Viviamo nella società del desiderio, dove ciò che compriamo non è ciò di cui abbiamo strettamente bisogno, ma è qualcosa che vogliamo, che desideriamo appunto, un più “innecessario”. Oggigiorno un’azienda non può dunque limitarsi a vendere il suo prodotto, ma, nella serpeggiante competizione con gli altri marchi, deve essere capace di vendere un’emozione. Ecco dunque che l’emozione regna sovrana. Che cos’è l’intelligenza emotiva e quali sono i metodi per allenarla?
Che cosa è cambiato? Perché nel corso dei secoli l’emozione è sempre stata svalutata a favore della ragione e ora invece si erge come elemento ineludibile non solo a livello sentimentale ma anche a livello lavorativo?
La storia
Per quanto nella tradizione abbiano sempre giocato un ruolo di secondo piano, se non peggio, le emozioni nell’Atene del V secolo rivestivano una carica diversa. Non avevano il primato sulla ragione ma nemmeno venivano considerate come un’orribile piaga del genere umano.
Razionalità e Irascibilità
Nel Fedro di Platone l’anima viene rappresentata dall’immagine del mito della biga alata: l’auriga è simbolo della ragione, il cavallo nero dell’irrazionalità e il cavallo bianco dell’irascibilità.
La parte irascibile dell’anima è quella che nell’eroe omerico spinge per andare in guerra, con lo scopo di affermare se stessa. Questa forza non è né razionale né irrazionale, ma ha a che fare con il nostro valore, con la volontà di affermazione del sé.
Platone affermava che questa parte è sempre alleata della parte razionale: la ragione si preoccupa dell’intero ma non ha forza alcuna, solamente sa calcolare ed è qui che si capisce l’importanza della parte relativa alle emozioni, quella che se si allea con la ragione e l’anima diventa più forte.
Quoziente Intellettivo e Quoziente Emotivo
Duemila anni dopo, questa immagine si incarna oggi nella sinergia fra QI e QE, ovvero nella relazione fra Quoziente Intellettivo e Quoziente Emozionale. Se tradizionalmente alla parte emotiva ed emozionale è stata dedicata poca attenzione, sulla base della convinzione che in ambito lavorativo la razionalità fosse più efficiente e valida delle emozioni, diversi studi dimostrano adesso che durante il percorso professionale di una persona quelle che vengono chiamate “soft skills” hanno più impatto ed efficacia delle hard skills. Questo non significa che le competenze trasversali debbano occupare un unico posto di rilevanza, bensì che si accompagnano e lavorano in sintonia con le competenze tecniche.
Intelligenza Emotiva, per una definizione
I primi studi sull’intelligenza emotiva risalgono al 1990, ad un articolo pubblicato per mano dei ricercatori Salovey e Meyer; il successo e la diffusione del termine si devono però allo studio dello psicologista californiano DanielGoleman e al suo libro Emotional Intelligence del 1995. Dal 1995 ad oggi le ricerche sull’IE si sono ampliate e una valida definizione (che non è mai definitiva!) di QE è stata fornita da Six Seconds, un network globale di supporto socio-emotivo, e recita:
“intelligenza emotiva” significa semplicemente essere più brillante con i sentimenti. Significa mettere insieme la parte razionale e quella emotiva in modo da poter crescere in modo efficace. Le emozioni sono parte della natura umana, sono agenti chimici che aiutano a regolare la nostra mente e il nostro corpo, aiutandoci a far fronte alle complessità di prendere decisioni, interagire con le persone e trovare la nostra strada di vita.
Secondo Six Seconds dunque, l’intelligenza emotiva non è farsi prendere dalle proprie emozioni, non è sopprimerle, ma è avere confidenza con loro, conoscerle, riconoscerle anche in relazione all’altro e saperle gestire in maniera consapevole. In poche parole, “being smarter with feeling”.
Che cosa sono le emozioni?
Nella definizione fornita da Six Seconds, come anche nel nome stesso di “Intelligenza Emotiva” o “Quoziente Emotivo”, un ruolo di rilevanza lo giocano evidentemente le emozioni.
L’oggetto dell’IE sono le emozioni, ma che cosa sono esattamente?
