Nato con la finalità di ospitare cacce (venerationes) e combattimenti fra gladiatori (munera), l’anfiteatro è un emblema tra i più rappresentativi dell’architettura romana. Le sue prime comparse risalgono alla fine del secondo secolo avanti Cristo, in Campania.
“Spectacula” si legge nell’iscrizione dell’anfiteatro di Pompei, uno degli edifici più antichi (costruito fra il 70 e il 65 a.C.) e quello in un migliore stato di conservazione fra i duecentotrenta diffusi fra Europa, nord Africa e Vicino Oriente. Attraverso la sopracitata iscrizione, l’anfiteatro mostrava subito quali manifestazioni si sarebbero svolte nell’arena: l’obiettivo finale era dunque l’intrattenimento di un vasto numero di persone. Ed è proprio da questo scopo che l’edificio prende il suo nome: amphitheatrum indica infatti una costruzione dotata di posti a sedere lungo tutto il suo perimetro. Qualsiasi anfiteatro consente di fatto un grande afflusso di pubblico, oltre che una visibilità ottimale.
La diffusione del cristianesimo fra la fine del III e gli inizi del IV secolo dopo Cristo, sommata alla crisi economica, fu una delle cause che determinò la scomparsa dei combattimenti fra gladiatori, alla quale seguì progressivamente l’arresto nella costruzione di anfiteatri. Restarono le manifestazioni di venerationes ma esse non riscuotevano il successo che invece avevano le figure dei gladiatori. Ed è per questo che gli edifici andarono incontro a delle sorti sfortunate: alcuni vennero obliterati, altri trasformati in cave di materiale edilizio.
Nell’Urbe
La città italiana che si è distinta in modo singolare per il suo anfiteatro è stata (ed è) ovviamente Roma, la capitale. Siamo soliti sentire parlare o fare riferimento al Colosseo quando l’argomento del discorso riguarda l’Urbe, eppure l’Anfiteatro Flavio (appunto, il Colosseo), non è il primo anfiteatro romano e non è il primo anfiteatro romano a Roma. La prima area stabile per l’accoglienza di spettatori di cui si è dotata la città risale al 29 a.C. ed è quello di Statilio Tauro: si tratta di un piccolo anfiteatro, abbastanza modesto, costituito da una base in pietra e da un elevato ligneo.
Sorge spontanea la domanda: prima di allora, dove si svolgevano gli spettacoli? Nel Foro. Principalmente il Foro svolgeva la funzione di fulcro della vita politica, eppure, in ottemperanza dei giochi, si muniva temporaneamente di tribune in legno sui lati. In ogni caso, la più compiuta espressione di Anfiteatro romano è il Colosseo, la cui costruzione fu iniziata ai tempi di Vespasiano (75 a.C.), ma che fu inaugurato solamente nel 90 a.C., durante l’impero di Tito.
Anfiteatro di Lecce
Spostandoci invece un po’ più a sud e in una regione diversa, troviamo l’anfiteatro romano di Lecce. Situato a sud della piazza principale, Sant’Oronzo, oggi ne è visibile solo un terzo di ciò che era la struttura originale poiché la restante parte si trova nascosta sotto le circostanti costruzioni. L’anfiteatro di Lecce poteva ospitare fra le 12 e le 14 mila persone, un edificio dunque di medie dimensioni se paragonato agli altri esistenti.
Ciò che rimane dell’originario anfiteatro mostra come nel tempo ci siano state delle aggiunte, oltre all’ordinaria operazione di restauro, e una in particolare: si sta parlando del portico colonnato sommitale. Le diverse colonne e capitelli riportano infatti un’iscrizione – rinvenuta nella prima metà del Novecento e poi smarrita – dedicatoria a Traiano, imperatore durante la prima metà del secondo secolo d.C., testimonianza dell’opera di risistemazione.
Architettura dell’anfiteatro
La struttura dell’anfiteatro della Lupiae è vuota, a differenza di quella piena della vicina Rudiae (ex colonia dorica di Taranto; ora sul terreno comunale leccese). Si chiama a struttura vuota un edificio che presenta una cavea poggiante su costruzioni voltate; la struttura piena invece è costituita da gradinate basate su un banco di roccia. La tecnica utilizzata è stata quella di scavare la roccia calcarea e usarla sia per l’arena sia per i sostegni delle gradinate, cosicché il materiale rimanente potesse essere sfruttato per l’erezione di ulteriori costruzioni dell’anfiteatro.
Il tutto era ripartito in quattro diverse sezioni, tra loro rese comunicanti e dall’ambulacro superiore e dall’ambulacro inferiore. Adiacente a ciascuna sezione si trovava un ingresso munito di scale e rampe.
Gli spettacoli nell’anfiteatro
- ludi scaenici o rappresentazioni teatrali
- ludi circenses o corse di carri
- ludi gladiatori o munera ovverosia combattimenti fra gladiatori
I munera, nati probabilmente durante il quarto secolo a.C. in area campana, avevano luogo inizialmente in occasione di giochi funebri di ambito privato. Fu dopo il primo spettacolo allestito per la morte del padre del e dal console Decimo Giunio Bruto nel 264 a.C. che i munera vennero offerti sempre più spesso, a dimostrazione del progressivo interesse presso il pubblico.
Munera come mezzo di propaganda politica
I munera divennero a Roma, durante l’impero di Augusto, un mezzo per esprimere la magnificenza dell’imperatore. E sempre con Augusto si tenne per la prima volta in un anfiteatro lo spettacolo che mostravano gladiatori e animali, munera e venationes, combinazione di combattimenti e cacce, ciò che costituì poi la canonica formula degli spettacoli anfiteatrali.
La giornata dei giochi
La giornata dei giochi veniva divisa in una serie di eventi, a partire dalla processione solenne o pompa in cui l’organizzatore degli spettacoli (editor), insieme a littori, musicisti e protagonisti degli spettacoli (gladiatori, venatores e noxii, cioè i condannati a morte) sfilavano.
Durante la prima parte della mattinata, l’arena ospitava le cacce o venationes, suddivise in: cacce con uomini, lotte fra bestie e esibizioni con animali.
La tarda mattinata era dedicata allo spettacolo dei condannati a morte, che poteva essere svolto tramite armi inoffensive, con bestie o in maniera incruente.
Nel pomeriggio si vedevano i munera o scontri fra gladiatori. Questi potevano terminare con la grazia (missio) o con la morte del vinto. Solitamente si concedeva la grazia a colui che perdeva poiché in caso contrario l’organizzatore degli spettacoli avrebbe dovuto rimborsare il lanista, l’imprenditore che noleggiava i combattenti.
Si registrerà solamente a partire dal terzo secolo d.C. un ritorno ad una maggiore sobrietà, causato dalla grave crisi economica e dai valori predicati dal cristianesimo. I munera scomparvero definitivamente agli inizi del quarto secolo d.C.
MiBACT – Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo
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