A fine luglio, nel suo consueto comunicato trimestrale rivolto agli investitori, Netflix ha annunciato di trovarsi “alle prime fasi di una prossima espansione nel mondo dei videogiochi”. La notizia era tuttavia già stata anticipata dai media americani e internazionali con una certa sicurezza. Di recente Netflix ha iniziato ad allestire un apposito ramo aziendale che si occuperà di sviluppare videogiochi da pubblicare sulla piattaforma.
Inoltre, l’azienda si trova in una fase di passaggio piuttosto delicata, e da diverso tempo sta sperimentando soluzioni che le consentano di fronteggiare l’aumento della concorrenza e continuare ad attrarre nuovi abbonati.
Stando ad alcune fonti interne citate dai giornali americani, Netflix avrebbe intenzione di offrire videogiochi sulla sua piattaforma già a partire dal prossimo anno. Per il momento gli utenti potranno fruirne senza sovrapprezzo, cioè mantenendo il normale abbonamento che include l’intero catalogo di film e serie tv. Si tratta comunque di una strategia che – se funzionante – potrebbe non solo sfruttare appieno il valore dei contenuti prodotti da Netflix, ma anche rivelarsi una fruttuosa fonte di introiti per diversi motivi.
Convincere gli abbonati
L’ultimo anno e mezzo è stato piuttosto particolare per Netflix. Dopo un primo prodigioso aumento di abbonati agevolato dalla pandemia e dalla reclusione forzata, la crescita dell’azienda ha subìto un brusco rallentamento. Tra aprile e giugno del 2021 l’azienda ha guadagnato 1,5 milioni di nuovi utenti paganti, cioè un 85% in meno rispetto ai 10,1 milioni registrati l’anno precedente nello stesso periodo. Se in parallelo si considera la crescita delle piattaforme concorrenti – specie di Disney Plus – nel giro di cinque anni Netflix potrebbe perdere il primato di servizio streaming con più abbonati al mondo.
Finora, nei suoi periodici comunicati, l’azienda ha attribuito la causa di questa decrescita alla pandemia, che avrebbe rallentato i ritmi produttivi e provocato una carenza di nuovi contenuti da offrire. È però abbastanza evidente che Netflix stia cercando nuove strade per smarcarsi dalla concorrenza diretta delle altre piattaforme. Se necessario, anche venendo meno alla premessa iniziale di voler focalizzarsi solo sulla produzione e offerta di film e serie tv.
La nuova strategia di Netflix è piuttosto chiara: fare in modo che gli utenti non guardino soltanto i suoi contenuti, ma ne restino coinvolti il più a lungo possibile. Per farlo, l’azienda ha iniziato recentemente a investire anche in mercati diversi da quello dello streaming. In primavera Netflix è entrata nel mondo dell’alta moda con una collezione di abiti di lusso ispirati alla miniserie sullo stilista americano Halston; poco più tardi ha aperto Netflix Shop, un negozio online che vende oggetti di design legati ai marchi delle sue serie più famose, come Lupin e La casa di carta. I videogiochi potrebbero però rivelarsi una risorsa ancora più vantaggiosa. Non solo potrebbero incentivare gli utenti a passare più tempo sulla piattaforma, convincendoli a mantenere il proprio abbonamento, ma avrebbero anche la giusta attrattiva per guadagnarne di nuovi.
La crescita dei videogiochi
Per Hollywood i videogiochi stanno diventando una risorsa sempre più importante. Per farla molto semplice, si tratta del ramo che sta crescendo più velocemente nel mercato dell’intrattenimento, con entrate che superano nettamente quelle di cinema e musica messi insieme. Nel 2020 – aiutato anche dalla pandemia – il settore ha ricavato 167,9 miliardi di dollari dalle vendite globali di videogiochi di qualsiasi genere; e secondo alcune stime questa cifra dovrebbe raddoppiare entro il 2026. Legare un film o una serie tv al titolo di un videogioco può quindi rivelarsi parecchio proficuo.
Il dato più significativo, però, è che dietro questa crescita ci sia un target di acquirenti molto giovane. Secondo il Digital Media Trends Report stilato ogni anno da Deloitte, giocare ai videogiochi è l’attività di intrattenimento preferita dal 26% dei ragazzi tra i 14 e i 24 anni. Di questi, il 46% dice di avere spostato sui videogiochi il tempo che prima dedicava ad ascoltare musica, usare i social media e guardare la tv.
Non è quindi un caso che Netflix abbia finora citato come suoi concorrenti principali videogiochi molto famosi come Fortnite, più che HBO o Disney Plus. Il suo obiettivo, insomma, è fare in modo che il target più giovane – e perciò più ghiotto per il suo futuro – continui a giocare ai videogiochi, ma lo faccia sulla sua piattaforma.
L’azienda ha cominciato da qualche tempo a muovere i primi passi in questa direzione. Inizialmente ha stretto accordi con alcuni produttori del settore, per creare videogiochi tratti dai suoi film o serie tv, come Stranger Things. In seguito si è attivata per sviluppare episodi speciali interattivi, tra cui il famoso Black Mirror: Bandersnatch. Il punto, infatti, è rendere gli spettatori sempre meno passivi e dare loro la sensazione di avere in mano le redini dei contenuti che guardano.
È una strategia che funzionerà?
L’impressione è che Netflix voglia fare in modo che i videogiochi diventino una componente molto solida della sua offerta. Perciò ha di recente affidato a Mike Verdu, dirigente con un’esperienza trentennale nel settore, il ruolo di vicepresidente del ramo aziendale che si occuperà di sviluppare videogiochi.
Il punto di forza di questa strategia sarà pubblicare i videogiochi sulla piattaforma – principalmente da dispositivi mobili, si suppone – senza alcun sovrapprezzo. Anche i titoli avranno comunque una certa importanza. Netflix dispone infatti di un buon numero di produzioni originali – si pensi a La Casa di carta, The Umbrella Academy o Sweet Tooth – che si prestano bene a essere trasformate in videogiochi. È molto probabile poi che l’azienda offra anche videogiochi indipendenti, acquistati in esclusiva da sviluppatori esterni e non per forza legati alle sue serie tv.
C’è tuttavia qualche dubbio sul fatto che l’operazione possa riuscire. Il mercato dei videogiochi è estremamente competitivo e i suoi fruitori richiedono ormai standard molto alti. Ma soprattutto, altre grandi aziende di tecnologia – come Apple, Google e Amazon – hanno già provato a fare lo stesso con scarsi risultati.
A chi si è chiesto se questo non fosse un passo troppo azzardato, considerando la sua inesperienza nel settore dei videogiochi, Netflix ha dato ragione. L’azienda è consapevole di sapere ancora poco e niente su come si sviluppino e offrano videogiochi, ma non sembra scoraggiata. D’altronde, ha detto, anche quando nel 2011 approvò il progetto di House of Cards non aveva idea di come si producesse una serie tv. Eppure, da quel momento, tutto ha funzionato molto, molto bene.