Big Brother is watching you
Il mondo raccontato nel romanzo di Orwell 1984 sembra così lontano ma in realtà è molto attuale. Ormai viviamo in una società sempre più veloce e tecnologica, abbiamo gli occhi costantemente puntati addosso, trascorriamo tantissimo tempo sui social network e ultimamente Tik Tok è quello che sta spopolando tra i millennials.
Come funziona Tik Tok?
Tik Tok permette agli utenti di creare dei video che durano da un minimo di quindici secondi a un massimo di sessanta e, inoltre, consente di aggiungere suoni, canzoni o filtri attraverso un’opzione con cui si può registrare anche un audio o un breve filmato della propria reazione mentre la clip viene visualizzata sul telefono. Esiste anche un’altra funzione, chiamata “duo”, che consente di condividere le videoriprese di due filmati in uno solo. Questa opzione è usata da due persone vicine che si filmano col cellulare di chi gli sta accanto. Tik Tok, quindi, anche se in un breve frangente permette a moltissime persone di esprimere i propri sentimenti, di parlare delle proprie esperienze e della loro vita, a volte anche con sarcasmo.
Tik Tok e il Denim Day
Non è colpa nostra
Questo è lo slogan del Denim Day un movimento molto importante dove le vittime di abusi raccontano la loro storia e quello che hanno subito. Qualcosa di veramente difficile da fare ma allo stesso tempo che fa riflettere su temi che sono, purtroppo, molto attuali. Tantissimi ragazzi su Tik Tok hanno condiviso le loro storie mostrando i vestiti che indossavano durante le molestie; per lo spettatore è un’immagine molto forte, perché quegli abiti spesso strappati o rovinati rendono tutto molto realistico.
In solidarity. EWU Denim Day. We stand against all forms of sexual violence. #ewudenimday #ewuwagecenter #ewudiversityequityandinclusion pic.twitter.com/H013XohBan
— Office for Diversity, Equity & Inclusion (@DiversityEWU) April 28, 2021
Il Denim day nasce negli Stati Uniti dall’associazione Peace Over Violence pur prendendo spunto da un caso di violenza sessuale avvenuto in provincia di Potenza. Nel 1992 un istruttore di guida di quarantacinque anni sposato e con figli, era andato a prendere un’alunna di diciotto anni per una lezione e in quell’occasione ha abusato di lei. La ragazza ha denunciato il suo stupratore ed egli è stato condannato. Nel 1998, però, una sentenza ha ribaltato tutto il processo e la condanna per stupro è stata annullata perché la vittima al momento dello stupro indossava dei jeans aderenti e, secondo la corte, l’uomo non avrebbe potuto sfilare i jeans senza l’aiuto della vittima. A seguito di questa aberrante sentenza si celebra da quindici anni il Denim Day, in cui si chiede a tutti quelli che partecipano di indossare dei jeans.
I video delle vittime di questi abusi sono veramente strazianti e dolorosi, alcuni di loro piangono e altri si rivolgono proprio al loro stupratore mostrando alla telecamera il dito medio; un ragazzo dice “Logan, guarda come hai ridotto i miei vestiti”.
In Italia la prima a parlarne è stata Chiara Ferragni, fiera che i social network vengano utilizzati anche per raccontare queste storie e non solo per selfie, viaggi o balletti. La fashion blogger ha condiviso alcuni video di queste vittime e molti suoi fan le hanno scritto raccontandole le storie degli abusi che hanno vissuto. In un lunghissimo post su Instagram, l’imprenditrice ha scritto le seguenti parole:
Sono rimasta a bocca aperta e con le fitte allo stomaco davanti a questi video così forti, ma ho anche sorriso. Il mondo di Internet e dei social sta in parte cambiando le cose: sta dando voce a un pubblico globale, a persone che prima non avevano nessuno con cui confrontarsi.
L’uso dei mezzi di comunicazione per affrontare argomenti così delicati e difficili può essere utile per riuscire a sensibilizzare più persone possibili. Tuttavia, bisogna anche stare molto attenti perché ogni soggetto vive esperienze simili in modo diverso. Il potere delle immagini sta diventando sempre più forte e, in questo caso, i video insieme ai vestiti indossati durante l’abuso lasciano completamente devastati e con le lacrime agli occhi per quei ragazzi che hanno dovuto attraversare un momento così terribile.
I social network, se utilizzati in maniera intelligente, possono rivelarsi un potente mezzo di comunicazione per sensibilizzare e informare le persone, come ha fatto, ad esempio, una ragazza proprio su Tik Tok: mentre faceva un video sul make up ha denunciato realizzazione in Cina di campi di concentramento per le persone di religione islamica. Ovviamente, le fonti e le informazioni devono essere attendibili e provate, l’unica cosa che sappiamo è che Tik Tok ha subito cancellato il video della ragazza, ma ormai in moltissimi lo avevano già visto.