Una delle più complesse vicende editoriali della contemporaneità lega i racconti di Raymon Carver a Gordon Lish, prima direttore della rivista letteraria «Esquire», poi direttore editoriale di Knopf, grande casa editrice newyorkese. Negli ultimi tempi, la figura dell’editor è uscita allo scoperto anche in Italia; in passato invece veniva relegata nell’ombra dei grandi autori. Qui però si pone un dilemma quasi etico: qual è il limite all’intervento di un editor in un’opera? Certamente non esiste una risposta univoca. Ci sono capolavori che senza un lavoro editoriale non avrebbero mai visto la luce o non avrebbero avuto tanto successo.
Si è creduto che Carver avesse dato vita al minimalismo, “Tendenza letteraria […] caratterizzata dall’attenzione per le vicende quotidiane, delle quali, in una visione pessimistica e negativa, vengono sottolineati il grigiore e la ripetitività, che si riflettono in uno stile generalmente piano e uniforme” (Treccani). La definizione non ci porta per nulla lontano dal modo di scrivere e dagli stilemi ritenuti tipici di Carver. Infatti attraverso questo autore nasce un canone letterario, quasi una moda, improntata all’efficacia, all’asciuttezza, dove un ritmo martellante costruisce finali di grande effetto.
I fatti
Nel 1999 Baricco, inviato da Repubblica, visita la Lilly Library alla quale Gordon Lish aveva venduto tutte le sue carte. Così la storia diventa di dominio pubblico anche in Italia. Lo scrittore “minimalista” per eccellenza non aveva mai scritto quei racconti. Il suo stile esemplificativo, che veniva imitato – e viene ancora imitato – da autori, corsi e scuole di scrittura creativa, non era che un prodotto editoriale creato artificialmente.
Tess Gallagher poi, seconda moglie dell’autore, pubblica la versione originale della raccolta di racconti Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore (1981). Carver, morto nel 1988, non fa in tempo ad assistere. Esce nel 2008 con Principianti, anche se forse il titolo della prima edizione è più azzeccato – era stato scelto da Lish. I documenti dimostrano tagli operati dall’editor fino al 78% nei racconti Il signor Aggiustatutto e la macchinetta del caffè (Che fine hanno fatto tutti in Principianti) e Il bagno (Una cosa piccola ma buona in Principianti).
Provando a mettersi nei panni di Raymond Carver…
Ora immaginate di essere uno scrittore insicuro senza una carriera consolidata alle spalle. Avete pubblicato il vostro primo libro, una raccolta di racconti Vuoi stare zitta per favore?. Avete anni di alcolismo dietro di voi non così lontani. Non pubblicare il prossimo libro potrebbe portarvi a una ricaduta, quando per la prima volta conducete una vita stabile. Avete abbandonato vostra moglie e avete trovato una nuova compagna. Sareste disposti a tutto, pur di vedere pubblicati i vostri racconti. Soprattutto se è Gordon Lish a pubblicaverli, editor che si è occupato di autori del calibro di DeLillo. Per di più un contratto vi vincola a Knopf. In questa situazione Carver scrive a Lish la primavera dal 1980 dichiarazioni di lealtà spassionata:
Cristo santo, non ti far scrupolo di darci sotto con la matita sui racconti se serve a migliorarli; e se c’è qualcuno che può farlo sei solo tu. Voglio che i racconti siano i migliori possibili e che durino nel tempo. Non ho mai immaginato di arricchirmi o di guadagnarmi da vivere scrivendo poesie e racconti. Sai bene che il fatto che Knopf pubblichi un mio libro e che tu sia il mio editor per me è già abbastanza. Quindi dai pure gas e procedi.
