Lavorare solo quattro giorni alla settimana, è davvero possibile? Significherebbe lavorare meno giorni alla settimana, garantendo comunque un livello alto di ricchezza e di efficienza produttiva. Oppure svalutare la resa finale del lavoro, sacrificando qualità e precisione?
Analizzare da vicino il fenomeno non è di certo semplice. Coglierne i passaggi chiave però potrebbe essere un buon punto da cui ripartire. Per riorganizzare la propria giornata, considerando il tempo una risorsa tanta preziosa, quanto sempre più scarsa.
Lavorare solo quattro giorni alla settimana
Nel 1870 un operaio, in Europa, lavorava circa 67,6 ore a settimana, ovvero più di nove ore al giorno. Dal lunedì alla domenica. Al tempo non c’erano televisioni, internet, smartphone e mezzi di trasporto. L’automobile non era stata ancora inventata. La gente, per la maggior parte, viveva in piccoli appartamenti con diversi luoghi comune, senza elettricità e acqua corrente.
Oggi invece un impiegato a tempo pieno ha un orario di lavoro completamente diverso, che prevede circa 41 ore a settimana. Anche comfort e stile di vita hanno subito un’evoluzione: oggi abbiamo tv, internet, elettricità, acqua corrente, apparecchi digitali. Analizzando il fenomeno da un punto di vista storico, la storia del progresso economico sembrerebbe sostanzialmente il racconto di una riduzione di orari lavorativi. Lavorare solo quattro giorni nell’arco di una settimana potrebbe essere la sperimentazione del futuro, ciò verso il quale il dibattito pubblico dovrebbe tendere.
Lavorare solo quattro giorni alla settimana: la polemica
È l’agosto del 2019. Testate nazionali e internazionali riportano in prima pagina la proposta della ministra finlandese Sanna Marin di ridurre l’orario lavorativo. Si tratta di un cambio di rotta epocale: lavorare solo quattro giorni alla settimana, per sei ore al giorno. La notizia è però poi risultata falsa. Quella di Marin era solo una proposta, effettuata durante le celebrazioni per il 120esimo anniversario dalla fondazione del partito. Il tutto prima di essere nominata leader del partito e salire al governo. L’idea andava considerata non come un obiettivo concreto nel breve termine. Bensì un orizzonte futuro, sul quale il partito avrebbe investito e puntato.
Lavorare solo quattro giorni, tra storia e sindacalismo
Da almeno due secoli la sinistra mondiale ed europea si batte per la riduzione del tempo che si dedica la lavoro. Robert Owen, ad esempio, industriale e filantropo gallasse, all’inizio del 1800 conia il motto “otto ore di lavoro, otto ore di svago, otto ore di sonno”. I primi sindacalisti, tra cui Owen, si battono contro un orario di lavoro che all’inizio dell’epoca industriale poteva arrivare a 16 ore al giorno per sei giorni a settimana.
All’inizio del Novecento le idee erano oramai la base della legislazione del lavoro in Europa e Nord America. In Italia, le otto ore di lavoro vengono regolamentate nel 1922. Nel dopoguerra le richieste si spostano sull’aumento dei salari, ma sulla riduzione dell’orario di lavoro non si parla più. Bisognerà aspettare gli anni Ottanta, quando i socialisti francesi, parlano di settimana lavorativa a 35 ore. La riforma viene approvata solo nel 2000.
Eccezione francese, necessità di un cambiamento
Con l’eccezione della Francia, il massimo nazionale di ore lavorative fissato per legge non è cambiato significativamente negli ultimi decenni. In generale si è arrivati a una riduzione graduale del totale delle ore. Ma alla base manca la riflessione culturale profonda che alimentava lo scorso secolo. Il cambiamento se avviene non è mai causato da riflessioni volte a costruire un bilanciamento. Di vita sociale, lavorativa e passionale.
Vige più il concetto dell’essere produttivo a tutti a costi. Dell’ essere sempre impegnato, trasformando il sudore in proficuo. Per otto o più ore al giorno, portandosi delle volte il lavoro e i pensieri a casa. Tutto questo genera un sovraccarico di stress, che allontana il concetto di benessere all’interno della routine di ognuno.
La prospettiva di cambiamento paradigmatico in ambito lavorativo è qualcosa quindi di assolutamente necessario. Lavorare solo quattro giorni alla settimana potrebbe essere la soluzione, se valutata e inserita in un cambio di rotta culturale. L’aumento della qualità di vita, del benessere e dello stato di salute del lavoratore, risulterà essere solo una prima delle tante conseguenze positiva. Manca ora solo uno spazio capace di trasformare questo, di nuovo, in un tema politico. In grado di mobilitare e produrre un cambiamento concreto.