Chi tra le adolescenti, e non solo, dei nostri tempi ha mai ordinato su Shein?
La risposta non sarà di certo una sorpresa.
La storia
Shein, in origine SheInside, è stata fondata da Chris Xu nel 2008. L’idea base di Xu fu quella di puntare sull’esplosione del digitale e sulla velocità della manifattura cinese. Tutto questo gli ha permesso di arrivare in maniera molto veloce sia in America sia in Europa. Conquistandosi così una buona fetta di mercato per competere con i colossi del fast fashion.
I punti di forza
Puntando sulla velocità tipica della manifattura cinese, Shein in pochissimo tempo è riuscito ad affacciarsi sul mercato con una proposta di catalogo notevole.
Un punto di forza estremamente vincente è la cura, da parte dell’azienda, di tutta la filiera di produzione e vendita. Shein prende le merci prodotte dalle sue fabbriche in Cina e le rivende direttamente al pubblico non passando per terzi e questo abbatte notevolmente i costi.
Questo è senza dubbio la punta di diamante di Shein, che riesce a sostenere ritmi di produzione non indifferenti, al contrario delle aziende e dei grandi marchi che delegano la produzione o la vendita a terzi. Non per forza questo è un aspetto negativo. Ogni azienda agisce secondo la propria linea e la propria disponibilità.
Un altro elemento dal quale dipende la popolarità di quest’azienda, chiaro non appena si accede alla homepage del sito, è il prezzo dei prodotti. I prezzi presenti sul sito sono infatti estremamente bassi.
Questo è, insieme all’infinita varietà dell’offerta di abbigliamento e accessori, il vero motivo del successo di Shein.
I numeri di Shein
Shein è al primo posto nella categoria Shopping dell’App Store di iOS in 56 paesi, ed è nella top 5 di 124, su un totale di 174 nazioni. La durata media di una visita al sito è stimata a 8 minuti, più alta di ogni grande brand di moda.
Da metà Febbraio 2021, Shein è al secondo posto in America per le app di Shopping. Infine, ma non per importanza, Shein è il brand più discusso su TikTok.
Shein e i social network
Non è un caso quindi che Shein faccia dei numeri molto alti anche su TikTok, l’app maggiormente utilizzata da quella che viene definita generazione Z. Non solo TikTok, ma tutti i social network vengono invasi da banner e campagne pubblicitarie di questo popolarissimo brand.
Il rapporto con i social network viene alimentato e mantenuto dalle microinfluencer. Coloro che hanno poche migliaia di follower ma che si fanno mandare abiti gratis e in cambio danno visibilità all’e-commerce e regalano codici sconto esclusivi a chi le segue.
Fast Fashion
Shein non è di certo la prima delle aziende che aderiscono a quello che viene chiamato fast fashion. Dietro di lui moltissimi marchi come Zara, H&M e tanti altri.
L’accusa che viene mossa nei confronti di queste grandi aziende è legata sia alla sostenibilità dei prodotti che vengono realizzati e venduti, sia alla questione dello sfruttamento del lavoro minorile. Se da una parte il consumatore trova conveniente comprare dei capi a prezzi stracciati prodotti dalle aziende del fast fashion, dall’altra c’è chi subisce sfruttamenti e ingiustizie. La produzione, la manodopera, i materiali e le risorse impiegate hanno un costo. Se questo all’esterno viene presentato ad un prezzo troppo basso, significa che sarà qualcun altro a pagarne le conseguenze. Non sempre a rimetterci (in termini di stipendio) è solamente chi realizza i prodotti che vanno sul mercato. A volte ci perdiamo anche noi. Noi che pur di spendere il meno possibile e convinti di fare l’affare del secolo ignoriamo la scarsissima qualità dei capi che acquistiamo.
Nonostante i numerosi campanelli d’allarme, l’insorgere di questa economia low cost sta man a mano divorando tutto il mercato di qualità. Complice di questo cambiamento è Internet, che attraverso la pubblicità dà spazio alla moda delle nuove generazioni. Costretti dalle ristrettezze economiche ma desiderosi sempre di indossare qualcosa di nuovo e alla moda ci lasciamo abbindolare da queste politiche che possono rivelarsi dannose.
Dannose per tutti. Per la società, per il mercato e per l’ambiente.
Sarebbe ora di riscoprire i veri valori dell’industria tessile, italiana e non. Il Made in Italy offre numerose alternative alle aziende legate alla fast fashion. Quel che manca è un’adeguata pubblicità di queste e una corretta informazione da parte dei consumatori.
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