Già con l’estate dello stesso anno, le lettere di Carver diventano strazianti, dopo aver visto il massacro della seconda revisione. L’autore inizia a implorarlo almeno di rimandare l’uscita del libro. Alcuni amici scrittori hanno letto da poco la versione originale dei racconti su riviste e dice: “Come faccio a spiegare a questi colleghi quando li vedo, perché li vedrò senz’altro, cosa è successo a un certo racconto nel frattempo quando il libro sarà pubblicato?” e “E adesso ho una gran paura, una paura da morire, lo sento, che se il libro fosse pubblicato nella sua attuale forma revisionata, non riuscirei più a scrivere un altro racconto” fino a “Ti prego, prendi tutte le iniziative necessarie per bloccare la pubblicazione del libro. E, ti prego, cerca di perdonarmi questa rottura”.
Due umanità contrapposte
Carver rileva la presenza di “nessi umani” nella prima revisione, che scompaiono nella seconda. È proprio questa l’impressione che si ha leggendo entrambe le edizioni: sono abitate da due umanità del tutto diverse.
In Di che cosa si parla quando si parla d’amore viene fotografata un’umanità senza possibilità di riscatto nelle azioni più vili, quasi fossero conseguenza della normalità: adulteri e tradimenti, uno stupro fino all’omicidio, una giornata di campeggio indifferente a un cadavere. Da uno stuolo di relazioni distrutte o sull’orlo di incrinarsi, amori perduti si passa alle pulsioni più meschine calate in una quotidianità che potrebbe essere di chiunque. Forse questo è uno degli elementi peggiori: la scomparsa dei nessi causali a favore di una necessità immotivata.
I fatti narrati in Principianti sono gli stessi. Eppure mutano radicalmente: i personaggi si umanizzano, sono inspessiti dai ricordi, talvolta anche nucleo di un intero racconto. Al contrario nella prima edizione la dimensione del ricordo si riduce, anche se non si cancella totalmente. La costruzione di un’identità è più palpabile nella versione originale. Si percepisce come un essere umano arriva a compiere una determinata azione, anche brutale. Prendono forma sfaccettature e sentimenti umani. Quegli uomini e quelle donne di Carver ritrovano una nuova delicatezza, forse connaturata alla fragilità dell’amore. Le vicende si innestano su un’atmosfera diversa, pronta a svanire, che spesso porta all’amarezza. Ma un’atmosfera che esiste.
Due finali a confronto: Una cosa piccola ma buona (Il bagno) e Di’ alle donne che usciamo
Per avere un’idea chiara delle differenze più vistose tra le due edizioni, si possono considerare Una cosa piccola ma buona (Il bagno) e Di’ alle donne che usciamo – titolo che Lish non cambierà. Nel primo Principianti racconta con una grazia per nulla enfatica l’incidente e la morte di Scotty, di otto anni, straziante per i genitori. In Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore abbiamo l’incidente, il bambino misteriosamente in coma; mentre un pasticcere tormenta i genitori con telefonate quasi minatorie, perché non passano a ritirare la torta di compleanno del figlio. Questo è il finale:
La donna parcheggiò nel vialetto. Il cane arrivò di corsa da dietro la casa. Si mise a correre in tondo sul prato. Lei chiuse gli occhi e appoggiò la fronte sul volante. Rimase in ascolto del ticchettio del motore.
Scese dalla macchina ed entrò in casa. Accese le luci e mise su l’acqua per il tè. Aprì una scatoletta e diede da mangiare al cane. Si sedette sul divano con la tazza di tè.
Squillò il telefono.
– Sì – rispose lei. – Pronto? – disse.
– Signora Weiss, – disse una voce maschile.
– Sì, – disse lei. – Sono io la signora Weiss. Si tratta di Scotty?
– Scotty, – disse la voce. – Si tratta di Scotty, – disse la voce – Già riguarda proprio Scotty.
L’originale invece ha il coraggio di affrontare il lutto di un padre e una madre, la loro rabbia e impotenza. Ma si chiude sul gesto di umanità del panettiere, che non potrà cambiare quello che è successo, ma allieverà la pena dei genitori:
– Ecco, sentite che profumo, – disse il pasticcere, spezzando una pagnotta di pane scuso. – Questo pane è un po’ pesante, ma molto nutriente – Anna e Howard lo odorarono, poi lui glielo fece assaggiare. Sapeva di melassa e grano integrale. Continuarono ad ascoltarlo. Mangiarono tutto quello che poterono. Inghiottirono quel pane scuro. Sotto le barriere di luci fluorescenti sembrava giorno. Rimasero lì a parlare fino all’alba, un chiarore pallido e intenso che entrava dalle vetrine, senza che venisse loro in mente di andarsene.
