Si è discusso per anni sull’uso terapeutico della cannabis. Da qualche tempo infatti, precisamente dal 9 novembre 2015, un Decreto Ministeriale regola l’utilizzo e la somministrazione della sostanza.
Usare la cannabis a scopo terapeutico
L’utilizzo della cannabis come medicinale, o cannabis terapeutica, è stato introdotto anche in Italia negli ultimi anni. Ma in quali casi si può fare ricorso a questo tipo di terapia e con quali accorgimenti?
Quale cannabis è considerata terapeutica e quando si può utilizzare?
Parliamo in particolare della “Cannabis FM-2” (contenente THC 5-8% e CBD 7,5-12%). Questa viene, in minima parte, prodotta in Italia dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze (SCFM).
La produzione, ovviamente, avviene in conformità alle norme Europee in materia di medicinali sulla base di un processo produttivo controllato ed eseguito dall’AIFA.
Per quali patologie è previsto l’uso della cannabis come terapia?
L’uso della cannabis è previsto nelle patologie neurologiche e neurodegenerative. In questo caso la terapia con cannabinoidi può intervenire rallentando la progressione della malattia, migliorando lo stato cognitivo e il movimento.
L’uso è consentito anche ai pazienti oncologici. Le patologie oncologiche prevedono molto spesso percorsi di cura molto lunghi, complessi e non privi di effetti collaterali. I cannabinoidi diventano un aiuto importante nella possibilità di essere affiancati ai diversi protocolli di trattamento chemio/radioterapici con beneficio sul controllo delle complicanze più frequenti (nausea, vomito, neuropatie).
La cannabis può essere prescritta anche per malattie reumatiche (artriti, osteoartrosi, fibromialgia) o neuropatie. In questo caso la terapia andrebbe ad inficiare sul controllo del dolore e dell’infiammazione, migliorando i sintomi e la qualità della vita.
Insieme a queste appena elencate ci sono tantissime altre patologie che, tra le varie cure, includono anche la cannabis.
Dove trovare la cannabis terapeutica
Le persone che ne hanno bisogno possono trovare la cannabis terapeutica nelle farmacie, sempre previa presentazione di prescrizione medica.
In teoria dovrebbe essere così. Nell’effettivo, molto spesso le farmacie non ne sono provviste. Liste di attesa infinite per ricevere una cura, quando chi ne ha bisogno non può aspettare.
Come già accennato sopra, solamente una piccolissima parte della cannabis terapeutica che abbiamo in Italia è prodotta nel nostro paese. La maggior parte viene importata dall’Olanda. La quale molto spesso si trova in sofferenza perché deve sopperire alle mancanze di tutta Europa.
Il prezzo
Il prezzo varia tra gli 11 e i 17 euro al grammo. Un costo altissimo per chi ne fa un uso terapeutico, appunto. Molte di queste persone non potendosi permettere un costo così elevato ricorrono allo spaccio, alimentando i giri illegali di cannabis.
Questo rappresenta un pericolo vero e proprio per il paziente perché non si hanno effettive informazioni sulla provenienza sulla cannabis. E di conseguenza non si sa cosa si stia assumendo, se sia in grado di dare un effetto benefico oppure no.
La coltivazione
Chiunque intenda coltivare cannabis a uso terapeutico deve munirsi dell’autorizzazione del ministero della Sanità.
La coltivazione quindi, se non autorizzata, è illegale. Ma una cosa è dire che è «illegale», un’altra è invece affermare che si tratti di un reato.
La coltivazione domestica infatti, se finalizzata ad un uso personale (max. due piantine a soggetto), non costituisce illecito penale, ma semplice illecito amministrativo. Non sono previste sanzioni, neanche di natura economica, né ripercussioni sulla fedina penale.
Si parla di reato invece quando la quantità coltivata diventa incompatibile con l’uso personale. Da qui si apre la pista per l’accusa di spaccio.
Referendum sulla cannabis
Lo scorso 11 settembre è iniziata la corsa per raggiungere 500 mila firme, entro il 30 settembre, a favore del referendum sulla depenalizzazione dell’uso della cannabis.
Il quesito è stato depositato presso la Corte di Cassazione e mira a intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative.
Il quesito referendario riferito al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al d.P.R. 309/1990 propone:
depenalizzare la condotta di coltivazione di qualsiasi sostanza* intervenendo sulla disposizione di cui all’art. 73, comma 1, e di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis, con eccezione della associazione finalizzata al traffico illecito di cui all’art. 74, intervenendo sul 73, comma 4.
Sul piano amministrativo, infine, il quesito propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa, intervenendo sull’art. 75, comma 1, lettera a).
*si mantengono le condotte di detenzione, produzione e fabbricazione di tutte le sostanze che possono essere applicate per le condotte diverse dall’uso personale.
In Italia sono circa 6 milioni i consumatori di cannabis. Molti tra i quali pazienti lasciati soli nell’impossibilità di ricevere la terapia, nonostante la regolare prescrizione. Le possibilità che hanno queste persone sono quella di finanziare il mercato criminale nelle piazze di spaccio o coltivare cannabis a casa rischiando fino a 6 anni di carcere.
È giunta l’ora di ampliare le vedute e regolamentare ciò che avviene da anni nel nostro e in moltissimi altri paesi. Attualmente è possibile anche firmare online cliccando qui.
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