone con disabilità fisiche.
Mentre nel mondo, sulla terra ferma, le cose stentano a cambiare, un buon suggerimento per una corretta inversione di rotta ce lo dà lo spazio. Sembrava impensabile fino a qualche anno fa arrivare a risultati del genere. Porre le basi per un cambiamento sempre più necessario è la condizione di partenza. L’appuntamento con la Luna è datato 2024. Grazie alla SpaceX di Elon Musk la NASA sarà di nuovo in grado di stupirci e renderci partecipi di uno spettacolo unico.
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