Nel vocabolario Treccani si trova, tra le varie accezioni del verbo sentire, anche la seguente:
Avvertire le conseguenze, gli effetti di qualche cosa, risentirne (…) sente il minimo cambiamento di temperatura; si vede che sente il tempo, che risente della variazione delle condizioni atmosferiche; senti la primavera?, scherz. o iron., a chi si mostra più vispo o più irrequieto del solito. Anche di animali, di piante e d’altre cose (…)”.
È quindi risaputo, e non da breve tempo, che il tempo e le condizioni atmosferiche determinano in qualche modo il comportamento degli individui, senza, ovviamente, una scelta volontaria da parte di questi.
Ma come accade questa interazione tra fenomeno fisico e stato d’animo intangibile?
Innanzitutto, si distinguono gli effetti del tempo sulla psiche umana in due modalità: da un lato si ha il presentarsi di una sindrome vera e propria, detta meteoropatia, dall’altro si ha una più generale influenza del meteo sugli individui e sui loro comportamenti che non li coinvolge a livello fisico con diversi tipi di malessere, ma solamente nel cosiddetto “umore”.
La meteoropatia è definita nell’enciclopedia Treccani come
Disturbo connesso con fenomeni meteorologici. Le m. possono essere legate a variazioni meteorologiche semplici o complesse. Tra le prime figurano le variazioni di temperatura (per es. colpo di calore, assideramento), pressione (mal di montagna ecc.), umidità (fra le altre, le malattie reumatiche). Alle seconde sono dovute le sindromi legate all’azione patogena dei venti (per es. sindrome del Föhn) e ai periodi pretemporaleschi (agitazione, irritabilità ecc.).
Chi ne soffre, infatti, presenta diversi sintomi psicopatologici (cioè che scaturiscono da turbamenti della psiche) come ad esempio difficoltà di respirazione, ansia, cali repentini dell’ umore, insofferenza, irritabilità, indifferenza e, spesso, i famigerati mal di testa.
In genere si tratta di fasi transitorie, destinate a diminuire e poi scomparire man mano che l’organismo soggetto si adatta alla condizione metereologica presente, ma si ricordi che non dipende solo dalla mancanza o no di luce del sole: i meteoropatici avvertono fortemente le variazioni di altri fattori naturali come pressione, temperatura, umidità e non di rado il cosiddetto “cambio di stagione”.
Il tempo influisce anche sui non-metereopatici
Al di là dei soggetti che mostrano sintomi psicofisici legati a questi cambiamenti metereologici, diversi studi hanno ampiamente dimostrato che il tempo è in grado di influenzare le attitudini comportamentali di intere popolazioni solamente al variare della propria temperatura. Così le università statunitensi di Berkeley e Princeton hanno potuto concludere, dopo aver esaminato più di cinquanta studi realizzati in diversi ambiti, che dovunque sul pianeta e da tempo immemorabile “l’innalzamento della temperatura ha indotto un aumento di aggressività e conflitti su tutti i fronti: violenze domestiche, aggressioni, stupri, omicidi (…) scontri tra gruppi e instabilità politica”. E ancora, un ulteriore incremento delle temperature di soli 2° C potrebbe portare i crimini ad aumentare del 15% e i conflitti tra schieramenti opposti del 50%.
Trevor Harley nel suo libro Psychology of Weather ha portato all’attenzione dei lettori il legame tra alte temperature e incremento dell’aggressività negli individui. Negli Stati Uniti, infatti, i crimini di tipo violento, come aggressione, rapina, omicidio e stupro, aumentano di numero nelle giornate calde ed è quindi più semplice comprendere il motivo per il quale negli stati meridionali, più caldi, siano più diffusi i crimini violenti di quelli non caratterizzati da un maggior tasso di aggressività. Simili risultati sono osservabili anche in altri Stati in cui la variazione di temperatura subisce grossi sbalzi tra nord e sud: Francia, Italia e Spagna sono tra questi.
Il caldo aumenta la discordia e la violenza
Un caso interessante è quello delle regioni tropicali soggette a El Niño e a La Niña: questi fenomeni climatici periodici provocano l’uno il
Non è una coincidenza che durante il periodo di “permanenza” di El Niño i conflitti civili si verifichino con il doppio della probabilità rispetto alla sua controparte femminile. Tra queste probabilità vi sono sicuramente la maggiore disponibilità di uscire durante i periodi caldi che non in quelli freddi, il che aumenta di conseguenza le occasioni in cui possono nascere contrasti. Inoltre, le spiacevoli condizioni provocate dal caldo umido possono incoraggiare malessere e irritabilità. Il calore rende poi le persone più propense all’azione.
Un’altra ricerca attuata a Dallas ha invece reso evidente l’andamento curvilineo dal rapporto tra temperatura e violenza: si è visto come le aggressioni aumentino all’aumentare della temperatura fino ai 30°, dopodiché il tasso di aggressività scende, come se oltre una certa temperatura, troppo alta, gli individui non avessero alcuna forza di agire. Quest’andamento diventa invece lineare se si considera il succedersi di giorno e notte: la violenza aumenta intorno alle ore più miti della notte.
Che il tempo e il comportamento umano così come la psiche siano legati inconsapevolmente tra loro è quindi un dato reale, osservabile. Ciò avviene per natura e da centinaia di anni, perché così come il corpo umano si è sempre adattato alle condizioni atmosferiche del luogo in cui si è ritrovato a vivere, modificando le proprie caratteristiche per renderle più utili alla sopravvivenza, così anche la mente dell’individuo è soggetta, inevitabilmente, a simili cambiamenti. Se è risaputo che gli eventi esterni determinano l’umore di una persona, perché non riconoscere che anche il più grande e incontrollabile evento esterno, la Natura, può influire sulla propria mente?
Roberto Mammì, Il caldo aumenta la violenza?, Focus D&R Domande e Risposte, 2019, p. 73
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