Di’ alle donne che usciamo affronta uno stupro e un omicidio che nell’edizione del 1981 appare quasi estemporaneo. Brutalità del gesto in Principianti è maggiore e più particolareggiata, ma è compiuta da un essere umano disperato. Non termina su un cranio preso a sassate.
Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore:
Bill voleva solo farsi una scopata. O anche solo vederle spogliate. D’altra parte, se non avesse funzionato, a lui stava bene lo stesso.
Non riuscì mai a capire che cosa voleva Jerry. Ma tutto cominciò e finì con un sasso. Jerry usò lo stesso sasso su entrambe le ragazze, prima su quella che si chiamava Sharon e poi su quella che avrebbe dovuto essere di Bill.
Principianti, lo stupro e l’omicidio sono già avvenuti dopo un inseguimento durato pagine:
Poi la testa di Jerry piombò sulla spalla di Bill. Bill sollevò la mano e come se la distanza che ora li separava meritasse perlomeno questo gesto, cominciò a dare all’altro dei colpetti sulla schiena, a carezzarlo, mentre le lacrime gli sgorgavano dagli occhi.
Dal punto di vista di Lish…
Perché Lish ha agito proprio così? E il successo di Carver sarebbe stato lo stesso senza l’intervento di Lish?
Bisogna considerare che la forma iniziale dei racconti non necessitava di editing pesante. Spesso le correzioni dell’editor che riguardano il microediting – la revisione a un livello più di superficiale, sulla lingua e i dettagli – appaiono perfettamente riuscite. Un esempio potrebbe essere il ritorno in Un discorso serio (Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore) del posacenere sul finire del racconto. Abbiamo appena visto la discussione tra due ex-coniugi, che sfocia in un’azione folle di lui nei confronti di lei. Taglia il filo del telefono perché smettano di chiamare.
Lui andandosene, pensa: “Per esempio, le avrebbe spiegato che quel posacenere dell’accidenti in realtà era un piatto, maledizione”. Parla di un posacenere-vassoio presente per gran parte del racconto, che così svolge una funzione quasi da correlativo oggettivo. In Principianti il vassoio viene soltanto descritto, osservando che veniva usato come posacenere. I dialoghi di Lish poi si asciugano, migliorando la loro efficacia. Può essere che Lish abbia intravisto qualcosa che lui stesso come scrittore cercava, ma non riusciva a mettere a fuoco. L’ha enfatizzato e ha spinto in quella direzione, direzione tesa ad andare oltre la secca incisività del realismo statunitense del Novecento. Supera lo “show don’t tell” di un Hemingway o del Salinger dei racconti.
In questo modo i racconti di Carver si tendono in un ritmo incalzante, ma si frammentano rischiando di perdere una visione di insieme. I testi editati da Lish guadagnano velocità e forza, ma qual è il prezzo? Non è possibile sapere se il successo dello scrittore sarebbe stato lo stesso senza queste modifiche radicali. Di sicuro questo modello carveriano ha condizionato il gusto letterario degli ultimi anni. È congeniale all’esigenza sempre più moderna di un “lettore-creativo”. Cosa succede però se questo lettore poi non compie il proprio compito, senza colmare ciò che lo scrittore non dice?
Infine le ripercussioni sull’autore e sulla sua autostima non furono lievi, si legge il suo disagio anche per quanto riguarda i libri successivi. Lì deve fronteggiare un modo di scrivere che non gli appartiene, ma che ormai il pubblico sente suo.
FONTI
Raymond Carver, Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore, Einaudi, 2015
Raymond Carver, Principianti, Einaudi, 2014
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