Dal punto di vista biologico
Dal punto di vista biologico, le emozioni sono delle reazioni che i nostri corpi hanno in risposta a degli stimoli. Nello specifico, uno stimolo esterno eccita i nostri sensi e arriva al sistema nervoso centrale, il SNC invia dei segnali al sistema limbico, da qui l’amigdala rilascia nel sangue dei neurotrasmettitori, i quali preparano i nostri corpi a reagire.
Dal punto di vista dell’Intelligenza Emotiva
Dal punto di vista dell’Intelligenza Emotiva, le emozioni sono delleinformazioni. Queste informazioni ci descrivono un’emozione, che sia nostra o del nostro interlocutore, ci dicono che cosa stiamo provando noi, che cosa sta provando chi ci sta di fronte, ci informano sul nostro mondo interiore e sul mondo esterno. Ad esempio, la paura ci informa del fatto che qualcuno o qualcosa cui noi teniamo è in pericolo; la gioia, al contrario, ci informa che abbiamo ottenuto qualcosa che tanto desideravamo.
Allenare la propria Intelligenza Emotiva
Se l’intelligenza emotiva vuol dire essere confidenti con le proprie emozioni, allora lo scopo è migliorare quel lato emotivo con cui si è meno confidenti.
Migliorare se stessi implica in ogni campo un presupposto di allenamento. L’allenamento relativo al QE di ognuno di noi è un esercizio che come risultati porterà una sempre maggior comprensione di noi stessi, una miglior connessione con le emozioni delle altre persone, quindi con l’altro, ma soprattutto ci aiuterà ad avere delle reazioni agli stimoli che non siano automatiche, bensì intenzionali, le quali sono una premessa alla presa di decisioni sempre più efficaci.
Ma in pratica, come si migliora la propria IE? Six Seconds propone un modello tripartito: Self Awareness, Self Management e Self Direction, rispettivamente il cosa, il come e il perché.
Self Awareness
La Self Awareness, o autoconsapevolezza, riprende la definizione di emozioni come informazioni. Essere consapevoli di se stessi significa conoscersi, sapere che cosa si sta provando e che cosa si sta facendo. Vuol dire sapere quali sono i propri punti di forza e quali i punti su cui invece bisogna lavorare, vuol dire sapere che cosa si vuole.
Self Management
Il Self Management indica la capacità di saper gestire se stessi, in questo caso, le proprie emozioni, che, come abbiamo visto, sono reazioni e l’autogestione delle proprie emozioni è un’abilità che, se allenata, permette di reagire in modo intenzionale e non automatico alle situazioni extra-ordinarie.
Self Direction
Self Direction è avere una direzione, un fine, uno scopo. Ascoltarsi, gestirsi e poi agire con un obiettivo in mente. L’obbiettivo è la motivazione che spinge l’uomo ad una migliore performance, proprio per raggiungere ciò che vuole ottenere (in ambito relazionale sia intra-personale sia inter-personale). Motivazione, tenacia ed efficacia aiutano al raggiungimento dell’emozione gioia e il tutto diventa più facile con una direction.
Conclusione
Capire il messaggio che ci arriva dalle emozioni è importante tanto in ambito personale quanto in ambito lavorativo.
Il modello triadico di Six Seconds non è da intendere come una lista, bensì come un cerchio: con la metafora del cerchio si vuole sottolineare come non ci sia in realtà un punto di partenza e come queste tre fasi non siano una sequenziale all’altra, ma una funzionale all’altra e lo sono nell’ordine in cui ciascuno di noi si ritrova in un determinato periodo del suo percorso.
L’intelligenza emotiva ci fa capire quale punto si può migliorare, di che cosa abbisogniamo in un certo momento, ci aiuta a capire gli altri, a entrare in sintonia con l’altro e quindi a creare un ambiente più sereno, base necessaria non solo per la nostra vita come agenti privati ma anche per un miglior clima lavorativo, tanto internamente al team quanto in relazione con il mondo esterno.
Andrea Tattanelli, Silvia Tonti, Gianluca Romani in Webinar “6 secondi che fanno la differenza: l’Intelligenza Emotiva per la vita e per il lavoro” organizzato dal Career Advice (6/05/2021)